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[Amber’s pov]

Era così giusto vedere la chitarra in mano ad Harry, con la tracolla appoggiata sulla sua spalla e la chitarra che ricadeva sul corpo ben allenato, mentre guardava insieme a Louis degli spartiti. Sembrava giusto. Così naturale. Il modo in cui un sorriso si formò in seguito a qualcosa che aveva detto Louis, il modo in cui senza pensarci, teneva la chitarra, mentre il suo petto si muoveva dalle risate. I suoi occhi avevano quella scintilla che io adoravo profondamente. Quella scintilla che lo faceva andare avanti. Il sorriso non avrebbe potuto lasciarmi le labbra, anche se avessi provato.

Non potevo smettere di osservarlo; il modo in cui stava in piedi in quel modo, come guardava le persone, quando loro parlavano e lui ascoltava veramente. Come spostasse costantemente i capelli dalla sua bellissima faccia e si toccasse il labbro inferiore senza pensare a quanto fosse sexy. Lo sapeva?

“Bella vista, eh?” Jenny mi prese in giro, le sue risate fecero crescere il calore sulle mie guance. Era appena tornata, dopo avermi abbandonato per andare a salutare la figlia di Sam- apparentemente si conoscevano. Ero seduta su una sedia appoggiata alla scala dall’altra parte della stanza, dove c’erano tutte le nostre borse. Jenny ed io avevamo parlato per un po’, mentre i ragazzi avevano suonato un po’ di canzoni, solo per riscaldarsi- ogni tanto anche facendo degli assoli.

“Sto scherzando, è bellissimo cazzo,” incrociò le braccia e appoggiò il fianco sulla scala, da dove era venuta. Velocemente lasciai andare il pensiero di come non mi fossi accorta della sua presenza, quando lei era così vicina, camminando giù dalle scale. Troppo assorta da qualcos’altro.

I miei occhi, che per un momento si erano spostati sul pavimento, dopo le parole di Jenny, non poterono tenersi lontano per così a lungo. Lo guardai ancora; stava suonando un pezzo, mentre gli altri ascoltavano. Come per provare qualcosa di nuovo. Il mio cuore si gonfiò alla vista, anche se era durata poco.

“Sì, lo è,” dissi, sorridendo un pochino alla mia completa onestà.

“Allora, non mi ha detto molto di voi due e neanche a Louis. Quindi gli devi piacere davvero, davvero tanto,” Jenny mi diede un colpetto con il fianco, mentre il mio cuore crebbe ancora più grande.

“È anche più felice- o beh, se non conti i giorni di completa scontrosità, questa settimana. È come se fosse tornato vivo. È sempre stato vivo- ma non era lo stesso questa settimana. Era solo lì. Niente di più. Era solo quando suonava, come ora,” annuì nella loro direzione, “che potevi vedere questa vista. Ora la vedo tutto il tempo.”

La guardai con il cuore che non le credeva pienamente; io l’avevo visto sempre così. Con la sua completezza. Tutto ciò che era. Ma mi ricordavo il buio ricordo del ragazzo sul pullman con quei lineamenti preoccupati, che guardavano la luce verde. Il ricordo di lui sdraiato sul suo letto, quella seconda volta, stanchezza più evidente di quello che qualsiasi poeta potesse mai esprimere. Era stato così tutto il tempo, prima? Solo- presente. Chiuso in sé stesso? Senza lasciar entrare nessuno?

“È grazie a te. Tu lo rendi felice, Amber. E non sai quanto io te ne sia grata,” il suo piccolo sorriso separò le sue labbra rosse.

“Merita di essere felice,” le dissi semplicemente. Che fossi io- o chiunque altro- la persona che lo avrebbe aiutato. Che fosse lui, da solo, la sua roccia ed essere felice. Non importava come; lui meritava di essere felice più di chiunque altro. La maggior parte delle persone acquista gran parte della propria felicità da bambini; Harry non era stato in grado di farlo. E per quanto quello non fosse giusto, non doveva impedire alla sua vita di essere riempita di felicità. Nessuno dovrebbe impedirselo; non importava quello che era successo in passato.

Dopo aver detto l’ultima parola, che chiaramente solo Jenny aveva sentito, i miei occhi tornarono sul ragazzo dagli occhi color smeraldo e quelle adorabili fossette. E in quel momento, come se mi avesse sentito, anche se sapevo fosse impossibile, mi guardò. Ancora con un sorriso, dopo aver sentito quello che avevano detto Ed o Alex, e io non potei far altro che voler fare tutto il possibile per farlo sorridere in quel modo, per sempre. Anche se richiedeva oltrepassare i miei limiti e dare tutta la mia fiducia; fiducia in lui, in me stessa, e nei gradini della mia scalinata, che non mi avrebbero lasciata cadere.

the journal - h.s. [Italian]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora