Non mi ero neanche accorta che lo avesse preso dalla scrivania e la mia bocca si aprì sorpresa, una volta compreso il suo intento. Cercando il più piccolo accenno di insicurezza, lo guardai ammaliata. Non ne trovai nessuno. Dopo la sua reazione di prima, non ci potevo credere. Si stava mordendo leggermente il labbro inferiore e poi il suo sguardo finì sul pavimento, evitando il mio, come se volesse scusarsi per avermi offerto il suo diario. Come se mi stesse chiedendo se lo trovassi pazzo per avermi offerto quel tesoro, che non aveva nessun valore per nessun altro eccetto che per lui stesso e da poco anche per me.
Non riuscendo a vederlo in quel modo- mentre si chiedeva se lo trovassi pazzo o no- accettai il libro provando a sorridere ma per il nervosismo si trasformò in una smorfia. Il suo sguardo seguiva tutti i miei movimenti, soffermandosi sulle mie mani che tenevano stretto il diario, i suoi occhi brillavano.
Era una visione particolare; le sue grandi, forti mani abbronzate, con quel piccolo tatuaggio di una croce e una frase sul polso, che però non riuscii a vedere- vicino alla mia piccola, pallida e più femminile mano. Era strano pensare che credessi in qualche modo di tenerlo al sicuro. Era molto più grande di me e volendo sarebbe anche riuscito a portarmi a casa sulle sue spalle.
Un’altra immagine dall’uragano di pensieri nel mio cervello. L’immagine di come mi prenderebbe per la vita e mi butterebbe sulla sua spalla, ridendo e scherzando. Quell’immagine mi passò davanti agli occhi. Come io mi sarei sentita impotente e lui lo trovasse divertente. Lui sarebbe felice.
Poi lasciò andare il diario, sospirando, curiosamente ricercai i suoi occhi per una spiegazione. Perché me lo darebbe? Con i miei occhi avevo assistito a quanto tenesse a quell’oggetto innocente. Come sembrava senza speranza nel pullman- come i suoi occhi si erano riempiti di rabbia quando mi avevano visto con l’oggetto in mano.
“Sei sicuro?” chiesi senza parole ma emozionata allo stesso tempo. Mi sorrise, anche se durò poco, il sollievo era evidente. Provò a sopprimere quel sorriso, “Si, assolutamente. Tienilo al sicuro, ok?”
I suoi occhi sembravano sollevati che io lo avessi accettato- che avessi accettato la cosa più preziosa che lui potesse darmi. Sorrisi e annuii, “Assolutamente.”
Se questo era l’unico modo in cui io potessi aiutarlo, non avrei esitato nemmeno per un secondo. Era il minimo che potessi fare per far riapparire il sorriso sul suo volto.
E con quella promessa, la faccia di Harry si riempì di sollievo e gioia, ripromisi a me stessa e a lui che avrei custodito quel tesoro con la mia vita. Sapevo che lui aveva capito la mia promessa.
Ancora con il sorriso stampato in faccia, riuscii a scappare al suo sguardo, quando la voce di Jenny si sentì attraverso il corridoio- quello che riuscii a carpire fu, “Ti avevo detto che quei bicchierini non erano per femminucce, idiota! Cristo, svegliati Malik!”
“Probabilmente dovrei…” disse Harry ancora con quel sorriso sul suo volto perfetto. Strizzò gli occhi al sentire i suoi amici ubriachi. Avevo voglia di avvicinarmi a lui per far si che quel sorriso gli rimanesse per sempre. Ma mi trattenni e annuii solamente, spostandomi per farlo passare.
Mi appoggiai sullo stipite della porta e quando lui si mosse, i nostri corpi erano più vicini di quanto non lo fossero mai stati. Trattenni il fiato e provai disperatamente a calmare le farfalle, che stavano ovviamente e sconvenientemente facendo festa nel mio stomaco. Sembrava che elettricità si muovesse tra di noi quando lui era a pochi millimetri da me. Sarei stata così vicina al suo viso. L’odore di fumo , menta e il suo profumo mi arrivò come un’onda. Mantenni lo sguardo sul pavimento, guardando di lato, sperando che lui non notasse le mie guance rosse.
Poi se ne era andato. Mantenni il peso poggiato allo stipite della porta, con anche la testa e per un secondo chiusi gli occhi, inspirando profondamente. Provai a contenere le mie emozioni, troppo forti. Volevo solo avvicinarmi a lui e dargli un semplice abbraccio o un contatto- per fargli sapere che io ero lì, che avevo visto, che sapevo. Ma fortunatamente ero riuscita a contenermi.
Potevo sentire Jenny dare istruzioni a Harry per poter sollevare Zayn dal divano, di tanto in tanto, quest’ultimo emetteva qualche lamento.
Era questa la sua vita?
Velocemente mi preparai per andarmene, attentamente riponendo il diario nella borsa. Io mio cuore batté più forte del normale al pensarlo ancora in mezzo alle mie cose, nella mia borsa. Sì, ero altrettanto confusa sul perché fosse ancora lì- ma non riuscivo a pensare a quello al momento. Non nel mezzo della notte quando lui era nella stanza accanto, provando ad aiutare un amico ubriaco. Invece mi beai del fatto che non avrei detto addio al diario- almeno non stasera.
Quando mi riallacciai la giacca e presi il cappello grigio, Harry comparve all’ingresso, supportando il corpo di Zayn. Harry aveva il braccio di Zayn attorno al collo e supportava il ragazzo dai capelli neri con una mano sul fianco. Non sembrava essere un peso, quando i suoi occhi incontrarono i miei. Un altro sorriso di scuse gli si presentò sul volto, proprio mentre Zayn cominciò a mormorare, “Alloooora, cosa ne pensi Styles? Dovrei chiedermi a lei Perry di sposare? La amo.”
“Magari dovresti riconsiderare questa cosa domani mattina, amico.” Harry rispose a Zayn con tono serio gentile e allo stesso tempo divertito. Non potei fare a meno di annuire in accordo.
“La amo!” disse ancora Zayn, cominciando a ridere, facendo scuotere la testa a Harry. Continuarono a camminare.
“Oh, porca merda amici. Zaynie non so anche io voglio… damigella della sposa, cazzo!” gridò Jenny da dietro Harry e Zayn, immaginai che stesse cercando di sostenere Zayn da dietro. Probabilmente rendendo il lavoro più difficile per Harry.
“Potresti prendere il suo giubbino Amber? È quello di pelle con le maniche di jeans e… Jenny sai se ha portato dell’altro?”
Annuii e velocemente lo trovai. Ero leggermente sorpresa dal suo tono autoritario in questa situazione. Non sembrava stanco per niente, come se non fosse un problema per lui aiutare un amico. Con la giacca in mano, provai a trovare la sciarpa che Jenny aveva provato a descrivere anche se la sua descrizione era stata tutto fuorché chiara. Praticamente aveva detto solo parolacce, commentando la moda del periodo, contraddicendosi diverse volte.
“Okay grande- portiamolo giù in strada. Credo che Perrie sia già qui,” constatò Harry, trasportando Zayn che si mosse di poco e sorrise quando sentì il nome di Perrie.
Un pò più lungo del solito, spero vi piaccia. Ah, colgo l'occasione per ribadire il fatto che la storia NON è MIA! Io traduco soltanto :) Detto questo, volevo ringraziarvi perchè siete fantastiche! Anche l'autrice è felicissima ;) <3<3

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the journal - h.s. [Italian]
Fanfiction"Ti rendi conto che un diario è una cosa molto personale, vero?" la sua voce era roca, bassa e minacciosa. Mi fece indietreggiare, presa dal panico, mentre lui continuava, "quindi la mia domanda è, perché cazzo stai leggendo il mio?"