Capitolo 44 - seconda parte

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Il respiro di Charlie si mozza. Lo osservo e credo che il suo cuore abbia smesso di battere, il suo sguardo è completamente vacuo e non si muove. "Charlie" Gli metto una mano sulla guancia e lui si risveglia, mi guarda un attimo e poi si scosta per alzarsi. Iniziare a camminare avanti e indietro per il salotto mentre riflette su ciò che gli ho appena rivelato. "Char..."

Vengo interrotta. "Spiegati meglio"

"Nella stanza di mio padre ho trovato un diario nascosto che apparteneva a Ethan. L'ho sfogliato solo un attimo, ho letto solo qualche riga di diverse pagine e ho capito che era il suo diario segreto degli ultimi tre anni della sua vita. Ci sono moltissime cose, scriveva quasi tutti i giorni e allegava foto o articoli di giornale che trovava interessanti. Molte di queste pagine sembrano veri e propri sfoghi" Sfoglio il diario come dimostrazione. "Verso la metà, Ethan dice di aver sentito mio padre parlare con Hilton, che era venuto a cena da noi. Si sono chiusi nello studio di mio padre ma Ethan era curioso e li ha sentiti mentre parlavano della copertura dell'omicidio che doveva sembrare una rapina e hanno fatto il tuo nome"

Un rumore mi fa scattare e vedo Charlie in ginocchio con la testa incassata tra le spalle, il viso distorto dal dolore e per la seconda volta delle lacrime solcano le sue guance. Corro da lui e lo abbraccio, piangendo sulla sua spalla.

"Dieci anni. Dieci anni di sensi di colpa. Dieci anni in cui mi sono irrimediabilmente punito per ciò che pensavo di aver fatto e...non sono stato io" Parla con il viso nascosto tra i miei capelli. Mi stringe come se fossi l'unico contatto con la realtà, come se lui si stesse perdendo e io fossi la sua stella polare.

"Mi dispiace" Il nostro incontro è stato uno scherzo del destino, la mia famiglia ha fatto del male a lui e tutte le conseguenze con me a seguito continuano a ferirlo. "Sono tossica anche per te"

"Che stai dicendo?"

Mi alzo e mi allontano. "Se non fosse stato per mio padre tu avresti dei genitori. Se non fosse stato per me tu non avresti più il peso dell'azienda. Se non fosse stato per me saresti stato più felice e spensierato, avresti sofferto molto meno e...mi dispiace così tanto di averti intossicato fino al punto di farti credere che sia amore"

Mi guarda serio e con tono fermo dice: "Mia, no!" Si avvicina e aggiunge: "Non puoi farlo ancora"

Leggo il panico nei suoi occhi rossi e ancora bagnati. Mi prende viso tra le mani e mi asciuga le lacrime, mi guarda attentamente negli occhi e mi torna in mente il mio sogno.

"Sai, un po' di tempo fa ho sognato che ti presentavo a Ethan" Lo vedo sorridere. "E la notte che abbiamo fatto l'amore per la prima volta ho sognato sia lui che mia mamma. Dicevamo di essere felici che avessi trovato te e sono stati proprio loro a dirmi di cercare qualcosa in camera di mio padre" Continuo a raccontare. "Sono stati loro a portarci alla verità. Mi mancano così tanto. Charlie devi capire che sono anni che lotto contro i demoni del mio passato. Provano a distruggermi ma non mi sono mai piegata, ogni giorno che passava perdevo quota ma ho sempre resistito. Però sapere che i miei demoni hanno fatto del male a te, questo, è riuscito a spezzarmi."

Lo guardo e prima che possa digli che lo amo, prende in ostaggio le mie labbra in un bacio umido e salato a causa delle lacrime di entrambi. Credo di poterlo definire il bacio più triste che ci siamo mai dati perché è pieno di tutto ciò che abbiamo sopportato.

"Non ti preoccupare per me, credo sia un sollievo sapere di non essere responsabile. È ovvio che nonostante gli anni, la ferita si è appena riaperta e fa male, fa maledettamente male ma riuscirò a superarlo se tu sarai con me. E puoi stare tranquilla che non mi importa quanto tempo servirà, se ti spezzi io ti rimetterò a posto"

L'intensità delle emozioni che stiamo provando entrambi mi sta dando alla testa.

"Il diario non parlava solo di te" Abbasso lo sguardo. "Molte pagine raccontano di come mio padre picchiasse mia madre davanti a Ethan mentre lui si assicurava che io non sentissi nulla. Poi dopo aver programmato l'omicidio dei tuoi, mio padre doveva diventare socio insieme a Hilton. Nei suoi programmi, però, non rientrava l'avere una famiglia a carico così ha pagato un camionista per causare l'incidente. Mio fratello lo aveva scoperto e aveva avvertito mia madre che quel giorno ci stava portando via. Io ho fatto fermare la macchina ma il camion sarebbe arrivato comunque"

Mi aggrappo alle sue mani con tutta l forza che ho perché dirlo ad alta voce fa così dannatamente male.

