Smeraldo

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Seguo il corridoio a passo di marcia, le gambe rigide per la rabbia ad ogni falcata, la fronte corrugata e pensieri troppo chiassosi e confusi con emozioni per prestare attenzione al mondo che mi circonda. Apro con foga la porticina i cui cardini cigolano affaticati dal mio impeto, spingo la superficie alle mie spalle e un colpo netto mi crea una certa soddisfazione, come anche afferrare gli occhiali e gettarli a caso mente mi dirigo al baldacchino.

Rimbalzo sulla morbida superficie sedendomi, uso i cuscini di decoro come schienale e mi appallottolo seduta contro la testiera, raggomitolo le gambe imbronciata come una bambina e pianto le dita sulle tempie chiudendo gli occhi. Provo così a rallentare il flusso di pensieri che si rincorrono ripetendosi, misti ad emozioni contrastanti: rabbia, fastidio, stupore, tristezza, amarezza e mortificazione.

Riconosco di aver rischiato molto, di aver agito in modo sciocco e sconsiderato uscendo da sola, di essermi infilata in una situazione molto pericolosa per me. Comunque sia non mi era stato vietato nulla, mai accennato al divieto e Karim non si è preoccupato di avvisarmi che non potevo uscire, anzi mi ha incoraggiata dandomi i soldi. Digrigno i denti pensando a quanto vorrei tirare una frontata sul naso di quel ragazzotto fin troppo solare e spensierato per i miei gusti.

Sono stata molto brava controllandomi perfettamente, questo mi rende molto orgogliosa e soddisfatta, quasi su di giri per aver forse ingranato la marcia iniziando con il piede giusto questo percorso per l'autocontrollo.

Aro mi ha fatto scortare a palazzo e il suo atteggiamento, considerando che non è successo assolutamente nulla, è stato veramente ingiusto e imperdonabile. Ha dato di matto, è andato in escandescenza per un nonnulla. Esattamente come è esploso nel mio bagno, lanciano la spugna, quando gli ho chiesto di dirmi cosa pensasse della mia pericolosa battuta di caccia al limite della legalità.

In un istante poco preciso qualcuno apre la porta, l'istinto mi urla di ringhiare in direzione dell'intruso e, appena riconosco l'avventore, anche il cervello mi consiglia di usare un vocabolario colorito contro di lui. Karim si dirige rigido verso il mio armadio, non mi degna di uno sguardo, è assolutamente arrabbiato e pronto ad attaccarmi a sua volta.

Il giovanotto mingherlino, la pelle dorata e i tratti androgini spalanca le grandi ante barocce. I suoi abiti sartoriali sono scuri e di ottima fattura, dovrebbero cadergli a pennello ma come sempre il ragazzo egiziano è avvolto dalla sua aura di bel dirordine.

Lui inizia a frugare tra i miei vestiti e un sibilo oscuro giunge dal petto esprimendo il mio fastidio.

"Cosa cavolo fai?!" sbotto saltando accucciata sul materasso, punto con odio le parole nella sua direzione.

"Devo requisirti qualunque indumento o oggetto ti permetta di uscire al sole" sbotta voltandosi. Mi lancia uno sguardo tagliente e inviperito, sembra arrabbiato con me "Ordine di Aro, quindi stattene tesoro" poi torna a svolgere la sua mansione pronto però ad una mia potenziale aggressione rabbiosa.

La tensione cresce, i nostri corpi sono tesi e pronti a scattare in un combattimento senza alcun senso. La mia mente lavora come un frullino, non sono certa di star capendo cos'è successo e infine una possibile teoria mi sfiora incuriosendomi.

Aro molto probabilmente ha scoperto da Karim della mia uscita illecita, lui potrebbe aver ricevuto una ramanzina per avermi dato i soldi e non avermi fermata. Se così fosse ora saremmo accumunati dal rancore nei Suoi confronti, oltre che dalla nostra amicizia.

Sono quasi certa che Aro abbia messo nella gabbia i due lupi affamati, così che si distruggano vicendevolmente impedendo un'alleanza successiva. Mi scappa un sorrisetto e mi rilasso improvvisamente perché non intendo abboccare, non intendo mangiare la pedina se questa potesse tornarmi utile un giorno. In un salto balzo giù dal letto diretta alla finestra, mi allontano da Karim per sembrare meno aggressiva e lasciargli spazio.

La Corona del ReDove le storie prendono vita. Scoprilo ora