[Harry's pov]
Amavo il suono della sua risata. Qualcosa si formava sul mio cuore al sentirla, come se tutto fosse giusto. Mi avvicinai e scostai le ciocche di capelli lontano dai suoi occhi, ancora assonati e chiaramente a metà tra la veglia e il sonno. Il dramma dal giorno precedente sembrava inesistente in quel momento, mentre eravamo sdraiati nei raggi del sole. Mi ero svegliato prima di lei e avevo notato come il sole viaggiasse sulla sua pelle nello stesso modo in cui lo facevano i miei occhi; ammirando ogni centimetro. I suoi capelli erano un disastro; un disastro perfetto. I suoi occhi erano chiusi. I suoi lineamenti completamente rilassati. La vista mi trasmise una sensazione di calma che durò per un po', ma non potevo comunque evitare che l'oscurità tornasse. Sapevo che sarebbe tornata. Non avrei mai permesso a nessuno di farle del male.
"Non è giusto svegliare qualcuno in quel modo," mormorò, quando io le baciai la clavicola, una risata mi scappò dalla bocca per finire sulla sua pelle. Quello che l'aveva fatta svegliare erano state le mie dita che giocavano sulla pelle esposta delle sue clavicole, sulle sue spalle, sulle sue braccia. Alla fine i suoi occhi si erano aperti, pieni di stanchezza e finalmente si erano concentrati su di me, in tutta la loro bellezza. A quel punto aveva cominciato a ridere.
"Non è giusto perché...?" chiesi, prendendola in giro, mentre lei si strofinava gli occhi e sospirava felice. Il suo sorriso era ampio.
"Perché i sogni non dovrebbero continuare una volta svegli- stai incasinando la mia mente, lo sai?" mi rispose con voce morbida, con un occhio chiuso, ancora abituandosi ai raggi del sole che la raggiungevano dalla finestra. La sua voce era roca- e l'amavo più di quanto avrei dovuto.
"Quindi non sei sicura che questo sia reale?" le chiesi, spostando un dito lungo la sua mandibola. Indossava una vecchia maglietta a maniche corte, il cui collo era talmente grande da scendere da una spalla. Non riuscivo a distinguere la stampa sbiadita. Il suo sorriso cadde leggermente quando i suoi occhi si fermarono sui miei, ancora stanchi.
"Magari stai ancora sognando?" spostai lo sguardo sulle sue labbra, seguendo le sue linee; la curva perfetta del suo labbro inferiore. Potevo quasi sentire il sangue scorrere sotto alla sua pelle. Mi avvicinai e la baciai proprio sotto alla mandibola, dove avevo lasciato il mio segno qualche giorno prima.
"Come faccio a sapere se sto sognando o no, allora?" mi chiese con voce assonnata, quando la sua mano trovò la mia. Eravamo sdraiati sul materasso, a casa sua. Mi spostai indietro per guardarla; si voltò in modo tale da guardarmi, ma i suoi occhi erano ancora chiusi, carichi di stanchezza. Il mio cuore si sentiva come se trapelasse di qualcosa di chiaro e dorato. La sua mano stava ancora tenendo la mia e un sorriso era fermo sul mio volto, quando mi mossi leggermente in una posizione seduta. Mi guardai intorno per vedere se quello che avevo in mente era vicino; e proprio lì su una di quelle pile di libri, che lei usava come comodini- proprio lì c'era esattamente ciò di cui avevo bisogno.
Mi alzai in piedi, lasciando la sua mano; ma mi sbrigai a tornare con l'oggetto in questione chiuso tra le mie dita e un sorriso sulle labbra.
"Beh, ci sono un sacco di modi per scoprirlo,"
Aprì un occhio per guardarmi mentre mi sdraiavo accanto a lei, di stomaco quella volta. Indossavo soltanto un paio di pantaloni del pigiama, visto che lei si era liberata della mia maglietta, la notte scorsa. Faceva troppo caldo per dormirci comunque e non mi ero preoccupato di ritrovarla nel buio. Si avvicinò la coperta al petto, lentamente districandosi da essa- probabilmente faceva troppo caldo nell'oceano di raggi del sole.
"Hmm ad esempio?" mormorò aprendo leggermente i suoi occhi; metà del suo volto era coperto dalla coperta, che raggiungeva fin sotto ai suoi occhi, cosicché potesse vedermi.

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the journal - h.s. [Italian]
Fanfic"Ti rendi conto che un diario è una cosa molto personale, vero?" la sua voce era roca, bassa e minacciosa. Mi fece indietreggiare, presa dal panico, mentre lui continuava, "quindi la mia domanda è, perché cazzo stai leggendo il mio?"