[Harry's pov]
La mia testa stava cominciando a fare male sul serio. Come se Efesto, il dio greco del fuoco, stesse martellando con il suo cavolo di martello sul mio cranio. Avrei dovuto essere furioso. Avrei dovuto cacciarla subito. Avrei dovuto impazzire, ma non potevo.
Mi sentivo stanco. Così tremendamente stanco di tutte le cose che erano contro di me. Spingendomi sempre di più verso il limite di pazzia- ero stanco di andarci contro. Costantemente mantenermi lontano da quel limite, costantemente lottare. Costantemente.
Stavo meglio lì sdraiato. Tenendo gli occhi chiusi e ricordandomi di come anni fa, correvo con l'aquilone giù dalla collina verde di primavera. Quasi sentivo la brezza fresca tagliarmi le guance, come l'aquilone volava alto sopra di me. Guardavo il motivo dell'aquilone, piegando leggermente la testa a quella vita meravigliosa- era simile a quelle farfalle esotiche che fanno paura ai loro predatori. Ma non avevano lo stesso effetto su di me, al contrario erano fantastiche. Bellissime. Così belle da perdere il fiato. Gli occhi della farfalla mi guardavano anche nell'oscurità creata dai miei occhi chiusi. Ero legato al terreno. Legato dalle mie radici.
Il ricordo era durato un momento e sapevo che erano i suoi occhi. Erano un ricordo di uno dei miei tanti sogni su di lei. Fino ad una settimana fa, quegli occhi erano di uno stranamente familiare blu scuro. Appartenenti alla persona a cui sono stato più legato per il più lungo periodo di tempo- ma mai veramente conosciuto.
I miei pensieri ritornarono alla ragazza nella mia stanza. Dovrà pensare che sono pazzo. Sconfitto. Distrutto. Assolutamente distrutto. Specialmente se aveva letto il mio diario. Volevo contorcermi dalla disperazione ma rimasi fermo e intorpidito. Intorpidito e stanco.
Ero confuso-troppo confuso ormai. Troppo frustrato. Troppo. L'unica cosa che volevo sentire era il suono della sua voce. Come era sembrata stranamente calma- come se sapesse qualcosa che io non sapevo. Si, era rimasta intimidita dal mio sfogo- l'avevo visto nei suoi occhi con ogni passo che avevo fatto verso di lei. Come se i suoi occhi verdi-grigi fossero magnetici e mi avessero avvicinato a lei.
Volevo strapparle il diario dalle mani e... e.
Immediatamente sentii che si era seduta sul letto, accanto a me. Il mio corpo si irrigidì alla sua presenza, al suo 'azzardo di avvicinarsi' dopo che l'avevo fissata come un pazzo. Era a pochi centimetri dal mio fianco sinistro.
"Sono felice di averti trovato."
Le sue parole mi colsero di sorpresa e spalancai gli occhi per guardarla, per accertarmi di non essere diventato pazzo. Ma lei era lì. Con i suoi grandi occhi grigi-verdi contornati perfettamente dalle sue ciglia nere. In quel momento stava guardando l'oggetto nelle sue mani; un oggetto molto prezioso per me. Ma per un'inspiegabile ragione era giusto. L'immagine di lei con quello tra le mani. Se solo sapessi quello che stesse pensando. Sapevo che c'era la possibilità che mi trovasse pazzo. Ma- era ancora qui. E... era felice di avermi trovato?
[Amber's pov]
Osai spostare il mio sguardo sul suo. I miei occhi percorsero il suo corpo, finché non incontrarono i suoi, che mi stavano guardando attentamente. Rimasero un secondo sulla collana che portava al collo; un aeroplanino di carta d'argento. Proprio come il disegno sul diario. Era stato una scoperta insignificante, che aveva creato solo altre domande. Ciò nonostante sorrisi alla vista. Il suo sguardo stava durando troppo a lungo. Come se stesse provando a leggermi come si legge un libro in un'altra lingua. Come se continuare a fissarmi potesse dare alle parole pronunciate un senso. Deja vu della prima volta in cui ci siamo incontrati. Come era seduto là; dall'altra parte del passaggio e sembrava che seguisse ogni mio piccolo movimento. Scrutando il mio volto e le mie mani.
"Perché?"
Solo quella parola. Quelle due sillabe dalla sua bocca, affondarono del mio cuore, come se fosse stato attaccato da del ghiaccio. Il freddo si espanse nel mio cuore, lasciandolo intorpidito dalla sorpresa.
Se questa fosse stata una parola scritta nel suo diario, sarebbe stata scritta velocemente e con forza. Non come il frustrato e disperato 'felice' che mi aveva completamente distrutto. Non questa parola. Il modo in cui l'aveva pronunciata. Il significato che nascondeva. Questa parola starebbe su una pagina bianca. Le lettere sarebbero sfumate e oblique. Come se non riuscisse ad immaginare neanche una ragione- nessuna per cui io dovessi essere felice di averlo trovato. Perché a qualcuno importerebbe. Perché qualcuno potrebbe rivolgere le parole 'felice di averti trovato' a lui. Quella parola mi spezzò il cuore. Non sapeva quanto affascinanti fossero le sue parole? Non sapeva che anima brillante possedesse? Che mente unica e che stupenda visione del mondo avesse?
Guardai i suoi occhi verdi in cerca di una risposta a queste domande- che sapesse quanto fosse speciale e che stesse scherzando. Ma non ne trovai traccia. E poi, qualcosa di indescrivibile accadde. Quando due persone si trovano faccia a faccia e una delle due è molto più saggia o speciale o potente, di solito lo sguardo di chi è meno dotato si sposta. Ma per mia sorpresa, io continuai a fissarlo mentre i suoi occhi cercavano di evadere dai miei, come se lui fosse quello fuori posto. Come se fosse lui quello che dovrebbe spostare lo sguardo. Come se non avesse niente per cui essere fiero.
La forte personalità che avevo incontrato tra le righe del diario apparteneva ad un'altra persona, non a quella che era di fronte a me. Si era chiuso in sé stesso. Nascondendo qualsiasi sua opinione e pensiero. Costruendo un muro. Doveva essere così. Per forza. Loro erano solo una persona dopotutto.
L'istinto di avvicinarmi e semplicemente toccarlo era forte, mentre lui era lì disteso- entrambe le mani dietro la testa, guardando il soffitto a cose che io non potevo né vedere né immaginare. Volevo dirgli che qualsiasi cosa che lo preoccupasse, che sarebbe andato tutto bene. Che non aveva niente da temere, nessuna ragione per cui nascondersi.
Data la posizione delle sue braccia, dietro alla testa, la maglietta bianca si era sollevata leggermente, rivelando la sua pelle abbronzata, proprio sopra i suoi jeans. Nel buio, non riuscivo a leggere le lettere tatuate sulla sua pelle perfetta.
Magari era per l'alcol, magari era solo per stupidità, magari era perche avevo avuto il bisogno di farlo per troppo tempo- ma trattenni il respiro e con una mano lasciai il giornale e la stesi verso di lui.
Avevo promesso a qualcuno che appena mi fossi svegliata, avrei aggiornato, quindi eccomi qui. Sveglia a mezzogiorno perchè sono rimasta sveglia a vedere la partita con mio padre :)
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the journal - h.s. [Italian]
Fanfiction"Ti rendi conto che un diario è una cosa molto personale, vero?" la sua voce era roca, bassa e minacciosa. Mi fece indietreggiare, presa dal panico, mentre lui continuava, "quindi la mia domanda è, perché cazzo stai leggendo il mio?"