Saluto

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L'ingresso alla struttura orientale sorge incastonato nella roccia della montagna, il portone in alti e spesse travi verticali blocca la vista e si ricollega lateralmente alla roccia in una sorta di fortezza inespugnabile. Sovrastante il passaggio interdetto c'è una tettoia a due acque molto spioventi e convesse dalla forma tipica dei tetti orientali. I due lumini laterali sono riscaldati da piccole e tenui fiammelle traballanti nel vuoto ululante della bufera, la struttura decorativa arancione è caratterizzata dalle sembianze di un dragone. I colori principali dell'ampio ingresso sono il rosso dei tronchi laterali e bandiere svolazzanti, il verde per le tegole e la foglia d'oro per decorazione e l'unica scritta che riporta 'Tempio Monte Tate'.

Non ho il tempo di analizzare altri dettagli che il portone viene mosso dall'interno aprendoci la strada. Aro si muove automaticamente verso l'ingresso con fare rilassato e disinvolto, se non lo conoscessi molto direi che è a suo agio ma il mio istinto capta una nota di tensione e diffidenza ben celata con compostezza. Mi rendo conto solo ora che il leader è essenzialmente solo e senza alcuna scorta o Guardia. La mia presenza è pressoché irrilevante per la sua sicurezza mentre ci stiamo per infilare dentro alla casa di un alleato sì, ma anche della Guardia di Sulpicia.

In un guizzo preoccupato afferro il suo grande palmo rilassato lungo il fianco, Aro si ferma stupito dal mio gesto. Nella mia mente propongo gli di avventurarmi da sola, un suo rapido cenno di negazione mi informa che ha intenzione di accompagnarmi di persona. Io e il leader passeggiamo lentamente affiancati ma Aro non lascia andare più il mio palmo che rimane volentieri dolcemente stretto tra le sue dita.

Davanti a noi si apre un regolare giardino interno innevato, il vialetto dai ciottoli rotondi è intuibili solo dai dolce avvallamenti del manto nevoso.
Nella zona d'ingresso ci sono alcuni alberi spogli con i rami coperti da uno strato di neve in precario equilibrio. Le piccole gemme pronte a dar vita alle future foglie sono gelate in una capsula trasparente e pura che funge da protezione dalle intemperie.

Il giardino interno è abbracciato da uno stretto porticato rialzato in legno scuro, dello stesso materiale le semplici colonne rotonde e verticali che sorreggono la tettoia convessa in verde scuro. Sotto il portico di passaggio innumerevoli porticine scorrevoli portano verso l'interno degli edifici. Non si tratta di strutture scollegate ma un insieme interconnesso di parti adiacenti con muri e tetti parzialmente condivisi, l'ordine e l'equilibrio è delizioso nello sviluppo su più piani dei diversi edifici. Il complesso non sembra essere stato eretto senza un ordine logico, ammassando edifici adiacenti ma con un progetto iniziale ben definito portato avanti anno dopo anno con calma e cura.

A primo impatto questo giardino abbracciato dal porticato sembra un ingresso accogliente per i visitatori estranei, come se il clan di Tate risiedesse in zone ben più intime del Tempio e questo fosse solo una zona adibita usata per incontrare gli avventori. Ho la sensazione che la nostra vista sia volontariamente limitata da Kaito, come se il vampiro nascondesse qualcosa. L'unica immortale ad accoglierci è un viso noto, Akame è sulla cima dell'ampia scala in rigoroso legno scuro, che conduce al riparato portico orientale.

La ragazza è avvolta da una giacca lunga e scura, un capello rotondo di morbida pelle ha bordatura in pelo ricordando lo stile dei copricapi russi. La treccia nera lucente e ordinata ricade sulla spalla destra raggiungendo quasi i fianchi. Il lemo inferiore della lunga giacca si scosta mosso dal vento, rivelando appena un tessuto setoso e coloratissimo sotto il pesante cappotto. Il kimono è accompagnato da scarpette basse nere e avvolgenti con scollo a V sui piedi.

La ragazza ci osserva in un misto di preoccupazione e dubbio, come se temesse già di conoscere il motivo per cui Aro mi ha portata fin qui da loro. Nel giardino cintiato il vento della bufera è attenuato, i fiocchi cadono gelidi in un roteare delicata che assorbe ogni suono. Il manto candido scricchiola sibilante ad ogni nostro passo, il carrarmato degli scarponi lascia il segno profondo e inconfondibile delle suole.

La Corona del ReDove le storie prendono vita. Scoprilo ora