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[Amber's pov]

Mi strinse nel suo abbraccio, al suono della mia voce. Sospirai sollevata perché lui era lì, mi aveva fatto entrare. Perché le sue braccia mi stavano stringendo come se non avessero voluto mai più lasciarmi andare. Lasciai un bacio sulla sua clavicola, esposta. Un piccolo sospiro gli lasciò le labbra. Mi spostai un pochino indietro per vederlo in faccia; i suoi occhi erano chiusi, ma si aprirono quando sentirono i miei, guardarli. Erano ancora un po' lucidi; le ciglia erano più scure e lucide per via delle lacrime. Il verde dei suoi occhi sembrava più vivo con la luce che si rifletteva. Non potevo descrivere cosa faceva la visione di lui al mio cuore- come poteva qualcuno fare questo a lui? Quando alzò una mano per asciugarsi gli occhi, lo lasciai andare un pochino. Il mio cuore era con lui e non riuscivo a vederlo così distrutto. Aspettai che battesse le palpebre un paio di volte e i suoi occhi si spostarono di lato per cercare i miei.

Sedemmo il più vicini possibile; con le nostre gambe che si toccavano, le braccia che si toccavano. La connessione ci serviva. Baciai la sua spalla e lui espirò profondamente. Era sempre stato distrutto. Lo aveva solo nascosto bene. Baciai la sua spalla di nuovo, appoggiandovici sopra la testa, guardandolo poi cominciare con la prima nota, con il suo dito indice. Ascoltammo la nota sparire nello spazio. Asciugò ancora gli occhi con l'altra mano.

"Sono stato cresciuto a Washington DC," cominciò Harry. La sua voce era proprio quella che ti aspetteresti da qualcuno sotto pressione. Era debole e così- così stanca di tutto. Lasciò che un altro dito toccasse un altro tasto. Ascoltammo insieme come scomparve nell'oscurità della grande sala da ballo.

"Nato in Illinois," continuò a toccare un altro tasto, quando la nota precedente era scomparsa del tutto, " e sono figlio unico, come probabilmente sai."

Mi guardò con i suoi occhi verdi sembrando- nudo in un certo senso. Onesto e finalmente pronto a raccontarmi tutto. Un sorriso triste si formò sulle sue labbra ferite. Il tipo di sorriso che farebbe piangere il cielo con pesanti gocce di pioggia e farebbe morire prematuramente i fiori in autunno. I suoi occhi tornarono sui tasti, mentre posava entrambe le mani su essi. I suoi movimenti erano così dolci e naturali, così precisi. Sembrava si sentissero a casa lì; che avessero trovato la pace. Pace nella musica.

Poi cominciò a suonare per me. Un lieve suono riempì la stanza come una melodia proveniente da un paradiso lontano- un posto armonico e pulito dove esisteva solo la bellezza. Suonò per qualche minuto prima che arrivasse una parte silenziosa; "Quindi mio padre mi ha cresciuto da solo dopo che mia madre... dopo che mia madre... morì."

Dei brividi mi ricoprirono il corpo. Rimasi seduta ad ascoltare la musica, ma il silenzio dopo le sue parole era ancora presente e facile da percepire- anche se la musica continuava a suonare. Era un silenzio diverso. Neanche la bellissima melodia poteva far sparire il vuoto che le sue parole si erano lasciate dietro. Non c'era niente. Nessuna speranza né ricordi felici. Solo oscurità e silenzio, che il suono non poteva riempire.

"Ma lui lavorava sempre- e io non lo vedevo spesso. Solo agli eventi occasionali e alle cene, quando ero abbastanza grande per accompagnarlo, quando aveva ospiti. Parlavano sempre di politica. Come fa sempre," il suono che creavano le dita di Harry divenne più pesante. Continuò a suonare senza dire una parola, finché la melodia non tornò a seguire il suo normale corso, invece di un suono più forte. Sospirò, quando io gli baciai ancora la spalla, mentre guardavo affascinata le sue dita, muoversi sui tasti.

Avevo una chiara idea di quello che faceva il padre di Harry, di lavoro, dopo quella frase, ma non avevo osato crederci. Avevo sentito il nome 'Styles' da qualche parte- ma non era il cognome di Harry. Aspettai che lui dicesse la verità. Ricordavo come il nome 'Styles' mi era suonato familiare- quanto fossi sicura di averlo sentito prima. Pregai che il collegamento che avevo fatto non fosse la verità. Non volevo crederci.

the journal - h.s. [Italian]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora