[Amber’s pov]
Non mi ero accorta di quanto avessi bisogno di sentire quelle parole. Di sentire qualcuno, dirmi che ce l’avevo fatta, che avevo superato tutto, viva. Guardai Harry prendere un respiro profondo, come se lo stesse prendendo per me. Come se sapesse come ci si sentiva, poi si scostò i capelli dal viso e tornò a giocare con l’anello al suo dito e le parole uscirono dalla sua bocca come un fiume.
Ancora con quel tono calmo; “Se dovessi aver bisogno di qualcuno per… per parlare o qualsiasi cosa. Sì, sappi che sono tutt’orecchi. Quando vuoi, dove vuoi sì. Solo per fartelo sapere. Anche se vuoi soltanto parlare con qualcuno di come hai bruciato il caffè e faceva schifo o se vuoi discutere il significato dietro alla filosofia di Platone o beh, se vuoi lamentarti del brutto tempo e hai bisogno di qualcuno che sia d’accordo con te! Solo. Sì.” Mi sorrise dopo il suo discorso incoerente, che era strano per lui. Di solito era molto controllato e diretto mentre parlava e mi accorsi di come fosse nervoso.
Sorrisi alla realizzazione, vedendo i chiari segni del nervosismo. Non l’avevo mai visto veramente nervoso prima di quel momento, il modo in cui i suoi occhi continuavano a nascondersi dai miei, spostandosi sulle sue mani e il fatto che si muovesse in continuazione.
“Sì. Ehm la prossima domanda?” i suoi occhi verdi pregarono i miei di cambiare argomento, ma curiosi allo stesso tempo di sapere i segreti che nascondeva l’argomento precedente. Potevo leggerlo nei suoi bellissimi occhi. Non voleva forzarmi. E per quello gliene ero grata.
“Cosa ti rende nervoso?” chiesi, praticamente esprimendo i miei pensieri. Guardai la reazione che le mie parole ebbero- sorrise. Si mosse ancora nel suo posto, apparentemente non riuscendo a stare fermo per molto. Invece, poggiò un braccio sullo schienale del divano e appoggiò la sua testa nel palmo della sua grande mano.
“Era il futuro veramente, ma non più. Credo che beh, non molto veramente. L’unica cosa è che io non… io non voglio essere come…,” i suoi occhi scapparono dai miei, per tornare ancora all’anello, mentre lui continuò, mormorando, “non voglio essere come mio padre.”
Aspettai che continuasse, mentre entrambi guardavamo la luce che si rifletteva nel suo anello. Dopo un po’, stavo per dire qualcosa, visto che lui sembrava perso nei suoi pensieri, che non avrei scoperto- ma le sue labbra si schiusero prima; “Era- ed è ancora- bravo a manipolare le persone. Come per esempio lui saprebbe convincerti e forzarti a dire quello che non ti senti di dire. Lui ha… come se avesse le parole in suo potere. Potrebbe convincermi ad ammettere delle cose- o scoprirle da solo, semplicemente facendo delle domande fastidiose, che mi farebbero agitare.”
Sembrava esser rimasto senza fiato dopo il mare di parole che avevano improvvisamente deciso di lasciare la sua bocca. I suoi occhi mostravano sicurezza mentre mi guardava, i suoi lineamenti erano scolpiti nella pietra e il suo petto si alzava e si abbassava.
“Non voglio essere così. Non voglio… forzare gli altri a fare qualcosa che neanche io vorrei che facessero- lasciandogli credere che quello sia ciò che vogliono. Non lo sto facendo, vero? È tutto. È tutto sbagliato.”
Lo guardai prendere un respiro profondo e scuotere la testa, lasciando cadere alcuni riccioli sul viso. Li scostò e improvvisamente mi guardò, mostrandomi il suo volto irrequieto e con uno sguardo confusi, per via di quello che aveva appena detto, “Vuoi una tazza di te?”
Non potevo dire onestamente di aspettarmi quello, dopo essersi aperto in quel modo- cambiare discorso così velocemente. Ma magari non era il momento giusto per dire tutto. Ci sarebbero voluti più di 20 minuti. Senza dire altro mi alzai dal divano consapevole di avere il suo sguardo addosso. Feci un passo avanti e mi misi in piedi davanti a lui. Mi guardò tra le sue ciglia, potevo sentire come il suo respiro fosse ancora pesante- dopo avermi detto quanto il problema con suo padre gli desse fastidio.
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the journal - h.s. [Italian]
Fanfiction"Ti rendi conto che un diario è una cosa molto personale, vero?" la sua voce era roca, bassa e minacciosa. Mi fece indietreggiare, presa dal panico, mentre lui continuava, "quindi la mia domanda è, perché cazzo stai leggendo il mio?"