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[Harry’s pov]

Era solo Jenny. Sospirai, rilassandomi ancora una volta, solo un po’ infastidito dallo shock ancora presente nel mio corpo. La ragazza al mio fianco si era voltata così velocemente che si capiva che non se lo stava aspettando. Non si aspettava che la porta interrompesse il nostro momento, fino a farlo volare fuori, aprendosi. Probabilmente solo io me ne ero accorto, ma c’era qualcosa di speciale dietro all’incontro di due sconosciuti nella mia stanza. Magari anche di magico. Come se qualche dio sconosciuto avesse respirato nella camera, riempiendola di vivente e surrealistica esistenza. Come se quello che era successo tra noi fosse stato detto con un linguaggio senza parole. Come se lei avesse in qualche modo capito…

“Amber?”

Quell’unica parola era uscita dalla bocca di Jenny, che ora aveva un sorrisetto stampato in faccia. La sua voce sembrava un po’ vaga, ma conteneva sorpresa e divertimento.

Amber. Amber. Amber.

Volevo sorridere al suono. Amber. Riuscivo a vedere il bellissimo colore e la forma dell’ambra, come la resina fossilizzata contenesse tracce del passato. Ambra. Mi era sempre piaciuta quella pietra. Quando lui portava a casa i diamanti che aveva comprato per la sua nuova fiamma, o gli orecchini di rubino io annuivo impressionato, fingendomi stupito dalla loro bellezza. Ma era assurdo spendere così tanto per una piccola pietra, solamente perché il mondo l’aveva riconosciuta come simbolo di ricchezza. Perché rifletteva le luci. Ricordo ancora i loro urli risuonare per quella orribile casa; guarda come brilla! Oh, è così bello! Stupide oche bionde, che lui aveva raccattato un uno di quei locali per gente altolocata- i diamanti non brillano. Riflettono la luce.

Magari era perché avevo deciso di odiare tutto ciò che piaceva a lui. Mi piaceva tutto ciò che era opposto ai suoi gusti. Qualsiasi fosse la ragione, trovavo che un gioiello con una pietra più neutrale e meno appariscente come l’ambra, era più bello che una semplice pietra ‘luccicante’, come direbbero loro incorrettamente.

L’ambra aveva calore. Aveva profondità. Aveva una storia.

E per quelle esatte ragioni, non potevo far altro che sorridere alle similarità. Avevo voglia di scriverlo. Segnarmelo, così non me lo sarei mai dimenticato. Dimenticato come lei si chiamasse ovviamente Amber. I suoi capelli castani avevano un ombra rossiccia, quando illuminati dalla luce. I suoi lineamenti erano confortanti, semplici, belli e possedevano calore umano che mi aveva impedito di distogliere gli occhi da lei, la prima volta che l’ho vista. Anche se era chiaramente stanca e infastidita- infastidita da me, aveva ancora quella scintilla. Quel segno. Quella traccia che era cambiata quando l’avevo beccata con il mio diario. Come puoi gridare a qualcosa di così puro e ammaliantemente bello?

Ovviamente il suo nome era Amber.

[Amber’s pov]

Né lui né io avevamo risposto a Jenny, quando aveva detto il mio nome, incredula.

“Styles ma che cazzo- pensavo che ma saresti dovuto andato a dormire.”

Sorrisi al suo discorso confuso, che sapevo essere grammaticalmente incorretto. Rifletteva perfettamente la sua sbronza.

“Ma poi vai a limonare con la mia amica- lei è davvero brava con il ehm latte. Non scherzare con lei. Fa i cuori migliori. Porca merda, sono così fottutamente ubriaca.” Jenny si prese il dorso del naso e chiuse gli occhi, sostenendosi sulla porta.

Di solito non reagivo quando qualcuno assumeva che fosse successo ‘qualcosa’- chiunque sarebbe arrossito al pensiero, ma visto che sia io che Harry sapevamo che… quanto tempo era passato? Era stato intimo ma in modo diverso. Nessuno di noi due sembrava imbarazzato. O almeno, questo era quello che sentivo. Ancora una volta sentivo il bisogno di leggergli nella mente. Stava desiderando che me ne andassi, quando si era sdraiato sul letto con  gli occhi chiusi? Stava pregando che mi levassi di torno- ma era stato troppo gentile per dirmelo?

Mi rattristai solo al pensiero, ricordandomi di essere ancora una sconosciuta.

Con la coda dell’occhio vidi che stava cercando di trattenere un sorriso. Quel piccolo ed insignificante gesto mi aiutò a calmare il mio stress, intensificato probabilmente dall’alcool. Vederlo sorridere- o almeno provare a nasconderlo- scatenò dei brividi sulla mia schiena e il piccolo cambiamento nei suoi lineamenti era così contagioso che mi voltai per sorridergli allo stesso modo. Non mi importava cosa lo aveva fatto sorridere- era il fatto che lo stesse facendo, il fatto che il suo volto si fosse illuminato. Qualcosa si mosse in me. Dovrebbe sorridere tutto il tempo. Tutte le ore del giorno. Dovrebbe sentire il bisogno di reprimere un sorriso tutto il tempo. Doveva essere felice.

Si capiva quanto tenesse a Jenny. Come lei fosse riuscita a farlo sorridere, semplicemente nel suo stato di ubriachezza e cominciavo a capire anche come questi due potessero essere coinquilini. Lo vedevo nel modo in cui i suoi occhi si erano illuminati.

“Comunque colombine, Perrie è in strada per aspettare… voglio dire prendere su  Zayn.” E cominciò a ridere, coprendosi la bocca con una mano. Quanto aveva bevuto?

“Quello che voglio dire è; Perrie può darti una macchina… con Zayn,” la sua voce era seria, finché le sue sopracciglia si inarcarono mentre ripensava alle sue parole. “Non è uscita bene, vero? Cazzo.” Stavo sorridendo come un idiota a guardarla provare a formare una frase di senso compiuto, e mentre la guardavo scuotere la testa, un rumore si sentì da di fianco a me.

Il più… bel suono che potessi mai immaginare. Ammaliata, mi voltai verso Harry che stava… che stava ridendo! Il suo sorriso era enorme e metteva in mostra le sue fossette, i suoi occhi erano lievemente socchiusi e stava nascondendo parte della faccia con una mano, guardando tra le dita Jenny. I suono era basso e così gentile che il mio cuore perse un battito mentre il mio sorriso diventava sempre più grande. Una svolazzante sensazione cominciò nel mio stomaco alla vista, quando i suoi occhi incontrarono i miei. Divertimento chiaro in essi, visto che non poteva trattenere il sorriso più a lungo, mostrandomi i suoi denti perfettamente bianchi. E il suono che fuoriusciva dalle sue labbra veniva da un posto profondo. Lo stesso posto dove lui teneva racchiuse le sue belle parole.

Se un gioioso giorno d’estate con il cielo blu, il profumo di fiori colorati nell’aria e la sensazione di essere liberi e al caldo potesse essere trasformato in un suono- allora sarebbe proprio questo. O meglio, se la pace nel mondo, gli abbracci e l’amore spropositati per il tuo orsetto di peluche da bambino potesse essere trasformato in un suono, sarebbe questo. Una leggera ed innocente risata, che era scappata incontrollata dal ragazzo con gli occhi verdi, che mi stava sorridendo in questo momento. Un sorriso che avevo voluto vedere dalla prima volta che l’avevo visto. Lui era perfetto.

Nuovo giorno, nuovo capitolo! Spero vi piaccia <3

the journal - h.s. [Italian]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora