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[Harry’s pov]

Era così concentrata sulla mia grande mano nella sua; esaminando il piccolo taglio, prima di lasciare che l’acqua ci scorresse sopra. Il sangue misto all’acqua creò delle linee stranamente belle nel lavandino bianco.

“Non sanguinare a morte,” mi guardò nel riflesso, prima di aiutarmi ad asciugare il taglio. I suoi capelli, che aveva raccolto in una coda, le ricadevano sugli occhi, ma lei stava tenendo la mia mano stretta, impedendomi di seguire il mio istinto e rimuoverli. Seguire la sua mandibola con le mie dita fredde. Continuava a guardare la mia mano, che, nel frattempo, provava a far smettere di sanguinare, mentre io non riuscivo a distogliere gli occhi da lei. Occasionalmente i suoi occhi trovavano i miei nello specchio, ma poi sorrideva timida e ritornava a concentrarsi.

Non c’era molto spazio, lì dentro; con le pareti bianche scolorite e la luce fluorescente blu. C’erano due cabine con porte metalliche, piene di graffiti, alla fine della piccola stanza. Non c’era molto di cui vantarsi, ma anche se sembrava terribilmente in rovina, era pulito e onestamente i graffiti le davano un’anima, in un certo senso.

“Ecco fatto, tutto a posto,” mi sorrise orgogliosa, dopo avermi messo il cerotto, ma non lasciò andare la mia mano. L’acqua  fredda era riuscita a far abbassare la temperatura della mia mano di diversi gradi, quindi ora era lei quella con la mano più calda tra di noi.

“Grazie,” mormorai con un sorriso, accecato dalla vista di lei. La osservai, provare a scaldare le mie dita, mentre le farfalle cominciarono a muovere le loro ali delicate nel mio stomaco. Alzò la mia mano ferita e la baciò con un fottutissimo adorabile sorriso, che mi fece sussultare. Dio, la vista delle sue labbra mi fece battere il cuore più forte.

“Credi di essere in grado di suonare a quel concerto?” non avevo capito la sua domanda, la mia mente era troppo concentrata sulle sue labbra, che sembravano più rosee dopo che lei le aveva morse in concentrazione. Potevo ancora sentire l’adrenalina nelle vene dopo aver suonato la chitarra. Aggiungendo il modo in cui era così vicina a me, appoggiata al lavandino- non potevo fermarmi. Dovevo provare ancora quelle labbra.

Non rimase sorpresa affatto, quando mi avvicinai a premetti le mie labbra sulle sue. Dio, persi tutto il controllo quando lei mi avvolse il collo con le sue braccia, in risposta. Il mio cuore stava battendo fuori dal petto, mentre le sue labbra si separarono in un sorriso. Avvicinando il suo corpo al mio, facendomi avvolgere i suoi fianchi con le braccia. La mia pelle stava bruciando e il modo in cui le sue dita fredde vennero in contatto con la pelle del mio collo, era quasi troppo. Ma il fatto era, che con lei non sarebbe mai stato troppo; solo non abbastanza.

Le mie mani si mossero sui suoi fianchi, mentre lei afferrò gentilmente i miei capelli. La sua lingua percorse il mio labbro inferiore e io mi avvicinai ancora di più a lei. Era così morbida e perfetta- ed era tutta mia. Di nessun’altro. Il pensiero mi fece respirare più pesantemente e non potevo controllarlo, quando lei baciò l’angolo della mia bocca. Le mie dita stavano giocando con l’orlo della sua maglietta, prima che le lasciai  scivolare sotto al tessuto. Seguendo la linea proprio sopra ai suoi jeans, potevo sentire come le si formavano dei brividi sulla pelle. Mi fece battere il cuore più forte; baciandomi più profondamente. L’amavo. Amavo vedere come reagisse al mio lieve tocco, come lei non fosse l’unica in grado di spingermi al limite. Mi rendeva così infinitamente pazzo, ma anche io lo facevo con lei.

La tensione cominciò a farsi sentire nel mio stomaco, mentre provavo disperatamente ad aggrapparmi a tutto il mio autocontrollo, che lei stava completamente distruggendo con ogni respiro frenetico. Dovetti aggrapparmi al lavandino, sul quale era appoggiata, per controllarmi. Ma Dio, come sarebbe stato facile sollevarla e far sì che allacciasse le gambe attorno al mio corpo e avvicinarci ancora di più. Sarebbe stato facile appoggiarla al muro. Il suo tocco, la sua pelle. Era troppo travolgente. Un milione di cose mi passarono per la mente, quando lasciai che la mia mano accarezzasse dolcemente il suo stomaco. Il respiro le si fermò. Lei era la più bella seta al tocco e il più esotico mix di impressioni, che svegliavano i miei sensi come mai prima. Era quella melodia irraggiungibile e senza precedenti, che ogni artista voleva trovare. Solo io c’ero riuscito.

Uno sbuffo d’aria le uscì dalle labbra, mentre anche l’altra mia mano, fredda per aver toccato il lavandino, scivolò sotto la sua maglietta. Tenendole i fianchi e baciandola come mai prima. L’ultima volta le sue mani mi avevano catapultato in un uragano di pazzia, facendo quello che in quel momento io stavo facendo a lei. Mi aveva colto di sorpresa; era stata così impaziente che non ero stato in grado di capirlo.

Il leggero sapore di caffè dalle sue labbra bagnate era pura e assoluta estasi. Il modo in cui il suo respiro era più profondo del mio, mi fece sorridere; mi piaceva di più così. Avendo il controllo. Ora era lei sul bordo del tetto di un grattacielo. E mi piaceva saperlo, vederlo nel modo in cui si muoveva e si avvicinava disperatamente. Le sue mani tenevano più stretti i miei capelli, mentre si schiacciava di più contro di me. Lasciai la mia mano, spostarsi sulla sua schiena per avvicinarla, così potevo sentire il suo petto contro al mio. Mi piegai un pochino per baciarla ancora più profondamente e la tensione nel mio stomaco continuò a crescere. Avendo cominciato come un gruppo di farfalle, si erano trasformate in una palla di calore che continuava a sprigionare luce.

“Cazzo,” il suono della sua voce disperata mi fece quasi perdere il controllo, di nuovo, mentre liberai le sue labbra solo per scendere a baciare la sua mandibola e il suo collo. Avevo lasciato la mia lingua passare su un punto debole, quando aveva sussurrato quella parola, facendomi perdere la testa.

Sperimentando, ripetei l’azione, lasciando anche dei baci- proprio sotto alla sua mandibola. Il suo corpo si tese sotto al mio e la sua presa si strinse sulla mia maglietta. Il suo corpo soffriva leggermente, dato che non riusciva a prendere il respiro, “H-harry.”

Il suo cuore stava battendo fuori dal suo petto, contro alla mia maglietta, mentre io continuavo a lavorare su quel punto, che apparentemente era sensibile per lei. Mi piaceva un sacco, cazzo. Vederla completamente perdere il controllo sotto al mio controllo e tocco.

Sorrisi contro alla sua pelle, prima di ricominciare ancora una volta.

“Oh Dio,” il suono delle sue parole era pesante, rauco, così senza fiato che si poteva capire che aveva perso il contatto con quella presa che aveva su tutto. Lasciai che la punta della mia lingua accarezzasse la parte infiammata, che avevo marcato con un segno rosso, che sarebbe rimasto per almeno una settimana. Mia.

La baciai ancora. Leggermente. Come se fosse stato il primo bacio.

Alzai il viso per sorriderle, mentre la sua mano si fiondò sul punto infiammato, con un sorriso leggermente sorpreso. Le sue guance così perfettamente arrossate mi fecero venir voglia di ricominciare daccapo. I suoi occhi verdi stavano nuotando in quella sensazione euforica, mentre una lieve risata le scappò dalle labbra, senza pensarci si morse il labbro inferiore. Le mie mani erano ancora appoggiate alla pelle dei suoi fianchi, sotto alla maglietta grigia. Leggermente lasciai il mio pollice accarezzarle la pelle ripetutamente, era così delicata e morbida che non potevo smettere. Nel frattempo il suo sorriso crebbe a dismisura e lei aveva lasciato cadere la sua mano sul mio petto. Lasciando stare il succhiotto.

“Sta bene su di te,” provai a trattenere un sorriso fiero, ma non potevo. Una risatina mi scappò dalle labbra prima che mi avvicinassi e la baciassi leggermente ancora, “sai, gli altri si staranno chiedendo se io stia sanguinando a morte qua dentro.”

Appoggiai la mia fronte alla sua, abbracciando i suoi fianchi da sotto la maglietta, “Quando in realtà ti stai comportando come un vampiro, ironico eh?”

Ridendo leggermente, realizzai che in quel momento volevo dirle che l’amavo. Volevo dirlo ad alta voce e ripetutamente. Gridarlo dal tetto di quel grattacielo e sussurrarlo il più dolcemente possibile un milione di volte a lei. Volevo scriverlo e mostrarlo. L’amavo.

“Amber?”

Lei mormorò ‘hm-mm’ ancora succube di quell’estasi provocata dal bacio, mentre le sue dita tracciavano delle linee sul mio petto.

“Io…,” ti amo. Ti amo. Ti amo.

“Sì?” un dolce sorriso comparì sul suo volto.

“Mi sono totalmente, interamente, e completamente innamorato di te.”

Sì, avrei dovuto aggiornare ieri... ma non ho avuto tempo, onestamente. Quindi, in mega ritardo, ecco a voi il capitolo :) Spero vi siate divertite ad Halloween... sempre che lo abbiate festeggiato. Io personalmente mi sono sfondata di pizza e dolci :) 

the journal - h.s. [Italian]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora