Capitolo 43 - prima parte

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Non ho dormito molto stanotte, mi sono svegliata presto presa dall'ansia per la giornata. Charlie ed io abbiamo deciso che sarebbe meglio chiudere definitivamente con i problemi della mia vita. Dopo l'incontro con Hilton passeremo a casa mia per recuperare le mie cose. Non dovrò mai più rimettere piede in quella casa né vedere mio padre o dormire con il terrore che Matthew venga a prendermi. Nonostante tutte le rassicurazioni di Charlie continuo a sentirmi d'intralcio. Ci conosciamo e ci amiamo ma non siamo pronti a vivere insieme. È passato troppo poco tempo per fare un passo simile. Devo trovare una soluzione anche se Charlie sembra convinto che vivere insieme sia la soluzione.

Essendomi svegliata presto, mi sono potuta lavare con tutta calma nonostante adorassi l'odore di sesso che mi era rimasto addosso dopo la meravigliosa serata. Sono riuscita a preparare la colazione per il mio fantastico ragazzo che mi ha mostrato il proprio apprezzamento divorandola felice come un bambino la mattina di natale. Adesso siamo in camera che ci prepariamo. Mi incanto a guardare Charlie con addosso un completo due pezzi blu che fa risaltare le pagliuzze chiare dei suoi occhi. Sembra molto più maturo e vestito così mostra una certa sicurezza da uomo d'affari che sa il fatto suo. Si sistema la cravatta allo specchio mantenendo una postura impeccabile, è davvero molto bello. Per me, invece, Charlie ha fatto un gesto enorme che non sono neanche sicura di poter accettare. Guardo i bellissimi vestiti che ho in mano e penso che sia sbagliato che li abbia io. Non posso indossarli, non sarei neanche l'ombra della donna a cui appartenevano.

Dopo aver pulito la cucina, tornando in camera ho trovato sul letto una gonna nera molto elegante e stretta che arriva poco sopra il ginocchio e una camicetta in seta bianco panna. A terra c'erano un paio di bellissime décolleté nere con la suola rossa e il tacco di almeno otto centimetri. So che questo sarebbe il look perfetto dato che dobbiamo entrare in azienda e sono l'accompagnatrice del CEO. So di non potermi presentare in jeans e maglietta ma il problema sta nel fatto che questi vestiti appartenevano alla mamma di Charlie. Sono riuscita ad inquadrarla come donna, tramite i racconti del figlio. Era forte, determinata e di buon cuore.

Io...sono solo io.

"Tranquilla, v-va tutto bene" Probabilmente riesce a leggermi in faccia che la sua insicurezza non mi aiuta così aggiunge: "Sono certo che starai benissimo"

Esce dalla stanza dopo avermi dato un delicatissimo bacio sulla fronte mentre io do un'ultima occhiata dubbiosa ai vestiti per poi indossarli. Sistemo i capelli tenendoli sciolti dato che le onde nere risaltano sulla camicia chiara e poi mi trucco leggermente per non sembrare una bambina al fianco di Charlie.

Devo ammettere che sto davvero bene.

Faccio un respiro a pieni polmoni e scendo trovando il mio bellissimo ragazzo davanti alla porta che mi aspetta con in mano il suo giubbotto in pelle. Quando lo indosso, mi rendo conto che non è suo. È della mia taglia! Mi ha comprato una giacca simile alla sua, che cosa dolce.

Sorrido emozionata e lo ringrazio per aver capito che questo abbigliamento mi mette un po' a disagio. Usciamo e ci facciamo il viaggio in macchina totalmente in ansia e in un religioso silenzio.

Venti minuti dopo ci fermiamo davanti ad un palazzo altissimo che porta, sulla facciata, il nome del mio ragazzo e del mio stupratore. Charlie non dà nessun segno di voler scendere così lo guardo e vedo che ha ancora le mani strette al volante e lo sguardo fisso davanti a sé.

"Andrà tutto bene, amore" Mi schianto una mano sulla bocca vergognandomi per il soprannome che mi è uscito d'impulso. Charlie si gira e mi guarda dolcemente mentre appoggia la testa indietro sul sedile ma senza rilassare il corpo. "Scusa, m-mi è...sfuggito"

Non è il momento adatto per lasciarsi sfuggire cose del genere, dovrei imparare a contare fino a dieci prima di dare aria alla bocca.

"Sei bellissima"

Mi volto verso il palazzo. "E tu sei un bugiardo. Al momento mi sento a dir poco insignificante"

Charlie mi accarezza la guancia e inchioda il suo sguardo nel mio. "Io non mento mai e sei la cosa più importante di tutte"

"Tu sei un uomo fantastico, degno di prendere le decisioni per l'azienda. Saprai dirgliene quattro a quel verme ma non per me. Lo farai perché ha mentito a te e a tuo padre prima di te affinché fosse il vostro prediletto" Cerco di incoraggiarlo, ormai la decisione è presa deve solo entrare. "Lui è un uomo spregevole e ha fatto del male a molte persone. Il nome della tua famiglia non merita di essere associato ad una persona del genere"

Charlie scende dalla macchina e viene ad aprirmi lo sportello. Quando lo richiude rimaniamo un attimo così, io con la schiena contro la portiera e lui di fronte a me con il respiro affannoso.

"Non so se ce la faccio"

È così spaventato che mi ricorda un cervo davanti ai fanali di un'auto in corsa.

Gli stringo la mano. "Non devi farcela, dobbiamo farcela. Siamo insieme"

Quando ci troviamo nell'atrio, Charlie raddrizza la schiena e mette una maschera autoritaria che non fa trapelare nulla. Solo io so come sta perché mi sta stritolando la mano. Ci incamminiamo verso gli ascensori senza dover rendere conto a nessuno, mentre tutti i dipendenti presenti ci guardano stupiti.

So che sanno chi è l'uomo accanto a me, altrimenti ci avrebbero impedito di continuare a camminare ma non capisco lo strano sorriso sulle facce di alcuni. Non è un sorriso cattivo ma quasi familiare, strano.

Saliti in ascensore, andiamo al cinquantaseiesimo piano. Nella cabina siamo soli e Charlie sembra rilassarsi un attimo mentre fa respiri profondi e cerca di fare mente locale. Lo osservo in silenzio perché so che adesso gli serve solo che io sia accanto a lui. Immagino che tornare in un posto simile non sia facile, suo padre doveva venire spesso e le aspettative che incombono su Charlie forse sono più stressanti di quanto immaginassi.

Quando arriviamo, veniamo accolti da una donna molto elegante che non sembra essere molto più grande di noi. Capelli biondi raccolti perfettamente in una lunga coda di cavallo e sorriso impeccabilmente radioso. Ci chiede le giacche mentre guarda insistentemente il mio ragazzo che non la degna di nessun tipo di attenzione. Successivamente Charlie mi porta con sé in quello che immagino sia il vecchio ufficio di suo padre.

Entriamo e rimango a bocca aperta, è stupendo. Molto spazioso, a sinistra si trovano un tavolino, un divano e delle poltrone dall'aspetto comodo ma professionale. A destra una scrivania in legno massiccio con sopra un computer e delle cornici e una libreria piena di tomi. Ciò che ha di più bello, è la vista. Mi avvicino alla vetrata per guardare la mia città natale da così in alto e rimango stupita da quanto possa sembrare molto più affascinante vista da qui. Ci ho vissuto anni interi e col passare del tempo credo di averla sottovalutata quando in realtà nonostante il tempo, rimane splendida.

"Signor Anderson, il signor Hilton è nella hall, mi dica pure quando farlo salire"

Mi volto e vedo la segretaria di prima che si chiude la porta alle spalle uscendo. La paura che ho avuto tutta la mattina si amplifica per mille.


Non puoi farti venire un attacco di panico proprio adesso!

Be' non sono io a decidere di farmelo venire. 

Seconda Chance - Amore oltre ogni confineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora