Capitolo 8 - seconda parte

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La lezione finisce e Charlie si è preso una splendida F. Tornato al posto, io e Adam ridevamo come matti per la sua faccia ma non è riuscito a dirci niente perché è suonata la campanella e io e il mio amico siamo usciti in fretta.

All'improvviso sento Charlie urlare il mio nome. "Mia"

Siamo in mezzo al corridoio e non voglio attenzioni tutte per me, quindi mi giro prima che possa urlare ancora.

Mostro uno dei sorrisi più falsi che io abbia mai rifilato a qualcuno. "Dimmi Charlie"

Charlie mi rivolge uno sguardo infuriato. "Ora tu torni in classe e dici al prof che era tutto uno scherzo e mi fai togliere il voto"

Mi alzo sulle punte per essere più vicina al suo viso prima di rispondergli.

"Assolutamente no"

Prima che mi possa allontanare Charlie mi prende il polso e io non posso nascondere dal mio dolore. Vorrei urlare a squarcia gola però mi trattengo mentre i miei occhi iniziano ad offuscarsi a causa delle lacrime.

"Scusa, mi dispiace" Non è la prima volta, questo ragazzo non riesce proprio a capire che non deve toccarmi il polso, anzi, lui non dovrebbe toccarmi in generale. Appoggiandomi una mano sulla schiena mi spinge ad entrare nel bagno dei ragazzi. "Vieni"

Appena varchiamo la porta, mi arriva alle narici l'odore di ciò che i ragazzi hanno fatto in questo posto durante la mattinata e cerco di trattenere un conato di vomito. Non mi sono mai trovata in questa situazione e sinceramente, speravo di non dovermici mai trovare. So che l'essere umano ha dei bisogni ma a volte i ragazzi sono davvero disgustosi. Charlie nota subito il mio malessere e mi struscia sotto il naso il suo polso per poter sostituire quell'ammasso di odori contrastanti e nauseabondi con un aroma muschiato che grazie a dio funziona nel suo intento e riesce a coprire tutti gli altri fetori, almeno in parte.

"Va meglio?"

Annuisco dato che dirgli che potrei sbavare da quanto è buono il suo profumo non mi sembra la risposta più appropriata.

Lo guardo confusa. "Perché siamo nel bagno dei ragazzi?"

Charlie controlla che nei box non ci sia nessuno. "Togli il foulard"

Faccio come mi dice e poi aspetto che torni di fronte a me.

Vedendo il livido, commenta: "È ancora molto scuro"

Provo a nasconderlo dietro la schiena ma lui lo afferra, delicatamente questa volta, e lo porta sotto il getto d'acqua fredda del lavandino. Sobbalzo per la sorpresa mentre il mio corpo viene percorso dai brividi a causa dell'acqua ma non solo, le mani di Charlie sono ancora sul mio polso e me lo stanno massaggiando lentamente. Nonostante la temperatura alla quale sto sottoponendo il livido, sento i nervi sciogliersi e farmi meno male.

Sposto lo sguardo dai suoi occhi alle sue mani ancora sul mio polso e solo adesso mi accorgo di una cosa. La pelle delle sue nocche è di un paio di tonalità più chiare rispetto al suo colore naturale. "Come fai a sapere cosa fare?"

Sono cicatrici, le riconoscerei ovunque, ma la vera domanda è...perché Charlie dovrebbe avere delle cicatrici sulle nocche? Si accorge che lo sto guardando attentamente e si affretta a staccarsi da me.

Prima che possa anche solo pensare di porgli una domanda, raccoglie il suo zaino ed esce dal bagno senza dire nulla. Io rimango immobile con il polso sotto l'acqua e la testa piena di domande alle quali non so se darò mai una risposta.

Il suono della campanella mi distoglie dai miei pensieri, adesso ho letteratura e sono davvero curiosa di sapere dove si sederà Charlie. Mentre continuo a riflettere, arrivo davanti alla porta della classe, sono in ritardo e quindi mi affretto a bussare per chiedere il permesso di entrare e scusarmi. Conoscendo la professoressa, mi fa entrare e accetta le mie scuse senza dire nulla di più.


Dovrebbero farla santa questa.

Hai proprio ragione.


Mi avvio verso il mio banco che si trova in fondo alla classe, come al solito, e vedo che accanto alla mia sedia c'è Charlie. È intento a disegnare sul quaderno di cuoio che ho visto ieri. Prima che possa essere abbastanza vicina da vedere quello che disegna, si accorge della mia presenza. Chiude il libretto con così tanto impeto che il rumore sordo del botto si riverbera in tutta la classe e un paio di teste curiose si girano verso la fonte del rumore.

La lezione passa molto in fretta e io non vado fiera di ammettere che ho passato tutte e due le ore di letteratura a cercare le risposte a tutte le mie domande solo guardando Charlie. So che provare a chiedere sarebbe del tutto inutile e quindi l'ho osservato, soprattutto le mani.


Non c'è molto da capire.

Perché tu cos'hai capito.

Se le è sicuramente fatte picchiando qualcuno.

E come fai a saperlo?

Se avesse sbattuto da qualche parte o preso a pugni un muro le cicatrici non sarebbero così frastagliate ma molto più precise. Se noti bene, le sue non sono dei tagli netti.

Ok, mi piace il tuo ragionamento.

Lo so, è tuo.

Giusto, ma allora mi sorge un'altra domanda.

Già, chi ha picchiato?

Esatto e anche perché. Non sembra un tipo aggressivo.



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