Capitolo 35 - prima e ultima parte

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Dopo quattro lunghissimi e lentissimi giorni nei quali i miei amici mi sono stati incollati addosso, siamo finalmente al ventinove marzo. Quando apro gli occhi, guardo l'ora. Notando che è ancora presto mi affretto a mettere in atto il mio rituale annuale.

Dopo l'incidente della mamma e di Ethan, mio padre ha preso tutte le loro cose e se le è portate in camera sua che è sempre chiusa a chiave. Quel poco che sono riuscita a recuperare sono alcuni indumenti di mio fratello e la boccetta di profumo di mia mamma.

Sono ormai otto anni che quando arriva questo giorno, prendo una felpa di Ethan e la indosso, poi mi spruzzo il profumo di mia mamma su un polso e mi siedo a terra per cercare di ricordare i nostri momenti felici.

L'unico vero incubo sarebbe dimenticare i piccoli dettagli che rendevano mia madre una mamma e Ethan mio fratello. Tipo i capelli lisci, neri e lunghissimi di mia madre che profumavano sempre e i suoi occhi così limpidi ogni volta che guardava i suoi bambini. Il sorriso di Ethan mentre, nonostante i suoi sedici anni, mi faceva i dispetti come un bambino. Eppure aveva un senso di protezione e responsabilità verso di me che non tutti i fratelli hanno.

Sospiro mentre le immagini dell'incidente mi tornano alla memoria. Nel mio armadio credo di avere ancora Berry, quel maledetto pupazzo che ha distrutto la mia famiglia. Tengo gli occhi chiusi mentre rivango i miei peccati passati fino a quando i loro volti senza vita non mi si parano davanti facendomi sbarrare gli occhi per l'orrore.


Volevo solo vedere.

Non potevi sapere cosa avresti trovato.


Sento le lacrime fredde e mi accorgo di non essermi resa conto di aver iniziato a piangere. Le asciugo ripensando alla promessa fatta a Charlie.

Mi alzo e vado in bagno per una doccia rilassante. Sento mio padre russare ma poco importa. È tornato a comportarsi come se fossi un fantasma e lo preferisco così.

Appena esco mi asciugo e decido cosa mettere. Opto per dei pantaloni lunghi, neri e strappati un po' ovunque, con sopra un top bianco, corto e scollato da coprire con una camicia a quadri bianchi e neri. Ai piedi un paio di All star bianche con delle borchie argento ai lati. Come trucco non esagero perché non mi piace sembrare una barbie. Metto della matita nera nell'occhio, del mascara e un rossetto rosso per avere qualcosa di colorato addosso.

Mi incammino per andare alla fermata e ripenso a questi giorni senza Charlie. Ci siamo sentiti solo la sera con una chiamata giornaliera che però durava almeno un'ora. Non vedo l'ora di poterlo riabbracciare.

I miei amici sono stati molto bravi a tenermi compagnia e a non farmi sentire troppo la mancanza del mio ragazzo. Quando ero da sola, però, non potevo evitare di pensare a lui. Lo immaginavo seduto davanti ad una tela, estraniato dal mondo e con gli occhi che brillano di creatività. Le mani sporche di colore, un'espressione concentrata sul viso e i capelli che lo infastidiscono coprendogli ripetutamente la visuale.

Arrivo al capolinea e saluto Sam che è sorridente come al solito nonostante l'ora. Mi offre il mio sacchetto della colazione e mi fa gli auguri. Rispondo con un sorriso e dal pacchetto invece che tirare fuori la mia solita brioche ci trovo un muffin gigante al cioccolato con su scritto Buon compleanno Dolcezza.

Lo abbraccio e vorrei piangere per quanto è perfetto. Quando mi stacco, mi porge una scatolina.

Sorride. "Per te, auguri ancora"

Guardo il regalo emozionata. "Non dovevi"

"Invece si, dovevo. Dolcezza fai diciott'anni, per alcuni paesi questa è un'età importante. Nancy era metà italiana, lì saresti già maggiorenne, quindi bisogna festeggiare in grande"

Seconda Chance - Amore oltre ogni confineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora