[Amber's pov]
"Quindi pensavi veramente che quando le persone piangono- le lacrime si trasformano in gocce di cristallo?" stava ridendo di me, dopo che io gli avevo detto una delle mie più ridicole credenze da bambina. Mio cugino mi aveva fatto credere questa cosa- che se le lacrime erano reali e pure, si trasformavano in perle, o qualcosa del genere.
Annuii, tenendo stretta la sua mano, ricordando quante volte avevo provato a piangere perle di cristallo. Aveva un braccio attorno a me, mentre guardavamo Cloud Gate un'ultima volta nell'oscurità, ammirando come il riflesso della città creasse nuovi pensieri nelle menti degli spettatori.
Potevo sentire le risate che scuotevano il suo corpo, dato che la mia schiena era poggiata al suo petto. Alzai la testa per guardarlo, "Sì, ero una ragazzina abbastanza ingenua. Non ti dico nemmeno di cosa pensavo fossero fatte le nuvole!"
Mi sorrise, mostrandomi i suoi occhi divertiti, "Speri ancora che le tue lacrime si trasformino in perle, vero?"
Arrossii e risposi velocemente, "No, certo che no. Sarebbe stupido!" spostai il mio sguardo sulla scultura, ma sapevo che mi aveva visto.
"Lo credi veramente! È incredibile che tu abbia una così fervida immaginazione! E Babbo Natale?" riusciva a malapena a trattenere le risate, anche se ci stava veramente provando.
Guardai testardamente davanti a me, non rispondendo e provando a non ridere. Lui invece aveva ricominciato, "Davvero Amber? Davvero?"
"No, certo che non ci credo più. Ma," Harry mi lasciò andare dal suo abbraccio e mi prese la mano, mentre camminavamo verso la realtà, ovvero le strade della spumeggiante Chicago. "Credo che ci sia qualcosa al di là del nostro mondo, sai? Non può essere arrivato tutto dal nulla!"
Ogni tanto il suo corpo entrava in contatto con il mio, ma non mi importava per niente. Non volevo che mi lasciasse mai andare.
"Sono abbastanza sicuro che Babbo Natale, il Coniglio Pasquale, la Fatina dei Denti e altri abbiano fatto un dolce patto, all'inizio della vita. Sai, magari il Big Bang è stato causato da loro, mentre cercavano di accendere i fuochi d'artificio!" il suo tono era così sarcastico che mi fece ridere.
"Quindi tu non credi a niente? E le anime e... l'amore per esempio?" non potevo far altro che sentirmi sorpresa. Per qualcuno con una mente così bella, avrei pensato che credesse pur in qualcosa.
"Credo nel Big Bang. Credo nella dopamina rilasciata nel tuo cervello in un cocktail di epinefrina e feniletilamina, che poi sentirai come amore. E poi credo che tutto abbia una spiegazione scientifica." Guardai i suoi fantastici lineamenti con ammirazione, mentre lui scrollò le spalle. Non c'era ombra di dubbio nei suoi occhi. Interessante. Sapevo che la dopamina fosse un elemento chimico che ti rendeva felice- ma l'amore non era forse molto più di semplici elementi chimici che ti scorrevano nelle vene?
"Ma non è un po' triste? Credere che ci sia il niente?" non potei fare altro che pensare a sua madre. Avevo perso mio nonno quando ero piccola- ma in qualche modo sapevo che lui fosse sempre con me. Non sapevo come identificarlo- magari un angelo? Un anima che mi proteggeva? Tutto quello che sapevo e di cui ero sicura era che fosse ancora nel mio cuore e che scoprissi nuove cose su di lui, anche se lui non era più lì in persona.
"Beh, dipende da come vedi la vita. Credo anche nell'arte, nella bellezza- e nel divertirsi. Per questo la vita vale la pena di essere vissuta. Vivi- perché ti è stata data la vita." I suoi occhi cercarono i miei, dopo essersi fermati sul pavimento, mentre parlava. Ascoltai attentamente la sua spiegazione. Non ero d'accordo con quello che diceva, ma potevo capire perché lo pensava.
Non sapevo cosa dire- ero abbastanza sicura che la sua mente fosse stata influenzata da qualcun altro. Magari suo padre, che, da quello che avevo capito, aveva un grande ruolo nella vita di Harry.
"Quindi pensi che noi scompariamo dopo la morte? Nient'altro? Non rimane nulla? Niente anima? Niente niente?" come poteva credere che non ci fosse niente? Era un modo triste e senza speranza di vedere la vita. Mi sentirei così sola e triste se non credessi... nelle piccole cose a cui credevo.
