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[Amber’s pov]

“Sì- sono abbastanza pazza, vero?” risi al mio miserabile tentativo di essere divertente, anche se tutto  dentro di me stava formicolando. Mentre Harry sorrise, annuendo, d’accordo con me, io continuai; “Allora, qual è il tuo sogno insolito? Cosa vorresti fare prima di morire, signor Styles?”

Osservai Harry inspirare profondamente e concentrarsi, lasciando scorrere i suoi occhi per la stanza, pensando. Io continuavo a guardarlo però. Affascinata dalla sua pelle, la mandibola, gli occhi verdi…

“Credo di non avere nessun sogno. Perché dovrei?” I suoi occhi erano concentrati su di me. Penetranti e bellissimi. Sembravano contenere tutte le sfumature di verde che un pittore poteva soltanto sognare di creare. “Finirei comunque deluso, no? È più facile non aspettarsi niente- e poi rimanere piacevolmente sorpresi se qualcosa di fantastico accadesse, qualcosa per cui varrebbe la pena sognare.”

Non ero sicura che il mio cuore potesse sopportare altre reazioni di quel ragazzo di fronte a me. In qualche modo aveva senso, era logicamente corretto, ma su un altro livello era terribile e straziante. Era ben argomentato- ma mancava dell’elemento delle emozioni. E io stavo cominciando a farmi l’idea che quello fosse il modo in cui la vita di Harry funzionava. Ben strutturata- aveva senso dall’esterno, lui le faceva avere senso. Eppure non si permetteva di sognare, credere, mancare- anche in senso di lutto magari? Per un breve periodo di tempo la mia mente pensò alla madre di Harry e alla signora Meredith. Aveva almeno avuto l’occasione di processare quello che era successo alle due persone che aveva amato- e amava ancora?

“Hey Amber!” riuscii a sentire la mia collega da dietro il bancone, dove si stava mettendo la giacca- mentre il mio altro collega stava spegnendo le candele su ogni tavolo. La macchina del caffè stava facendo un rumore infernale, dato che si stava auto-pulendo. Quindi ero sicura che nessuno dei due avesse sentito la voce bassa di Harry e la sua ragione per giustificare l’inesistenza dei sogni nella vita.

Era come venir trascinati nella realtà, troppo velocemente- quasi come io credevo che un viaggio nel tempo o un teletrasporto fossero. Uscii dal momento, formato solo da Harry e me. Improvvisamente il mondo consistette di nuovo di 7 miliardi di persone.

“Scusa tesoro- ma stiamo chiudendo! Se voi volete stare qui ancora per un po’, puoi prendere le chiavi e darle ad Aria? Se no- sì beh stiamo chiudendo per oggi.” La guardai sorridermi e arrotolarsi la sciarpa attorno al collo, prendendo la sua borsa.

“Grazie!” tornai a guardare Harry e dissi francamente; “Onestamente ho un po’ di fame.”

Una leggera risata gli scappò dalle labbra, “Sì. Sì, anche io. Conosco un posto qua vicino, che è…” fece una pausa, lasciandoci un tono drammatico, “probabilmente il miglior posto della città per uno snack notturno.” Il sorriso, che gli si allargò sul volto, fu abbastanza da farmi accettare la proposta in un secondo.

Harry si alzò per primo, visto che mi stava bloccando il passaggio. Mi spostai sul divano, prendendo i miei stivali dal pavimento- e mentre Harry spegneva la candela e cominciava a rimettersi la giacca, mi allacciai velocemente le scarpe.

Le luci del negozio si spensero improvvisamente e il posto diventò intensamente buio- solo la luce da fuori rendeva possibile distinguere le ombre là dentro.

Con l’aiuto di Harry, trovai tutte le mie cose- infilandole nella mia borsa. Mentre i miei colleghi stavano facendo le ultime cose, prima di attraversare la stanza, raggiungendo la porta. Stavano parlando allegramente- probabilmente emozionati di andare a casa, nel loro letto. Mentre Harry ed io per un momento apprezzavamo il silenzio tra di noi. Non era un silenzio imbarazzante- solo uno di quei momenti da apprezzare.

the journal - h.s. [Italian]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora