Mentre lui lavora, io canticchio -Photograph- dei Nickelback e mi aggiro per il laboratorio guardandomi intorno. Tra tutti quelli che vedo ne osservo uno in particolare che ha catturato la mia attenzione, è un àncora con attorcigliata una piuma ed è colorata con macchine di colore diluite con l'acqua. È molto semplice eppure gli unici due oggetti sono stati disegnati con cura e da quello che sembra un indelebile nero dalla punta fine. Il colore è della giusta sfumatura, non troppo carico da coprire il disegno e non troppo diluito da non riuscire a distinguere i vari colori.
"Wow"
Persa nei miei pensieri continuo a guardare l'opera. Noto che Charlie mentre disegna ogni tanto alza lo sguardo, mi osserva e poi sorride.
Riporta lo sguardo sulla tela. "È mio"
Mi giro di nuovo a guardare il disegno e noto la sua firma nell'angolo in basso destra.
Curiosa, chiedo: "Oh, quando lo hai fatto?"
Risponde senza staccare gli occhi dalla sua creazione. "L'ho iniziato a casa mia ieri sera e l'ho finito a scuola poco fa, prima di sentire la tua voce"
Cerco di giustificarmi. "Scusa, non volevo disturbarti, in teoria l'aula dovrebbe essere insonorizzata, ci canta il coro"
"Non credo che il coro di questa scuola canti il genere di canzone che hai fatto tu prima, comunque non preoccuparti. Non mi hai affatto disturbato, anzi, ascoltati è stata una piacevole sorpresa"
Ti rendi conto che non ti accorgi nemmeno se ti fa o no dei complimenti!
Non è colpa mia, lui non dà segnali.
Solo perché è troppo impegnato a disegnare.
Be' non mi interessa.
Certo, certo. L'importante è crederci.
Oh andiamo non dirmi che non ti sei accorta che è lunatico.
Be' in realtà no.
Ma se quando lo abbiamo conosciuto era scontroso e poi è diventato timido e ora mi si avvicina di continuo solo per vedermi diventare dello stesso colore di un peperone.
Magari sono giornate no per lui, tutti abbiamo giornate no.
Va bene, se lo dici tu.
Dammi retta almeno una volta nella tua vita.
"Ho finito" Guardandolo sembra soddisfatto di sé stesso. "Ora, tieni conto che avevo poco tempo e si trattava di un'idea nata ascoltandoti"
Sembra stia cercando di giustificarsi in caso non mi piaccia, sembra agitato. Mi avvicino e quando arrivo da lui mi metto dietro lo sgabello per ammirare la tela davanti a noi.
Senza fiato, chiedo: "Tu sei riuscito a fare tutto questo in un'ora?"
Il disegno è splendido. Sulla tela sono raffigurate delle labbra semichiuse messe di profilo, dalle quali escono delle onde che si trasformano in un pentagramma. Riesco a riconoscere le note, sono le stesse che per sbaglio ho disegnato sul foglio degli orari di Charlie, come fa a ricordarsele? Sotto a tutto in corsivo c'è scritto -DREAM-. Il tutto è colorato nello stesso modo dell'àncora, e cioè con macchie di colore diluite. A differenza dell'altro disegno che aveva i colori tendenti al blu, questo disegno passa dalle labbra rosse alle note viola.
Lacrime calde iniziano a pungermi gli occhi, so che non era questa l'intenzione di Charlie ma non posso fare a meno di pensare a mia madre e mio fratello. Quelle note rappresentano la canzone che stavamo cantando in macchina prima dell'incidente e quelle labbra rosso fuoco sono identiche a quelle di mia madre.
Non riesco più a guardarlo così distolgo lo sguardo. Cerco di andare a prendere il mio zaino per scendere in palestra ad aspettare che suoni la campanella per iniziare a fare ginnastica. Sono ormai sulla porta quando sento una mano prendermi il polso, la presa non è forte ma il solo contatto mi fa urlare dal dolore.
Charlie si preoccupa. "Che succede?"
"Nulla"
Mi volto per lasciare la stanza ma vengo bloccata da un petto duro. Data la differenza d'altezza, dritto davanti al mio naso trovo il suo collo. Emana calore e un profumo fresco che mi fa impazzire. Mentre cerco di riprendermi sento una mano scendere lungo il mio braccio e alzarlo per poi sciogliere il nodo del foulard e mostrare il mio polso ancora nero.