Sospirò alla mia risposta.
"Sì. Sì, credo che noi scompariamo. Anche se credo che noi... moriamo due volte. Viviamo anche nella memoria della gente. Quindi moriamo la prima volta fisicamente e poi moriamo una seconda volte quando veniamo completamente dimenticati." La voce bassa di Harry risuonò chiara nell'aria, sempre più fredda. Il suo respiro lasciava nuvole d'aria calda, che venivano illuminate dalle luci della strada.
Mi chiesi se lui credessi di star mantenendo il ricordo di sua madre vivo- non aveva neanche avuto il tempo di vederla. Di parlarle. Di tenerle la mano. Di farsi baciare la guancia da lei.
Avevo un groppo in gola. Magari era più facile per lui?
"Se ci fossero le anime delle persone che io ho perso che... sì, mi seguissero, mi sentirei come se volessero giudicarmi, sai?" la sua voce continuò e ancora una volta si fermò per guardarmi. Non aveva detto a nessuno di questa cosa. Potevo leggerglielo negli occhi.
"Perché qualcuno dovrebbe giudicarti?" mi sentivo senza fiato. Tutto quello che aveva fatto e detto per il periodo di tempo che avevo passato con lui era stato fantastico. Come poteva avere paura del giudizio delle persone, se non faceva nulla di sbagliato?
Scrollò le spalle, mentre attraversavamo la strada, ritornando nella giungla di alti edifici. Camminavamo in silenzio- lo lasciai pensare. E pensai anche io all'infanzia che aveva avuto Harry con un insegnante privato, senza aver mai conosciuto sua madre. Nessuno di noi si era accorto di quanto il cielo fosse diventato più scuro. Le nuvole si stavano raccogliendo sopra di noi, proprio come i nostri pensieri.
"Mio padre è sempre capace di trovare difetti," disse improvvisamente con voce tremante. Mi si conficcarono freddi aghi su per la schiena- ma non era per il freddo della notte. Era per il suo tono. Per come sembrasse colpevole e dispiaciuto. Come se tutto quello che facesse- fosse sbagliato.
"Ecco perché dovevo andarmene," la sua voce era ancora più piccola. E improvvisamente diventò nervoso, il suo sguardo si muoveva in continuazione. Al cielo, agli edifici dall'altra parte della strada, al pavimento- ovunque eccetto i miei occhi, pieni di preoccupazione e dispiacimento. Sembrava vergognarsi di quello che aveva fatto- essersi trasferito qui, dopo esser scappato. Come se sapesse di aver fatto qualcosa di sbagliato. Lentamente la mia immagine del perfetto ragazzo di Harvard si ruppe. Era stato forzato ad essere qualcosa che non era, ad essere qualcosa che non doveva essere ad infine, qualcosa che non voleva essere.
Provò a sorridere, ma non ci riuscì. A me sembrava che fosse sull'orlo di un pianto, proprio davanti ai miei occhi. E il mio cuore non poteva sopportarlo. Strinsi la sua mano, accarezzando la sua pelle con il mio pollice, per confortarlo.
"Mi dispiace tanto Harry." La mia voce era piena di preoccupazione.
"Non voglio che tu ti dispiaccia." Improvvisamente i suoi occhi tornarono sui miei, "Per favore, non farlo. Non voglio farti sentire così."
Quando l'ultima parola gli uscì dalla bocca, la prima goccia di pioggia cadde dal cielo, atterrando leggermente sulla sua mano, che stava tenendo la mia.
Eeehhhh
Mal di testa? Prova moment capsule molli... Beh, le proverei se ce le avessi. Ma non bastava solo il mal di testa anche la nausea... Come faccio a pensare a un possibile scenario dove ho aggiornato oggi... quindi, no aspettate. Babbo Natale, sono andata da lui ad aggiornare. Ho visto la fabbrica. Cavolo! Dovevo chiedergli se aveva un moment da prestarmi... Comunque, il wi fi andava e veniva perchè la fabbrica non è ancora in funzione completamente, e non c'era molta ricezione.
Bene, io, il mio mal di testa, il mio mal di pancia/nausea vi salutiamo.
Adiòs amigasss

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the journal - h.s. [Italian]
Fanfiction"Ti rendi conto che un diario è una cosa molto personale, vero?" la sua voce era roca, bassa e minacciosa. Mi fece indietreggiare, presa dal panico, mentre lui continuava, "quindi la mia domanda è, perché cazzo stai leggendo il mio?"