[Amber’s pov]
“Beh cosa gli hai detto tu?” chiese Marc irrequieto, completamente concentrato su di me, e completamente dimenticandosi dei clienti del locale- cosa che non faceva mai. Mai.
“Beh io… io ho scosso la testa e poi… sono rimasta a guardarlo. Non sapevo cosa dire veramente,” osservai come il cucchiaino, che avevo in mano, mescolava il caffè nella tazza.
“Cosa è successo dopo allora?” chiese lui con un sorriso.
Continuai, guardando il liquido marrone formare una spirale nel centro della tazza, mentre la musica leggera suonava dalle casse.
“Beh mi ha baciato ancora. E poi abbiamo perso la cognizione del tempo- e quando si è ricordato che doveva andare al lavoro, era già in ritardo di cinque minuti. Ha preso il computer ed è corso via,” mi ricordai come le sue guance fossero ancora arrossate e come i suoi capelli fossero ancora scompigliati dopo quello che era successo nella cucina. Mi aveva sorriso e poi aveva sospirato, uscendo dall’appartamento. “Vorrei poter restare,” aveva detto non lasciando che i suoi occhi si spostassero da me, mentre io provavo a resistere all’impulso che avevo di avvicinarmi a lui. Volevo tantissimo tenerlo lì con me. “Anche io.” E poi era scomparso- facendomi dubitare che fosse mai stato lì.
Aria mi aveva trovato addormentata ed io me ne ero andata subito a casa- non era il miglior momento per discutere di suo nipote.
“Quindi… quindi ha trovato quel diario. Il diario di Harry e hai scoperto che lui è il coinquilino di Jenny e il nipote di Aria? Ed è in una band?” annuii a Marc, mentre provava a mettere insieme tutti i pezzi. La mia spiegazione era stata un pochino disordinata- se non troppo.
“Quindi nel weekend hai incontrato questo ragazzo per ufficialmente la seconda e la terza volta? E hai scoperto solo ieri di come fosse il nipote di Aria?” annuii lentamente, completamente persa nel ricordo delle labbra calde di Harry. Non vedevo neanche più il cucchiaino nel caffè, nonostante i miei occhi fossero fissi su quello.
“E lui ovviamente ti piace tanto,” ritornai improvvisamente alla realtà, uscendo dalla mia fervida immaginazione e mi concentrai su Marc, che mi stava sorridendo. Io ero arrossita di colpo, provando in tutti i modi a fingermi occupata, versando il caffè nel lavandino, “Sì. Ehm. Credo che… mi piaccia, sì.”
Totalmente perplessa, riuscii a rovesciare il contenuto della tazza sul bancone.
Marc cominciò a ridere, lanciandomi la spugna gialla, che ovviamente non riuscii ad afferrare e dovetti raccoglierla da terra- più rossa di prima.
“È peggio quando lo dici tu in quel modo- lo fai sembrare come se avessi baciato uno sconosciuto nella cucina del mio capo.” Mormorai, non capace di trattenere un sorriso, asciugando il caffè.
“Beh, ma è quello che hai fatto,” il suo tono non era giudicante, ma divertito, che non si adattava alla personalità educata di Marc.
Lo guardai con un sospiro e con un sorriso che non potei trattenere. Cosa c’era di male nel fatto che Harry fosse uno sconosciuto? In quel momento era il mio sconosciuto.
“L’ho fatto, non è vero?” il mio sorriso crebbe- ma ogni tanto si poteva essere stupidi e spericolati, giusto? E non mi importava. Quello era Harry. Harry con le fossette, che combatteva ogni volta che doveva sorridere. Harry con le sue buone maniere, che lo portavano a tenerti aperta la porta e a prestarti la sua maglietta. Harry che aveva lasciato Harvard. Harry che scriveva canzoni. Harry che voleva bene a Daisy, ma aveva paura di avere la responsabilità di farle da babysitter. Harry che si ricordava di ogni tuo dettaglio- eppure era così sbadato da non accorgersi delle ragazze che sospiravano, guardandolo. Harry non aveva idea della sua importanza e della sua bellissima mente.
Fortunatamente quel confuso e noioso lunedì passò velocemente. C’erano pochi clienti ed io potevo essere lasciata alla mia immaginazione e alla confusione nei miei pensieri- non presente nella realtà. Solo occasionalmente interrotta da Marc che aveva bisogno di consigli con una ragazza.
Avevo scoperto che la ragazza, che gli aveva lasciato il numero durante uno dei turni che avevamo avuto insieme- beh, gli piaceva. Tanto. E smetteva di scriverle solo quando doveva farmi domande su Harry o per chiedermi consigli su cosa scriverle nel prossimo messaggio.
Quando mancava ancora mezz’ora del mio strano turno di lunedì- ed avevo passato l’intera giornata a pensare al come e al quando avrei visto di nuovo Harry- Marc disse le parole che io avevo pensato, “Quindi non gli hai chiesto il numero di telefono, prima che se ne andasse?”
Scossi la testa e i miei occhi si spostarono velocemente sul telefono di Marc- avevo provato a sopprimere la mia gelosia per tutto il giorno. Se solo potessi scrivere ad Harry. Cosa mi scriverebbe- cosa gli scriverei? Deglutii, provando a mandar giù ogni dubbio che si stava creando in me- magari lo aveva fatto apposta? Scappare in quel modo senza un’altra parola sul nostro prossimo incontro?
Lo avevo visto veramente?
“Che lavoro fa comunque? Era abbastanza tardi per andare al lavoro, vero?” continuò Marc, comprendendo il mio umore, tra alti e bassi per tutto il giorno. Ero passata dal ricordare l’incantevole profumo di Harry al fatto che la sua felpa fosse ancora a casa mia, sul mio letto- fino a ricordare come se ne fosse andato senza… beh senza pianificare un prossimo incontro.
“Gliel’ho chiesto, ma non mi ha risposto, veramente,” anche quella era stata una cosa del tutto scherzosa, vero?
“Perché non ti ha risposto?” Chiese Marc con un tono genuinamente curioso e confuso, che fece nascere nuovi pensieri nella mia mente. Perché non mi aveva risposto? Harry aveva liquidato l’argomento così facilmente che a malapena avevo pensato che fosse strano- ma era riuscito a non rispondere ad una semplice domanda. Perché?
Probabilmente mi stavo trasformando in una di quelle ragazze che si facevano tante paranoie, ma comunque trovavo strano il fatto che non sapessi dove era scappato. Ancora una volta strizzai gli occhi e provai a liberarmi della mia insicurezza. Cosa avrei fatto? Parlare con Jenny- avere il suo numero tramite lei? O lui non me lo aveva voluto dare?
Urgh. Ero abbastanza sicura che sentisse quello che sentivo io- ma ero stata ingannata già una volta. Ero stata troppo cieca per vedere la verità. Deglutii ancora, guardando il praticamente vuoto locale, nervosamente. Ma lui non l’avrebbe fatto. Ovviamente non l’avrebbe fatto. Era Harry.
Mentre pulivamo il negozio per i prossimi colleghi, mi chiesi se non fosse stato il contrario. Se Harry avesse idea di cosa mi avesse fatto. Non sapevo se volevo che lui lo sapesse- da un lato volevo che capisse quanto ci tenessi a lui, nonostante il poco tempo che avevamo passato insieme. Ma dall’altra parte avevo paura di spaventarlo o… rendergli più facile l’ingannarmi.
Merda, perché era così difficile. Perché non sapevo a cosa stesse pensando? Potevo veramente fidarmi di lui? Avevo già agito senza pensare con qualcuno- ma era stato il peggior errore della mia vita. Stavo facendo lo stesso errore? O mi stavo preoccupando per niente?
Immaginai gli occhi verdi di Harry, guardarmi, mentre io provavo a capire quale segreto stessero nascondendo.
Niente diabete per voi, oggi! yeeee! Nonostante le cose che dice Amber siano abbastanza sdolcinate, non è come la volta scorsa...
Ah e dovevo dirvi anche un altra cosa... è un pò di capitoli che ve la devo dire, ma... ehm... non è che io mi sono dimenticata... no, stavo solo... ehm... temporeggiando?
L'autrice ha deciso che ci sarà un piccolo sequel! (aspettate a gioire) Ora nella versione in inglese lei è arrivata al capitolo 96 e siamo quasi alla fine (aspettate a gioire), quindi ha deciso di fare anche un piccolo sequel! (aspettate a gioire) E io ho intenzione di tradurlo! Okay, ora potete scatenarvi!!
Lo so, lo so, troppo buone, davvero!
Bene, dopo questo auto-incitamento, del tutto fuori luogo, se posso permettermi, posso anche andare a fare una missione in cucina per vedere cosa ha intenzione di darmi da mangiare la mia mamma! Ho fameeeee!
Alla prossima ragazze <3

STAI LEGGENDO
the journal - h.s. [Italian]
Fanfiction"Ti rendi conto che un diario è una cosa molto personale, vero?" la sua voce era roca, bassa e minacciosa. Mi fece indietreggiare, presa dal panico, mentre lui continuava, "quindi la mia domanda è, perché cazzo stai leggendo il mio?"