Capitolo 43 - ultima parte

28 2 0
                                    

Charlie mi guarda e si preoccupa all'istante, come al solito sarò sbiancata a causa della nausea e delle vertigini. Mi metto una mano sul petto alla disperata ricerca di regolarizzare il mio respiro che si è fatto troppo veloce. Sto ventilando. Inizio a sentire molto caldo ma le mie mani tremano come un malato di Parkinson all'ultimo stadio.

Charlie mi prende il viso tra le mani. "Mia, che succede?"

Devo sedermi e ho bisogno di aria. "È p-panico"

"Oh cazzo...no, no ok. Mia guardami..." Charlie mi sistema su una delle poltrone e si inginocchia davanti a me. Alzo gli occhi e incontro il suo sguardo. Dio, fa così male sapere che Ethan è qui ma non c'è realmente. "Mia, guardami e pensa a noi due, mano nella mano al parco, sdraiati su una tovaglia a mangiare dei panini fatti in casa. Pensa al prato verde, al sole brillante nel cielo, a dei bambini che giocano non troppo lontani da noi, pensa alla sensazione dell'aria fresca sul tuo viso e alla mia mano che stringe la tua" Mi afferra la mano per rendere tutto più reale, proprio come faceva Ethan. "Pensa a noi due su quel prato che parliamo del nostro futuro e poi ci baciamo"

Le sue labbra si posano delicatamente sulle mie.

Trattengo il respiro quindi il mio cuore rallenta e le vertigini spariscono. Ho ancora una leggera nausea ma ho smesso di sudare freddo.

Nonostante il momento sia passato continuo a baciarlo, per sentirmi meglio. Quando ci separiamo lo guardo negli occhi e ammetto di essere commossa dal potere che anche loro hanno su di me. Mi vengono gli occhi lucidi ma non piango perché rovinerei la rivincita con Hilton. Mi sporgo in avanti per lasciare un ultimo bacio sulle labbra di Charlie che poi si alza, mi porge una mano e mi accompagna in un'altra stanza.

Ha tutta l'aria di essere una sala riunioni dato il lungo tavolo in legno scuro, accostato ai lati da sedie di pelle nera e i due schermi dietro le estremità del tavolo.

Charlie mi accompagna verso una porta laterale. "Vieni, stai qui" Dati i vari scaffali che ci sono all'interno, immagino che sia un archivio. "Ti chiamo io, ok?" Annuisco e mi bacia prima di separarsi da me per andare da Edward.

La stanza non è affatto insonorizzata, infatti riesco a sentire molto bene tutto ciò che si stanno dicendo.

"Charlie, figliolo, che bello vederti"

Un brivido di paura mi spinge a fare un passo indietro nonostante lui non sappia della mia presenza. Il mio corpo trema a causa della moltitudine di ricordi che sta cercando di infestarmi la mente. Quell'uomo ha la cattiveria nel sangue.

"Accomodati, c'è anche Matthew per caso?"

Charlie usa un tono particolarmente freddo rispetto a quello del suo interlocutore.

"No, sono spiacente, aveva da fare. Ha sviluppato una certa ossessione in questo periodo e sta cercando in tutti i modi di trovare abbastanza denaro per comprarsi il suo giocattolo preferito. Vuole essere indipendente quindi non vuole nulla da me" Il cuore mi si stringe in una morsa quasi letale all'idea di quello che può star facendo Matthew solo per avermi ancora. Mi si mozza il respiro e mi si chiude lo stomaco. Sento di voler vomitare e piangere allo stesso tempo ma di so di non poterlo fare. "Ad ogni modo, ho una riunione tra poco quindi direi di passare alla firma del contratto" Edward sembra alquanto emozionato. Sento il rumore di un foglio che scivola sulla superficie liscia del tavolo e poi di nuovo la sua voce. "Questo è il documento che attesta il trasferimento delle azioni che appartenevano a tuo padre, a me e che quindi mi garantisce l'intero potere decisionale sulla gestione dell'azienda"

Riesco quasi a percepire il sorriso soddisfatto sulle labbra di quel verme.

Un istante di silenzio viene interrotto dal rumore di un altro foglio che scivola e poi la voce del mio ragazzo. "Prima di non firmare vorrei mostrati questo...è il documento che richiede la tua presenza in tribunale lunedì mattina"

Seconda Chance - Amore oltre ogni confineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora