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“Tuo padre sembra qualcuno di importante?” Stando al Plaza Hotel- probabilmente uno dei più importanti hotel di New York- e le guardie del corpo, preoccupazione per quello che riguardava la stampa e quel poco che sapevo sul padre di Harry- mi aveva fatto pensare. Chi era? Qualche uomo d’affari?

Harry gemette, “Sì, se solo vedessero come è fatto veramente. Non sarebbero così ammaliati da lui.”

La finì lì. Non incominciando una nuova discussione sull’argomento. Con un respiro profondo, si guardò intorno per cercare un nuovo argomento. “Comunque, cosa hai scritto sul diario?”

Era difficile nascondere la mia curiosità, ma lo feci lo stesso. Invece diedi un colpetto alla sua mano con la mia, facendolo guardare alla nostra connessione. Come se fosse un gattino che aveva appena trovato qualcosa da fare, la sua completa attenzione in quel momento, sembrava sulla mia mano e attentamente intrecciò le nostre dita.

“Beh all’inizio ho scritto un bel po’ di domande,” dissi, guardando a come lasciasse il suo pollice accarezzarmi la pelle. Dolcemente, mi prese il polso con l’altra mano e premette i nostri palmi insieme nell’aria- come per misurare la differenza di grandezza.

La mia pelle era più chiara e la mia mano più piccola, mentre le sue erano abbronzate, dita più lunghe, e cosa più importante: calde.

“Domande per me?” chiese Harry, spostando il suo sguardo dalle nostre mani ai miei occhi, potevo percepire il sorriso sulle sue labbra, pieno di curiosità.

“Sì,” risposi con un sorriso, mentre lui terminò il contatto tra nostre mani e con gli occhi cercò il diario sul tavolo. Stava ancora tenendo il mio polso, quindi dovetti fare uno sforzo in più per prendere il diario con l’altra.

“Ricorda che sono pazza- e che oggi è stato un giorno strano,” gli passai il libro ricoperto di pelle, con il cuore che batteva a mille. Perché mi importava così tanto?

“Giorno strano? Come?” una smorfia di confusione crebbe sui suoi lineamenti, mentre apriva il diario- e non potei far altro che sorridere alla sua confusione.

“Non lo so- ero solo confusa, credo,” i miei occhi si fissarono sul diario e su come sembrasse essere al suo posto, nella sua presa.

“Per colpa mia?” la sua voce era seria e anche un po’ triste, nonostante provò a nasconderlo con un sorriso. Le parole dette a voce bassa sembravano tanto invitanti e calorose, come il suo tocco.

Guardai i suoi tatuaggi sulla sua mano, che teneva la mia. Erano dei piccoli disegnini- ancora una volta mi chiesi cosa significassero?

“Sì- sei scappato via tanto velocemente quanto sei comparso. Sai, penso sia stato troppo per me. Non lo so- sono pazza.” Dirlo ad alta voce lo faceva sembrare stupido e patetico. Doveva lavorare. Era rimasto sorpreso anche lui di vedermi nell’appartamento di Aria.

“Quindi per tutto il giorno mi sono posta un sacco di domande e pensieri e… cose. Non so perché,” sospirai, sorridendogli. Gli occhi di Harry erano rimasti su di me per tutto il tempo, ma ora che avevo smesso di parlare, lasciò andare la mia mano e aprì il diario. Spostandosi direttamente alle ultime pagine scritte.

“Dove sei?” Lesse ad alta voce le parole che avevo scritto non molto tempo fa- e poi si voltò verso di me. I suoi lineamenti erano determinati, mentre un sorriso gli crebbe sul volto. “Bella domanda. Beh ora sono qui, ovviamente. Ma penso che quando hai scritto questo, ero probabilmente al lavoro. Lavoro in un hotel- niente di speciale. Beh sì okay l’hotel è importante, ma il mio lavoro no.”

Un sorriso crebbe anche sul mio viso, realizzando cosa stesse facendo. Rispondeva alle domande, preoccupato per la mia pazzia che era durata tutto il giorno. Avrebbe potuto dirmi che non c’era niente di cui preoccuparsi, o avrebbe potuto dirmi di chiedergli qualsiasi cosa. Invece cominciò a rispondere al mio fiume di pensieri e domande per lui- come se avesse capito perfettamente. E facendo quello, mostrò quanto volesse che io lo conoscessi.

the journal - h.s. [Italian]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora