Capitolo 15 - ultima parte

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"Mia, Mia che succede?"

Sentendomi chiamare, apro gli occhi ma le immagini sono sfocate a causa delle lacrime e i suoni mi arrivano ovattati perché non sono ancora completamente fuori dall'incubo.

Vedo la figura di una persona avvicinarsi e dopo aver sbattuto le palpebre un paio di volte riconosco Charlie che mi guarda preoccupato mentre si inginocchia davanti a me e mi prende il viso tra le mani. Inizio a scuotere la testa perché lui non dovrebbe essere qui, non dovrebbe vedermi in questo stato. Non voglio che mi veda fragile e debole. Provo a guardarlo ma quei suoi occhi mi fanno sprofondare ancora più in basso nel mio abisso di disperazione. Mi alzo e stacco il telefono dalla cassa con violenza per poi prendere velocemente lo zaino da terra e correre fuori dalla scuola. Vado alla fermata e prendo un autobus qualsiasi, non ho nessuna meta in particolare.

Ormai sono ore che continuo a fare lo stesso percorso su questo bus, non riesco a concentrarmi su niente eppure sono assorta in pensieri che non riconosco. È da così tanto tempo che rifletto che in realtà ho solo disconnesso il cervello. Non mi sta passando niente per la testa eppure c'è un casino. So che ho molto su cui riflettere ma le cose sono talmente tante che il mio cervello è andato in tilt e non riesce più ad elaborare nulla. Sento i muscoli indolenziti anche se non ho fatto nulla oggi, credo sia la stanchezza. La testa mi fa male e la sento pesante ma credo sia a causa delle ore di pianto silenzioso fatte su questo bus.

"Signorina è la quinta volta che arriviamo al capolinea, si sente bene?"

Mi giro verso l'autista che naturalmente si è accorto della mia presenza permanente e mi sta guardando leggermente preoccupato.

Raccolgo lo zaino di fretta. "Si, mi scusi. Scendo qui"

Quando scendo mi viene da sorridere perché mi trovo davanti all'entrata del Fairmount Park.

Guardo l'ora e vedo che rimarrà aperto ancora per qualche ora. Entro e inizio a camminare a passo di zombie seguendo il sentiero e mi guardo intorno mentre dagli auricolari esce -High Hopes- dei Kodaline.

È tutto il giorno che ascolto solo loro perché sinceramente ho paura a cambiare canzone.

Mentre cammino vedo che su una panchina in mezzo agli alberi, c'è una coppia di genitori che guardano sorridendo i figli che giocano sul prato di fronte a loro. Non posso fare a meno di pensare che anche noi eravamo così. Continuo a camminare ma poi un grido mi fa voltare.

Una bambina di circa otto anni è caduta a terra e si sta tenendo il ginocchio mentre piange. Il suo viso è buffo, è tutta rossa in viso e lacrime dalle dimensioni abnormi, le solcano il viso accaldato dalla precedente corsa.

Guardo i genitori e vedo che la madre si sta per alzare per andare a controllare come sta la piccola, però viene fermata dal figlio di circa dodici anni che si avvicina alla sorella, si inginocchia davanti a lei e le sorride. Lei lo guarda e smette di piangere, poi gli fa vedere che si è sbucciata il ginocchio e che sta leggermente sanguinando. Lui prende una bottiglia d'acqua e sciacqua la ferita per pulirla dalla terra che c'è vicino e poi dà alla sorella un bacio sulla testa, l'aiuta ad alzarsi e la porta dal padre che la prende in braccio. Solo successivamente, tutti e quattro si alzano per andare via e mi accorgo che la signora è incinta e sorrido al pensiero che quella piccola creatura che sta per nascere si troverà in una bellissima famiglia. Sono sicura che anche loro avranno dei difetti ma sono insieme e uniti. Questo basta.

Continuo a camminare ma poi quando arrivo vicino al nostro gazebo vedo che c'è qualcuno e quel qualcuno è Charlie. È seduto sulla ringhiera e guarda il telefono, se ha dato appuntamento a Stacy al gazebo di Adam giuro che lo uccido. Decido di fare il giro largo.

Seconda Chance - Amore oltre ogni confineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora