C’era buio nella stanza. Buio e silenzio. L’unica fonte di luce proveniva dalla finestra, ma a differenza della notte in cui io ero entrata in quella stanza non sapendo chi fosse il proprietario; la luce quella notte era più blu che rossa. Non sapevo perché onestamente, e non ebbi nemmeno il tempo di considerare il motivo quando i miei occhi si posarono sulla figura seduta ai piedi del calorifero.
Era strano per me vederlo lì seduto con le braccia attorno alle sue gambe. Come vedere una di quelle terribili foto di momenti storici tragici e assistere alla brutalità e alla tristezza, il tuo cuore a quel punto- si rompe. Non hai nemmeno il tempo di considerare altre cose; vedi il motivo e perdi il fiato. Il battito aumenta. Senti quel groppo in gola e per un momento senti il dolore, che esprime la foto.
Ma poi la realtà compare- e ti ricordi che sei ancora quello in piedi. Che tu sei sopravvissuto e sei anche quella parte che è capace di fare la differenza, e senti quella scintilla dentro di te. Come se fossi pronto a cambiare al tua vita dopo aver sentito- anche solo per un momento, quello che l’altra persona stava sentendo.
Camminai nella stanza, attentamente chiudendo la porta dietro di me.
Ero abbastanza sicura che fosse sveglio; magari aveva pensato che fossi Jenny? Potevo vedere la sua figura rigida nell’oscurità. Come, per mia sorpresa, indossasse una felpa grigia. La sua testa nascosta tra le sue braccia incrociate.
Mi avvicinai, con passi lenti e poco rumorosi. La sua camera era un casino, ma non potevo concentrarmi su quello. Non ora. Il mondo poteva anche essere un gran casino, eppure io mi sarei sempre concentrata su di lui. Su Harry con i suoi gentili occhi verdi e la bellissima anima perseguitata, anche se solo l’ultima cosa era visibile in quel momento.
Feci un altro passo- questa volta un po’ più forte. Lui reagì al suono, e io osservai come alzò la testa un pochino per sbirciare tra le sue braccia. Era difficile da vedere, ma con la luce, proveniente dalla finestra sopra di lui; potei vedere i suoi occhi gonfi. Era esausto. Magari non solo quello, con i suoi occhi verdi che sembravano quasi grigi nella luce. Non potei nemmeno vedere se aveva la ruga che gli si formava tra le sopracciglia quando era nervoso; perché i capelli gli raggiungevano gli occhi. I ricci gli ricadevano addosso disordinatamente; chiaro segno del fatto che non li spostava da tanto tempo.
“Ciao Harry,” la mia voce non si ruppe. Grazie a Dio. Ero abbastanza sicura che il solo suono della mia voce rompersi, mi avrebbe provocato le lacrime, alla vista del mio bellissimo, confuso, ragazzo che si era ritirato da Harvard, seduto in quel modo nella stanza scura, con gli occhi lucidi. Con il suo scudo carismatico rotto. Nessun sorriso, nessuna scintilla nei suoi occhi verdi. Solo dolore. Solo segni fisici di disperazione e smarrimento.
I suoi occhi cercarono i miei, come se la vista di me fosse un prodotto della sua immaginazione. O di un mondo surreale.
Provai a sorridergli, ma fallii miseramente. La mia vista stava cominciando ad appannarsi. Mi asciugai gli occhi con la mano, prendendo posto accanto a lui sul pavimento, con la schiena poggiata sul calorifero proprio come lui. I suoi occhi rossi continuavano a guardarmi increduli e stupiti.
Non dissi molto. Spinsi solo da parte le mie paure e mi avvicinai a lui. Misi una mano sotto al suo braccio e presi la sua mano, appoggiando la testa alla sua spalla. Era quasi più caldo del calorifero.
“Mi dispiace,” mormorò con voce rauca e stanca. Era pesante e mi fece sprofondare, mentre lui guardava le nostre mani nella luce blu come facevo io. Era fermo come una statua. Come se avesse paura a muoversi, perché si sarebbe rotto in mille pezzi e mi avrebbe trascinato con lui.
“Non dovresti scusarti,” osservai come mosse il pollice sulla mia mano, facendo partire un serie di scintille attraverso il mio polso, braccio, spalla, petto, cuore. Era un gesto così calmo e gentile che non l’avrei notato, se non l’avessi visto e sentito con il mio cuore.

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the journal - h.s. [Italian]
Fanfiction"Ti rendi conto che un diario è una cosa molto personale, vero?" la sua voce era roca, bassa e minacciosa. Mi fece indietreggiare, presa dal panico, mentre lui continuava, "quindi la mia domanda è, perché cazzo stai leggendo il mio?"