"Oh cazzo ma che hai fatto?"
Sembra...arrabbiato. Perché?
Frettolosa, rispondo: "Sono caduta"
Mi osserva innervosito dalla mia bugia. "Non ci credo"
Spazientita, lascio uscire il mio lato scontroso. "Be' credici perché è vero"
"Si vede benissimo il segno della mano"
Guardandomi bene il livido devo ammettere che ha ragione. Si vedono perfettamente tutte e cinque le dita di mio padre. Decido di rimanere in silenzio non sapendo cosa rispondere, voglio solo sparire.
Dispiaciuto, Charlie mi sussurra: "Perché stavi piangendo? Non ti piace?"
"È molto bello e mi sono emozionata"
Non è del tutto falso, ma neanche del tutto vero. Si tratta di una bugia bianca.
"Le tue non erano lacrime di gioia, me lo hai spiegato tu. Ho subito notato il cambiamento di colore dei tuoi occhi, il disegno ti ha reso triste" Mi maledico per avergli volontariamente confessato uno dei modi in cui capire il mio stato d'animo. Charlie continua a cercare un contatto visivo mentre io continuo ad evitarlo. "Le note a quale canzone appartengono?"
Non ce la faccio più, questa sua stupida insistenza mi sta innervosendo. Ma io mi chiedo, non può semplicemente farsi i fatti suoi? Cosa vuole da me? Non mi conosce. Qualsiasi rapporto si aspetta di instaurare con me non inizierà certo con la spiegazione delle mie ferite o con il racconto della mia famiglia disastrata. La gente quando si vuole conoscere fa domande molto meno importanti. Perché diavolo lui non può essere come tutti gli altri?
Non posso resistere ancora a lungo e non ho certo intenzione di perdere il controllo davanti a lui perché farebbe ulteriori domande scomode. Alzo lo sguardo solo per rendergli chiara l'irritazione che mi sta facendo provare fulminandolo con lo sguardo. Questo sembra non bastare perché non indietreggia e rimane nel mio spazio vitale.
Come un leone in gabbia, inizio a ringhiare e tiro fuori gli artigli. "Perché dovrei rispondere? Chi sei tu per meritare una risposta? Io non ti conosco"
Gli strappo dalle mani il foulard per poi uscire dall'aula alla velocità della luce. Grazie a dio decide di non seguirmi. Non riesco davvero a capire cosa si aspettava, la gente non confessa i propri segreti al primo che gli capita a tiro. So che c'è chi sostiene che parlare con uno sconosciuto risulti più facile ma la situazione è più complicata di così. Perfino lui ieri mi ha detto di farmi gli affari miei perché mi ero lasciata trasportare dalla curiosità. Ora, invece, si aspetta che sia io a parlare per prima? Si sbaglia di grosso.
Ancora abbastanza irritata mi dirigo in palestra ma ricordandomi del polso, avverto il professore, che è anche il coach della squadra di football, che non posso fare lezione. Ovviamente ad un uomo basta dire di avere il ciclo per fargli fare tutto ciò che vuoi così uso questa scusa e ottengo ciò che voglio. Come secondo suo ordine mi siedo sugli spalti ad aspettare che gli altri si cambino.
Nota autrice:
Ecco finito anche il terzo capitolo.
Avete già pensato a delle ipotesi che possano giustificare gli strano comportamenti di Charlie?
Ma sopratutto...che ne pensate di Adam. Non preoccupate, in futuro sarà molto più presente, questa era solo una piccola introduzione nella routine di Mia.
Sinceramente mi sono un po' pentita di non aver messo insieme Adam e Mia ma sono una sostenitrice dell'amicizia tra uomo e donna e l'ho resa una delle relazioni migliori della storia o almeno ci ho provato.
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Seconda Chance - Amore oltre ogni confine
RomanceLe seconde occasioni vengono date quando si commette un errore. Che sia in ambito amoroso, lavorativo o routine di tutti i giorni. Si fanno delle scelte che non sempre sono quelle giuste e una volta che ci rendiamo conto dell'errore, ci pentiamo. N...