Autocontrollo

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Pov Aro

Lascio scivolare distrattamente le dita sulla superficie in mogano della mia scrivania, il rotondo e dolce strisciare ritmico e circolare crea una sorta di orologio per i miei pensieri dettando un ritmo preciso con cui muovermi, immagine dopo immagine, per non venir affogato dai miei stessi ragionamenti.

La fronte corrucciata è ingiustamente riservata alla deliziosa riproduzione della Macchina di Anticitera che ho ancora nel mio studio, gli occhi fissano intensamente sugli ingranaggi mentre ripercorro la lontana sera in cui avevo mostrato questo marchingegno alla mia cara Adelaide.

Lei era ancora umana e oramai sono cambiate tante cose tra noi, nella mia esistenza e nella Sua che stento a credere sia passato meno di un anno da quella sera. Sembrano invece passati secoli. Come ultimamente faccio anche troppo spesso torno a preoccuparmi per la mia adorata Regina, da quando Adelaide si è svegliata non riesco a non chiedermi se la ragazza che ho conosciuto esista ancora oppure no.

Riuscirà a vincere la Vampira?

La battuta di caccia di ieri non ha fatto altro che alimentare dubbi e preoccupazioni, per puro caso fortuito Akame era presente al momento giusto e ha deciso di agire per aiutare Adelaide. Mi chiedo se questa azione sia stata eseguita per ingraziarsi nuovamente la mia famiglia, dopo la sua pessima condotta, o se sia stata mossa da sincero desiderio di aiutare Adel.

L'unica cosa certa è che il dono della ragazza orientale è strabiliante ed estremamente pericoloso per me. Solo io devo poter sondare la mente di chi mi circonda, solo io devo poter estrarre informazioni ai giudicati e i miei fratelli si devono fidare della mia parola. Introdurre Akame nei Volturi equivarrebbe ad accantonare le mie abilità, l'antenna trasmittente dagli occhi a mandorla potrebbe proiettare nella mente di chiunque le azioni e le intenzioni dei giudicati, rendendo casa mia un tribunale con un'ampia giuria, equilibrato e fin troppo equo per i miei gusti.

Mi lascio trascinar via da una strana idea tangenziale al discorso, immaginando cosa sarebbe potuto accadere se Akame avesse proiettato la visione di Alice su tutti i presenti durante il confronto con i Cullen. Tutti avrebbero visto la mia caduta, disfatta e probabilmente anche la loro fine, a partire dal mio inglese preferito: Carlisle.

Chissà cosa sarebbe successo?

Indispettito dalla piega del mio ragionare mi muovo appena sulla sedia, come se fossi stato punto e sentissi la necessità di agire per liberarmi da questo fastidio. Interrompo il movimento delicato e orario sulla scrivania iniziando a girare nel verso opposto, come se ciò potesse ribaltare i miei ragionamenti in una direzione positiva e piacevole.

Assaporo il ricordo della visione della battaglia e mi soffermo deliziato sulla previsione di come avrei staccato la testa al buon dottore. Ghigno soddisfatto al piedistallo in granito mentre ripercorro l'elegante balzo e la tecnica di distruzione affinata nei secoli.

La visione della potente e minuta ragazza dai cappelli scuri si incentrava su ben altri dettagli ma sono certo che Caius avrebbe avuto un sorriso radioso e soddisfatto del mio operato, un ghigno carico di odio e desiderio di azione contro quei maledetti succhia-caprioli. Ridacchio con l'umore decisamente più alto ricordando quando Caius ha schernito con questo nomignolo il vampiro dagli occhi dorati.

Carlisle è stato il primo che abbiamo conosciuto della sua... razza. È qualche secolo che medito, di tanto in tanto, se classificarli come una razza diversa dalla mia, inferiore ovviamente, perché mi rifiuto di essere chiamato con lo stesso nome usato per loro.

Ripercorro il mio primo incontro con il buon dottore, il mio stupore e la curiosità erano altissimi come anche l'euforia quando Carlisle ha accettato di essere nostro ospite per un po'. Il mio indagatore interesse si è presto tramutato nel desiderio di farlo cedere, crollare, macchiare dei crimini a cui cede viziosamente ogni immortale, spegnere il suo candore puro.

La Corona del ReDove le storie prendono vita. Scoprilo ora