[Amber’s pov]
Potevo sentire che questo argomento non era uno dei suoi preferiti- ma non potei far altro, se non chiedere, “Oh- qualcuno che ti è vicino?”
Si mosse sotto il mio sguardo e cominciò a camminare ancora, “Sì, si può dire così.”
Rimasi lì ferma ad osservarlo per un momento, osservai il modo in cui attraverso la giacca, si potevano vedere le sue spalle basse, il suo collo piegato, ancora una volta sembrava Atlante e trasportava il peso del mondo sulle sue spalle. Aveva le sue ragioni per aver fatto quello che aveva fatto- e se non era pronto a dirmelo, andava bene così. Continuammo in silenzio.
Mi accorsi che ci stavamo avvicinando al Millennium Park, più turisti stavano camminando sulla East Washington.
“Vuoi prendere qualcosa da bere?” chiesi ad Harry, realizzando quanto facesse freddo- e felice di aver trovato un altro argomento di cui parlare. I miei occhi si concentrarono sull’insegna di Dunkin’Donuts- era probabilmente uno di quelli che rimanevano aperti 24 ore su 24.
Lo guardai seguire il mio sguardo sul negozio con l’insegna di colore rosa e arancione. Un taxi ci passò davanti e delle risate si sentivano più in fondo, sulla strada.
“Dunkin’ Donuts?” il suo sorriso crebbe, dopo aver annuito alla mia proposta. Attraversammo la strada. Il suo tono ammetteva incredulità e divertimento.
“Non è così buono come il Cafè du Acta ovviamente- niente può battere quello- ma è comunque una degna catena di concorrenza!” affermai, guardando il suo sorriso crescere ancora di più quando mormorò un flebile ‘Sì, certo’. Ero contenta di non aver rovinato tutto con le mie domande.
Quando raggiungemmo il negozio, lui aprì la porta di vetro per me, appoggiandosi con la schiena, “E immagino che quando ci sei tu a fare il cappuccino la sfida è già persa, vero?” sollevata dal fatto che non fosse arrabbiato con me, risi alla sua presa in giro. I suoi occhi mi guardavano. Un brivido mi percorse il corpo, quando ricordai Jenny ubriaca che parlava delle mie magie.
“Sì, Sì decisamente- si tratta di arte, qui a Chicago.”
Mentre teneva la porta aperta per me, non potei far altro se non ammirarlo. I suoi capelli castani svolazzavano nel vento, le sue guance erano arrossate dal freddo e i suoi occhi verdi erano così… vivi. Vivi con quella scintilla- quella scintilla che di solito hai, quando sei più che felice, o quando fai qualcosa che ti fa sentire vivo.
I suoi lineamenti erano quelli di un modello- pensai ancora, questa volta, senza neanche l’ombra di dubbio. Vederlo aprire la porta, mentre gli altri clienti, all’interno erano così grigi e nella media. Così normali. I loro capelli, scompigliati- ma in modo noioso, le loro guance arrossate- ma non come le sue. Lui sembrava un angelo con le sue fossette e la sua aria da hipster. Un angelo hipster. Risi al pensiero.
E lui stava tenendo la porta aperta per me! Passai sotto al suo braccio con un ‘grazie’, facendolo sorridere. Amavo il suono- ero pronta a scommettere che fosse il suono di un angelo che sorrideva. Cavolo, cosa c’era di sbagliato in me! Di solito non ero così sdolcinata. Roteai gli occhi e lui mi raggiunse, guardando il locale.
Nelle vetrine c’erano file e file di ciambelle. Il profumo là dentro era un misto di zucchero e caffè in un incredibile mix.
“Give me a chance.” Disse ad alta voce Harry, sorridendo.
“Come?” alzò il suo dito indice in aria e mi sorrise divertito.
“La canzone- è di Gotye.” Eravamo in quel posto da tre secondi! Come cavolo aveva fatto a riconoscere la canzone! Ascoltando attentamente, mi accorsi di non averla mai sentita. Ma probabilmente, lui aveva ragione.
“Oh ehm- wow. Ti piace molto la musica, eh?” rise. “Un pochino.”
Le persone stavano ridendo, cominciando a scaldarsi, là dentro. Io guardai incredula, come Harry si aprì leggermente la giacca, guardando il menù.
“Possiamo ordinare da portar via?” guardai sospettosa Harry, mentre si stava perfino togliendo la giacca tenendola su un braccio. Voleva stare lì? Non era proprio confortevole con la luce tagliente e in più era pieno di persone- quindi anche i piccoli tavoli vicino alla finestra erano occupati. E io volevo mostrargli una cosa nel parco…
Spostò gli occhi dal menù, mentre io infilavo ancora di più il naso nella sciarpa, quando la porta si riaprì, facendo entrare il freddo.
“Sì, pensavo che già lo avremmo fatto,” allora perché si stava togliendo la giacca? I suoi occhi ritornarono sul menù, quel sorriso ancora all’angolo della bocca, quando la fila si mosse. Avevo le mani infilate nelle tasche- ancora con i guanti addosso. Se non fosse per il fatto che pensassi fosse pazzo per essersi tolto la giacca, non mi sarebbe importato. C’era qualcosa che mi piaceva dei ragazzi in felpa. Harry non era l’eccezione. Il materiale grigio scuro gli accarezzava perfettamente il petto. Le maniche erano un po’ troppo lunghe e ricoprivano parte delle sue mani. Mentre lo guardavo affascinata, qualcosa dietro di lui attirò la mia attenzione- un rumore.
Con un lieve rossore alle guance per averlo fissato, trovai l’origine del rumore- un gruppo di ragazzine, un po’ più piccole di noi, sembrava aver notato quanto gli stesse bene quella felpa. E come fosse bello e da coccolare con quei capelli scompigliati, perfetti, da band e quei bei occhi verdi. Mi chiesi se sapessero che fosse in una band? Dio, pensavano veramente che fosse figo! Una ragazza dai ricci biondi, beccò il mio sguardo e io fui costretta a spostare i miei occhi.
Sembrava così strano, ma non potei non sorridere. Harry, che sembrava non essersi accorto di nulla, si voltò verso di me, con un sorriso innocente, “Allora, cosa vuoi?”
“Qualcosa di figo!” dissi velocemente, non pensando alle parole. Arrossii immediatamente e lui inarcò un sopracciglio, “Voglio dire- qualcosa di caldo. Fa… fa abbastanza freddo fuori. Voglio… voglio dire.”
Amber... ahahhahhahaa
La amo davvero tanto questa storia. Boh è davvero qualcosa di speciale. Poi quei due mi piacciono un sacco!
Io oggi per aggiornare sono andata in barca a vela, come consigliato. Ovviamente sempre perchè adesso non prende internet... Sì sono stata attaccata da un branco di granchi assassini che volevano leggere the journal. Quando sono arrivati e me l'hanno detto, non sapevo se essere felice del fatto che volessero leggere la mia traduzione, o insultata perchè mi hanno rubato il computer.
Ps. per tutte quelle che leggono queste note e non capiscono cosa stia succedendo, volevo solo dire che non sono pazza. Cioè sì lo sono, ma nel senso che non sono noiosa, ok? Non sono andata veramente in barca, non sono andata veramente a fare paracadutismo...
Pps. per tutte quelle che invece vogliono credere che io quelle cose le abbia davvero fatte, fatelo! Io vi reggerò il gioco ;)
STAI LEGGENDO
the journal - h.s. [Italian]
Fanfiction"Ti rendi conto che un diario è una cosa molto personale, vero?" la sua voce era roca, bassa e minacciosa. Mi fece indietreggiare, presa dal panico, mentre lui continuava, "quindi la mia domanda è, perché cazzo stai leggendo il mio?"