Senza che dica niente, Charlie mi abbraccia finché non capisce che mi sono calmata e mi bacia con una dolcezza tale da riuscire quasi a farmi dimenticare tutto il brutto della vita. Ci separiamo ma prima di poter fare o dire qualsiasi cosa le nostre labbra si reclamano come due calamite. Mi appoggio alle sue spalle e mi sollevo sulle punte per avvicinarmi. Le sue mani mi stringono i fianchi e mi portano più vicino al suo bacino. Le nostre lingue si intrecciano e cercano di scaricare tutta la tensione della giornata. Un gemito di sorpresa esce dalla mia bocca quando sento qualcosa contro la mia intimità che inizia a vibrare.

Ci separiamo e lui risponde a quello che credo sia il suo/mio avvocato. Mentre Charlie parla al telefono torno verso il divano, apro una pagina a caso del diario di Ethan e inizio a leggere.


24 giugno 2007

Stamattina la mamma mi ha svegliato presto per aiutarla a preparare una colazione abbondante dato che io sono il cuoco di casa. L'ho aiutata e abbiamo sfornato di tutto, croissant, biscotti sia al cioccolato che alla Nutella e molto altro. Un paio d'ore più tardi ho svegliato la mia piccola peste per farle vedere cosa avevamo fatto e lei mi ha sorriso felice dato che è sempre affamata soprattutto di dolci. Dopo questa fantastica colazione la mamma ci ha voluto fare una sorpresa. Ci ha fatto mettere i cappotti e ci ha portato fuori città in un negozio di animali. Ha chiesto di scegliere quello che volevamo. Mia ha preso un gattino tutto nero che ha subito chiamato Sooty mentre io ero indeciso, alla fine ho preso un furetto completamente bianco e l'ho chiamato Jack. Dopo averli pagati eravamo in macchina che ringraziavamo la mamma quando Mia ha detto:" Tu bianco e io nero, siamo come lo yin e lo yang, ci completiamo anche se siamo diversi" credo sia la cosa più vera che potesse dire. Non so come una bambina di soli otto anni possa comprendere cose del genere ma io sarò la sua ombra per sempre. Non l'abbandonerò mai.


Sento le lacrime ricomparire ma questa volta insieme ad un sorriso nostalgico al ricordo del mio fratellone di quattordici anni che giocava a fare il pirata mezzo cuoco e che mi chiamava piccola peste. Ricordo perfettamente quella mattinata, era stato tutto perfetto. Avevo ingerito una quantità di zuccheri che credevo mi avrebbero causato le allucinazioni e poi la sorpresa era davvero incredibile. Ricordo anche che alla fine gli animali li abbiamo dovuti riportare al negozio perché la mamma non sapeva di essere allergica. Nel giro di un paio di ore si era graffiata la pelle a furia di grattarsi. Giro pagina per continuare.


Siamo tornati a casa per far conoscere al papà Sooty e Jack ma lui ha preso le gabbie con dentro i nostri nuovi amici, la mamma e se n'è andato in salotto mentre urlava cose molto brutte. Ho capito cosa stava per succedere così ho preso Mia in braccio mentre le baciavo le orecchie, nonostante sia un gesto che le dà fastidio, così che non sentisse. L'ho portata in camera sua e le ho messo le mie cuffie, quelle che mi chiede sempre di farle provare. Dopo averle acceso la musica mi sono messo a ballare con lei, con la differenza che lei ballava a ritmo delle sue canzoni preferite mentre io ballavo sopra le urla di mio padre e le lacrime della mamma. A fine serata i nostri genitori sono venuti a dirci che dovevamo riportare i nostri nuovi amici perché la mamma era allergica e ci ha fatto vedere gli occhi gonfi, il naso rosso e dei graffi che diceva di essersi fatta per il prurito causato dal loro pelo. Mia c'è rimasta male ma le ha creduto, io neanche per un secondo. Io so la verità e prima o poi porrò fine a tutto questo, per la mia piccola peste e la mia mamma.


Rimango interdetta per un attimo ma poi capisco che devo fare i conti con la realtà. La mia infanzia è sempre stata un falso, nulla di ciò che ricordo è vero. Hanno sempre coperto il comportamento di mio padre ma sapere cos'ha dovuto passare Ethan solo per tenermi all'oscuro mi stringe il cuore.

Charlie entra in salotto con ancora il telefono in mano. "Mia, abbiamo l'incontro con l'avvocato giovedì e il processo dovrebbe essere il lunedì dopo"

Con un filo di voce, sussurro: "Ok"

"Lo hai letto?"

Tra i singhiozzi, dico: "Si. Ethan è il mio eroe"

Si siede accanto a me e sorride. "Anche il mio. Ha scoperto la verità per me e non so come ringraziarlo per questo"

"Che ne dici di invitare anche i ragazzi all'incontro?"

Finalmente dimostrerà che i suoi lividi non sono causate da violenze domestiche. So di essere manesca ma loro davvero credono che potrei picchiarlo o che ci riuscirei.

Riprende il telefono. "Va bene. Ora li invito"

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