Capitolo 19 - prima parte

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Siamo in macchina da trenta minuti circa e ormai è sera. Sono leggermente preoccupata perché durante tutto il viaggio Charlie è rimasto in silenzio. Grazie al cielo la radio era accesa e quindi io potevo canticchiare qualche canzone. Oltre al silenzio, mi fa preoccupare anche il posto in cui ci troviamo o meglio, in cui mi ha portato.

Ci troviamo in periferia e più precisamente in un parcheggio semi buio. Davanti a noi, si trova un pub con l'insegna luminosa rotta che riporta il nome -Black Poison-. Non è per niente un bel posto, se dovessi descriverlo direi: vecchio, antigienico e poco sicuro dato che ho l'impressione che il tetto possa crollare da un momento all'altro.


Perché diavolo ci ha portate qui?

Non ne ho idea.


Quando sto per chiedere informazioni il mio ragazzo apre la portiera ed esce dall'auto, che molto probabilmente gli ruberanno, e apre il bagagliaio. Decido di farmi coraggio e uscire, vado verso di lui e lo vedo che si issa un borsone sulla spalla destra mentre chiude la macchina.

"Ok, penso di essermi persa un passaggio. Perché diavolo siamo qua? Che posto è? Che c'è nel borsone? Perché sei stato così silenzioso? Perché...Perché..."

Mi interrompo quando il mio cervello va in tilt.

"Ehm...siamo qua perché devi sapere delle cose su di me. Questo è un vecchio pub nel quale di solito vengo una volta a settimana. Nel borsone ci sono dei vestiti che mi serviranno quando saremo dentro e sono stato silenzioso perché ho paura per quello che vedrai"

Lo guardo confusa. "Raccontami tutto perché al momento stai solo spaventando"

"Vengo qui una volta settimana perché nel retro c'è una gabbia esterna nel quale si tengono degli incontri clandestini di box"

Smetto di respirare nel momento in cui registro le sue parole. "Una gabbia?"

Nonostante la marea di domande, riesco a fargli solo questa e non ne capisco il motivo dato che è la più stupida. In realtà voglio davvero sapere se Charlie sarà davvero chiuso in una gabbia con il suo avversario.

"Per rispondere alle tue domande devi entrare con me"

È insicuro, ma nonostante questo mi porge una mano. Senza avere il controllo sul mio corpo, vedo la mia mano accettare la sua.

Entriamo in questo pub abbastanza angusto e il mio povero naso viene sopraffatto dall'odore di superalcolici e fumo. Nessuno dei pochi clienti ha una sigaretta in mano o vicino alle labbra eppure l'odore è forte.

Alcuni mi squadrano e Charlie mi stringe più vicino a sé. "Tranquilla, non ci fermiamo qui"

Credo siano occhiate normali dato che sono l'unica ragazza ma questo non significa che queste attenzioni mi piacciano, anzi, tutto il contrario.

Continuiamo a camminare passando accanto al bancone del bar dove un signore di più o meno cinquantanni ci offre da bere. Credo che si chiami Jim ma non ne sono sicura perché non ha una targhetta con il nome. Quando si è presentato non lo stavo ascoltando. Ero troppo impegnata a stringere la mano di Charlie, dopo che un uomo mi aveva fatto l'occhiolino.

Ora ci troviamo davanti una porta che in alto ha una specie di oblò dal quale si vede fuori. Charlie si affaccia e inizia a cercare qualcuno, apre la porta solo dopo che lo ha trovato e gli ha sorriso. Entriamo in questa stanza o forse sarebbe meglio dire che usciamo, dato che ci troviamo sul retro. Davanti a me, vedo subito l'enorme gabbia metallica alta circa cinque metri per cinque, è tutta arrugginita e sporca di... oh dio ma quello è sangue?


No, questo è solo un incubo. Un incubo orrendo, com'è possibile che Charlie, il mio Charlie, il Charlie artista faccia queste lotte? E in posti come questo? Perché?


Accanto alla gabbia metallica c'è una specie di stanzetta in legno che penso appartenga a chi deve giudicare la lotta. Sinceramente non so come funzionano queste cose, non pensavo che mi sarebbe mai capitato di partecipare. Ci stiamo avvicinando a questa stanza quando sentiamo una voce femminile a me sconosciuta che però fa sorridere Charlie.

"Guarda un po' chi si rivede"

Ci giriamo e vedo una ragazza davvero stupenda avvicinarsi.

Charlie l'abbraccia. "Julie, sono venuto ieri"

Non riesco a staccare gli occhi da lei, è proprio bella. Ha i capelli castano scuro ma se li è schiariti. Di castano è rimasta solo la radice, il resto man mano che si scende è sfumato fino a diventare quasi bianco. Il viso invece è un po' spigoloso ma agghindato con un paio di enormi occhi marroni molto belli e delle labbra a cuore colorate di un rosso intenso. Il fisico invece è slanciato, ha delle gambe chilometriche e le curve nei punti giusti.

Al momento è vestita con un paio di short in jeans e un top bianco che le lascia la pancia scoperta. Il tutto accompagnato con un paio di stivaletti beige molto belli, con un tacco alto ma abbastanza largo da poterci camminare sopra senza problemi.

Nonostante questa sia il tipo di ragazza che vedrei come amica di Katrine non riesco proprio a credere che una creatura tanto bella possa essere un'oca. Il suo sguardo non è né perso né vuoto, ti guarda in modo determinato e sicuro, troppo sicuro per essere la numero quattro. Sento una punta di gelosia nascere dentro di me, anche se sono pienamente consapevole che non posso competere. Soprattutto oggi che indosso i vestiti di Charlie ed ho i capelli che assomigliano ad un nido d'uccelli.

L'amica di Charlie mi guarda e sorride avvicinandosi. "E qui chi abbiamo? Nuova fiamma? Ce l'hai fatta, è sicuramente più bella di...be' non hai mai avuto nessuno ma è comunque la più bella. Piacere, mi chiamo Julie e sono una vecchia amica di Charlie. Non so se si sente ma sono australiana anche io o forse è meglio dire che sono una vera australiana e non come il tuo ragazzo che si spaccia per tale"


Oh.

Questa è davvero l'unica cosa a cui riesci a pensare?

Si.

...


Mi riprendo e arrossisco leggermente. "Ehm...piacere, Mia"

Charlie si sistema il borsone sulla spalla. "Julie, io mi devo cambiare per l'incontro, sarete voi a tenere Mia, ok?"

Julie lo guarda con gli occhi luccicanti. "Certo capo. Oh oh oh...quindi la posso presentare a Derek?"

Mi sento un pupazzo da far conoscere agli altri giocattoli, mi prende la mano e mi avvicina alla stanzetta di legno accanto alla gabbia.

"Certo, ma se quando torno l'avete persa è meglio che abbiate già i biglietti pronti e non per l'Australia, chiaro?"

Julie scoppia a ridere e alza la mano libera per fargli vedere il pollice in su.

Mi imbarazzo quando realizzo ciò che significanole sue parole e poi prima di andare a cambiarsi mi si avvicina per darmi unbacio a fior di labbra. Non mi basta, vorrei approfondirlo, voglio di più cheun soffio. Naturalmente non mi faccio avanti per paura che possa interpretaremale le mie azioni ma lo vorrei tanto. Mi sento confusa e irrequieta, hobisogno di stare tra le sue braccia per sentirmi di nuovo al sicuro. Ho bisognodi sapere che va tutto bene e che mi spiegherà cosa diavolo ci facciamo qui. 

Seconda Chance - Amore oltre ogni confineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora