“Sono le due e mezza,” mormorai ad Harry. Con la custodia della chitarra per terra, lui provò a passarsi la mano libera tra i suoi capelli disordinati a causa del vento- proprio come molti avrebbero desiderato fare. Le sue guance erano arrossate dal freddo e quando il maggiolino rosso svoltò l’angolo, lui si voltò verso di me con quei bellissimi occhi verdi, pieni di avventure non raccontate.
“Allora, cosa vuoi fare per il resto del giorno?” le sue parole erano confortanti, mentre con un pollice accarezzava la mia mano. Mi avvicinò con un sorriso provocante, finché non arrivai tra le sue braccia. Non potevo smettere di sorridere alla sensazione di deja-vu che quelle parole mi diedero.
“Allenarci a rispondere a tono a Louis e alle sue battute, magari?” il mio sorriso non era per prendere in giro e lui lo sapeva, roteò gli occhi, incapace di trattenere un sorriso divertito.
“Non lasciare che sappia ciò che hai appena detto- Dio, mi dispiace per lui. Gli avevo detto di tenere la sua bocca sfacciata, chiusa, prima che arrivassimo alle prove- ma penso che… la situazione fosse troppo per trattenersi così a lungo,” scosse la testa e io notai qualcosa nei suoi occhi- preoccupazione che si intrufolava come un serpente in paradiso, anche se lui provava a controllarla.
“Non devi scusarti di niente,” anche io mi passai una mano tra i capelli, visto che stavano svolazzando nel vento, “mi piace il fatto che sia semplicemente sé stesso. Non mi importa.”
Harry rise, sforzandosi,” Sì, può diventare un po’ troppo, a volte. Non importa neanche a me, ma se non lo si conosce allora-“
Ridendo leggermente al suo tono preoccupato, lo interruppi a metà frase. “Louis non mi farà scappare, okay?” mi alzai sulle punte e gli diedi un bacio sulle labbra, che sapevano di tabacco, dalla sigaretta che aveva condiviso con Louis, mentre ci aspettavano alla macchina.
“Okay,” notai come, con quelle parole, i suoi occhi trovarono la pace. Si scoraggiava per così poco. Magari era preoccupato perché eravamo ancora lì- fuori da casa mia, come la prima volta in cui mi aveva baciato. Ma in quel momento non c’era la pioggia, non c’era l’oscurità a rendere tutto sfocato. Invece il vento continuava ad avvicinarci l’uno all’altro, in cerca di un po’ di calore e conforto. Sussurrando profezie di un freddo inverno e ragioni per stare in casa.
Lo sentivo decisamente. Deja-vu. Come i brividi mi percorsero la schiena al ricordo della scorsa volta- e la prima volta- in cui lui era venuto nel mio appartamento. E di come fosse andata terribilmente male.
Magari quella era la ragione per cui eravamo ancora lì fuori in balia del vento, che procurava calore alle nostre guance e giocava con i nostri capelli.
Ma i suoi occhi verdi rimanevano fermi, così in pace, l’occhio del ciclone, e il mio indiscusso paradiso. Il vento non sarebbe riuscito a cambiarlo; non avrebbe potuto far volar via lo sguardo dolce o le idee scherzose e provocanti che lui nascondeva dentro.
Ed erano gli occhi del ragazzo di cui mi ero così terribilmente e spaventosamente innamorata, che mi facevano sentire la felice ignoranza che non lasciava promesse per il giorno dopo- ma Dio, come era bello quando potevi vivere un momento come quello a pieno.
“Vieni,” dissi dolcemente, sorridendo al mio sicuro paradiso. Gli tirai la mano gentilmente, mentre il vento continuava a spingerci in ogni direzione. Muovendo i nostri vestiti e i nostri capelli, rendendo troppo semplice ad un’anima persa di perdersi in un uragano di incertezza. Ma lui mi seguì, quando lo condussi dentro al portone, come avevo già fatto in precedenza.
Lui rimase in silenzio, quando tenni la sua mano ferita e mi seguì su per le scale. Anche quando aprii la porta, lui non disse una parola. Rimase in silenzio. Stranamente in silenzio. Tutto era normale- perfettamente normale, ma li si percepivano nell’aria, li si sentivano crescere sotto la pelle; i ricordi. Ma la sua mano calda nella mia era la nostra bussola.
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the journal - h.s. [Italian]
Fanfiction"Ti rendi conto che un diario è una cosa molto personale, vero?" la sua voce era roca, bassa e minacciosa. Mi fece indietreggiare, presa dal panico, mentre lui continuava, "quindi la mia domanda è, perché cazzo stai leggendo il mio?"