[Amber’s pov]
Non un singolo suono gli scappò dalle labbra. Guardai come il suo labbro rotto si era arrossato. La sua espressione triste ancora sul volto. Invece si allontanò dal muro, al quale era appoggiato e fece un passo verso la porta, non incontrando il mio sguardo. La sua faccia era come di pietra, non lasciava trasparire niente. Una vecchia maschera che aveva indossato per tanto tempo. Non sapevo come sentirmi, vedendolo comportarsi in quel modo. Non sapevo se fosse perso effettivamente nei suoi pensieri o se stesse provando a chiudermi fuori. Era così facile per lui lasciarmi uscire?
Con il cuore in gola, lo guardai dal mio posto, finché lui non appoggiò la mano sulla maniglia della porta- ancora dandomi le spalle. Guardai i suoi capelli scompigliati, la cui sensazione al mio tocco conoscevo molto bene. Le sue spalle forti. Il modo in cui sembrava appoggiare il peso solo da un lato. Non osai parlare, avendo paura di qualcosa. Del fatto che lui mi dicesse di smettere qualsiasi cosa io stessi provando a fare e lasciarlo stare magari? A cosa stava pensando?
Con i suoi occhi ancora fissi sulla porta; la sua voce rauca si fece sentire. Non uscì né debole né forte, né sicura né insicura. Era insensibile, intorpidita; una linea di fatti detti ad alta voce, senza alcuno speciale interesse né disinteresse; “Magari non mi fido di me stesso.”
Poi finalmente si voltò a guardarmi. Non ero sicura di cosa incontrò il suo sguardo, guardandomi con quegli occhi pensierosi; qualcuno che amava o qualcuno che era già riuscito a chiudere fuori? Guardai il suo volto ferito con un cuore che si stava spezzando anche se non me ne stavo accorgendo. Una parte della mia mente continuava a gridare che le azioni parlavano più delle parole; che mi amava, che almeno mi aveva amato. L’altra parte continuava a sussurrare interrogativi come il perché non me lo avesse ancora detto? Ma era stupido pensarla in quel modo; quello era tutto a causa di quell’idiota di suo padre.
Volevo asciugare le lacrime invisibili che cadevano dai miei occhi, per la mancanza di affetto da parte sua. Per il fatto che mi stesse mostrando la stessa facciata che mostrava agli altri. Aprì furiosamente la porta e uscì, per mia completa incredulità. Non mi guardò una seconda volta. Mi lasciò sola nell’ufficio, mentre l’eco dei suoi passi risuonava nello stretto corridoio.
Rimasi seduta in completo shock- non ero sicura per quanto a lungo. Ma improvvisamente una furia di fiamme si accese nel mio petto; gli occhi verdi erano sembrati così ingiustamente persi. Sentii il mio respiro fermarsi in gola. Non era giusto. Le fiamme mi riempirono ogni vena dal cuore, mentre lo guardavo uscire dalla porta e andare via, ancora e ancora nella mia testa. Ogni volta diventavo sempre più frustrata. I miei occhi si chiusero talmente stretti che sembrava di essere soffocata dall’oscurità. Cosa stava facendo? Perché si stava comportando in modo stupido? Perché era così egoista? Perché era così orgoglioso e testardo? Perché ha lasciato che suo padre gli facesse quello? Non importava- niente importava.
Non ero sicura ma improvvisamente un grido di rabbia mi uscì dalle labbra, mentre mi spingevo in piedi dalla sedia e uscivo dalla stanza. Uscivo a rincorrerlo. La mia vista era appannata. Il corridoio era un grande casino bianco, del quale non riuscivo a vedere i dettagli. Come osava? Non poteva farmi questo. Mi aveva promesso che non mi avrebbe mai fatto qualcosa del genere!
Il fuoco mi stava mangiando viva. Ogni frustrazione, ogni parola, ogni tocco ogni cazzo di battito del cuore per lui. Non poteva buttare tutto via in quel modo- non lo avrei permesso.
Entrai nella lobby, asciugandomi furiosamente gli occhi- felice di non essermi truccata quel giorno. I miei occhi trovarono quelli della ragazza alla reception, mentre un singhiozzo vibrò in me. Strinsi i denti, prima di attraversare l’elegante hall. La coppia che era seduta sul divano, se ne era andata.
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the journal - h.s. [Italian]
Fanfiction"Ti rendi conto che un diario è una cosa molto personale, vero?" la sua voce era roca, bassa e minacciosa. Mi fece indietreggiare, presa dal panico, mentre lui continuava, "quindi la mia domanda è, perché cazzo stai leggendo il mio?"