21

58.4K 2.2K 188
                                        

“Quindi, stai cercando di dire che… Amber,”  mentre la sua bocca sembrava assaporare il suono del mio nome, mi sentii improvvisamente strana. Il mio eroe dal cuore spezzato stava dicendo il mio nome ad alta voce, “può andare a casa con Perrie e Zayn?”

Jenny annuì, facendosi cadere delle ciocche di capelli sul viso, sembrando volesse dire ‘proprio-quello-che-stavo-dicendo-cazzo’, “Si! grazie Styles. Sei un grande, amico.” Lo indicò e quasi perse l’equilibrio. “Merda. Vado a svegliare Malik.” Si fermò per un secondo, prima di uscire, come se si stesse concentrando sulla ciocca di capelli sulla sua faccia. Incrociando gli occhi la tolse di mezzo. Chiuse gli occhi, dato che l’azione l’aveva ovviamente distratta.

Guardando la sua faccia, la mia mente stava lavorando, cercando di ricordare…

Styles? Non l’avevo già sentito? Ero abbastanza sicura che Jenny l’aveva menzionato prima, e già lì mi era suonato familiare- ma questa volta ero assolutamente sicura di averlo già sentito. Non riuscivo a ricordare quando, però- non in questo stato all’una e mezza di notte. Non quando avevo passato quella che sembrava un’eternità in un mondo surrealista. Un’altra dimensione. Con un ragazzo e la sua bellissima mente. Entrambi la guardammo uscire in corridoio. I suoi capelli rossi vennero illuminati dalla luce. Erano davvero rossi, pensai- ancora- mentre i suoi capelli rimanevano di quel colore brillante anche dopo essersi allontanata.

Non sapevo né cosa fare né cosa dire, ora che eravamo rimasti soli. Ancora sentivo il bisogno di dirglielo- ma non potevo trovare le parole, dopo l’interruzione. Non quando ero ritornata alla realtà e la nostra piccola bolla era scoppiata. E specialmente non quando quel sorriso era ancora fermo sulle sue labbra. I suoi occhi verso il pavimento, come se stesse ricordando un evento passato. Ma non sembravano totalmente in pace. Sembrava stanco. Il modo in cui i suoi ricci si muovevano e la sua mano li spostava- in un riflesso incondizionato. Come il suo sorriso stava svanendo. E io lo stavo fissando.

Velocemente mi voltai e mi alzai, sentendomi in imbarazzo. Merda. La stanza aveva cominciato a girare, dato che mi ero alzata di scatto. Con una mano mi sorressi sul muro, sentendo il freddo attraversare la mia mano. Avevo chiuso gli occhi, sentendomi  ancora stordita, e avevo aspettato che passasse, quando sentii qualcosa di caldo e gentile, afferrarmi il braccio.

I miei occhi si spalancarono, aggiungendo confusione nella mia testa, e guardai dritto nei suoi occhi preoccupati che mi stavano osservando, con la testa leggermente piegata.

“Stai bene?”

Si era spostato sul bordo del letto e la preoccupazione era chiara nel suo corpo- nel modo in cui era seduto, i suoi occhi, anche nel modo in cui le sue forti dita avevano provato a stabilizzarmi. Assicurandosi che fosse in grado di afferrarmi se fossi svenuta.

Annuii vagamente, visto che non ero capace di parlare al momento. Non ero in grado di spiaccicare parola. In parte perché avevo paura di vomitare e in parte perché la sua presa su di me mi aveva immobilizzato e non ero sicura di essere capace di formulare una sola frase con il suo tocco sulla mia pelle. Non quando se ne stava lì seduto con quella maglietta bianca che rivelava una parte dei suoi tatuaggi. Non quando le sue labbra erano ancora schiuse come se si aspettasse un mio sguardo confuso a causa del suo tocco- e fosse pronto a scusarsi. Infine, perché quelle erano le esatte parole che dovevo chiedere a lui. Non il contrario.. Dovevo assicurarmi che fosse tutto a posto. Che andasse tutto bene. Che lui fosse felice. Anche se sapevo la risposta, la domanda sarebbe servita come conversazione, per rompere il ghiaccio. Per farlo parlare. Potrebbe essere un buon modo per cominciare a parlare e per farmi dire se c’ere qualcosa che lo preoccupava- e che avrebbe potuto dirmelo. Se… se avesse voluto. Avrebbe potuto semplicemente anche scuotere la testa e negare tutto. Cosa che probabilmente farebbe. Perché dovrebbe aprire il suo cuore alla ragazza della quale aveva imparato il nome poco prima?

Ricordandomi come il mio silenzio di prima lo avesse fatto dubitare, mi convinsi a sorridergli e rispondere, “Solo un po’ stanca.”

Il sorriso comparve di nuovo sul suo volto, mentre lui annuiva. I suoi capelli castani gli caddero sugli occhi, con quel movimento- avrebbe bisogno di un taglio di capelli.

“Anche io- penso che potrei dormire per un’eternità,” il suo sorriso di sollievo, scomparve con le parole. Lasciando soltanto un lieve sorriso di scuse che continuava a darmi fastidio. Mi infastidiva nel profondo. Le sue parole erano talmente piene di desiderio di scomparire per sempre, che mi lasciò scioccata.

Improvvisamente mi sentii stupida e mi allontanai, sorridendogli casualmente nel processo- in un tentativo di alleggerire la tensione.  Creare una distanza che sapevo essere normale tra due estranei. Cosa stavo facendo? Non conoscevo questo ragazzo. Non conoscevo Harry. Come potevo anche solo pensare di conoscerlo, perché avevo letto il suo diario? Avevo davvero pensato di dirgli come fossi affascinata da lui? Cosa volevo fare? Diventare la sua psicologa? Dargli una pacca sulla spalla e ascoltare i suoi tristi ricordi o qualsiasi cosa stesse perseguitando la sua mente? Salvarlo da sé stesso? Come se lui avrebbe accettato- o si sarebbe lasciato andare in quel modo. Cosa stavo pensando? Rimasi senza fiato, quando il suo caldo tocco lasciò la pelle del mio polso. Lasciando un piacevole formicolio dove i nostri corpi erano entrati in contatto.

Votate e commentate, stupende lettrici ;)

the journal - h.s. [Italian]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora