La voce di Louis suonò ancora una volta nella stanza, quando la canzone finì, "Siete così fantastici che riusciamo a sentirlo anche da qua sopra! Quest'ultima canzone è una cover della canzone degli Arctic Monkeys, R U Mine. Speriamo di vedervi tutti nella vita notturna della città, dopo! Grazie per averci fatto cominciare il vostro sabato." Harry cominciò la canzone rock con la sua chitarra. La batteria si unì e infine Louis, che stava tenendo il microfono con tutte e due le mani. Sapevo la melodia- era una sull'album che Niall mi aveva prestato quella settimana. Non potevo smettere di pensare che fosse una canzone perfetta per il Little Nothings.
"Dovresti andare a salutare, alla fine! Ho sempre voluto dirgli quanto mi piaccia la loro musica," mi incoraggiò Niall con un sorriso ancora stampato sul viso. Con ogni parola, io diventavo sempre più nervosa. Le farfalle ricominciarono a volare liberamente nel mio stomaco. Il ricordo dei suoi occhi verdi nel mio incubo, mi fece male. Come ero riuscita a danneggiare quel ragazzo non una ma ben due volte con due stupide domande. Magari avrei dovuto smettere di apparire a caso, ovunque lui fosse. Anche se non intenzionalmente... Improvvisamente la stanza si fece più calda, troppe persone, troppi pensieri. Mille e mille pensieri e ricordi che avevo cercato di reprimere tutta la settimana mi raggiunsero. Non avrei dovuto intromettermi in quel modo nella sua vita.
"Non... non lo so..."
Niall sembrò accorgersi del mio stato d'animo e la preoccupazione si fece largo nei suoi occhi. Dovevo sembrare un casino, "Penso che tu debba prendere un po' d'aria." Disse convinto, e io annuii semplicemente, stringendomi il naso, per placare il mio mal di testa. Cavolo. Non mi aspettavo di certo di imbattermi in Harry quella sera- tutt'altro, ero venuta in quel posto per provare a dimenticare il ragazzo che non avrei mai più rivisto.
[Harry' pov]
La musica mi scorreva nelle vene. Il testo lo conoscevo a memoria. Sorrisi quando Louis raggiunse perfettamente una nota, assieme alla melodia. Il controllo vocale di quel ragazzo era fuori da questo mondo. Era sempre stato il più estroverso, la faccia del gruppo, l'immagine. Lì, nel mio stato di quasi nirvana, potevo sentire i pensieri riguardanti Amber, uscirmi dalla mente grazie alla musica, che teneva occupata ogni mia singola cellula. Far parte di una cosa come questa era una benedizione. Dava importanza alla mia vita in modo indescrivibile. Potevo creare un nuovo mondo solo con un insieme di accordi.
"All I wanna hear her say is- Are you mine?" Mentre le parole mi uscivano dal corpo e raggiungevano Louis, in quella perfetta armonia, che avevamo scoperto anni fa, i miei occhi si mossero nel conosciuto locale. Quante volte avevamo suonato lì? Da quando ero arrivato in città, le cose si erano spinte sempre più avanti.
I miei occhi raggiunsero un ragazzo con i capelli biondo tinto, appoggiato ad un tavolo nella parte destra della stanza. La ragazza con lui aveva i capelli castani che le raggiungevano le spalle, mosse la testa con fare sorpreso e il ragazzo le posò una mano sulla spalla. Il suo viso si voltò nella mia direzione. Successe tutto in un millesimo di secondo, poi la mia attenzione tornò alla canzone.
Ma non potei fare a meno di pensare che fosse lei. Che fosse Amber. Vero? I capelli castani, la sua figura, il suo profilo. Ma, era qui con qualcun altro?
Quando la canzone stava per finire, cercai ancora la coppia e li trovai a camminare verso l'uscita, spingendosi tra la folla. E in quel momento sapevo. Vedendola in piedi, capii che era lei. Era Amber.
Praticamente Louis non fece in tempo a finire l'ultima nota, che mi ero già liberato della chitarra ed ero corso verso l'entrata sul retro. Non avevo idea di cosa stessi facendo, sapevo soltanto che non potevo farla andare via un'altra volta.
Faceva sorprendentemente freddo quella sera e il sudore sulla mia pelle mi provocò dei brividi, quando aprii la porta sul retro. La via in cui mi ritrovai era delimitata da muri di mattoni ed era pieno di cassoni dell'immondizia. Sospirai profondamente nell'aria gelida, camminando verso la strada principale. Proprio dietro l'angolo c'era l'entrata del bar, dove stavo suonando. Doveva essere lì. Non potevo essere arrivato tardi.
Decisi di credere che quel ragazzo fosse solo un amico. Non potevo nemmeno cominciare ad immaginare...
Il cielo era nero, mentre le macchine correvano per la strada, illuminandola con i fari. Potevo ancora sentire le grida da dentro il bar, mentre i miei occhi percorrevano la strada finendo sull'entrata principale. Pensando già di andare a quel cafè e trovarla, nel caso se ne fosse già andata. La vidi appoggiarsi al muro di mattoni rosso, pochi metri dalla porta, da dove proveniva una luce gialla fluorescente dell'insegna. Un gruppo di persone, poco più avanti sulla strada stava ridendo ma non sembravano essersi accorti della ragazza sola. Teneva le mani attorno al corpo, fissando il pavimento di fronte a lei.
Provai a sopprimere un sorriso, avvicinandomi. Il ragazzo biondo non c'era- ma non mi importava dove fosse. Tutto quello a cui riuscivo a pensare era lei, lì. Chiuse gli occhi, sospirando, facendomi capire che non stava tanto bene. Il modo in cui il suo corpo era teso, mentre si stringeva nelle sue braccia, come se qualcosa la stesse ferendo. Come se dovesse tenersi in piedi per non cadere a pezzi sul pavimento.
Prima che potessi fare qualcosa per fermarlo, sentii la mia voce piena di preoccupazione, risuonare nell'aria fredda, "Amber stai... stai bene?"
La sua testa si alzò molto più velocemente di quanto pensassi fosse possibile nel suo stato. Sembrava che stesse per perdere l'equilibrio. I suoi occhi si spalancarono quando mi vide, sembrando quasi quelli di un cervo.
"Harry?"
[Amber's pov]
"Non dovresti essere... sul palco?" non potevo crederci. Era venuto fuori dal nulla, mentre io aspettavo Niall, che si era offerto di andare a prendere la mia giacca al guardaroba, così potevamo andarcene. Niall si era preoccupato, quando la mia faccia aveva perso colore e mi ero aggrappata al suo braccio per rimanere in piedi. Merda. E poi Harry era arrivato! Non mi stava rendendo le cose facili.
Lo stupido, perfetto, bellissimo sorriso, che tanto amavo crebbe sul suo viso. Le sue labbra si aprirono per rispondere alla mia domanda, perfino le sue fossette si mostrarono, "Probabilmente."
Era venuto lì fuori- per me- quando c'era un pubblico che lo voleva sul palco.
Lo fissai incredula. Quella dannatissima maglietta nera che metteva in mostra qui bellissimi tatuaggi che gli ricoprivano quelle dannatissime braccia. E poi quegli occhi verdi. Non curante, si tolse i capelli da davanti agli occhi, "Non hai freddo?"
Lui scrollò le spalle, ricordandosi che quella non era la prima volta che io mi stupissi per la sua abilità di stare mezzo nudo in quella temperatura, senza lamentarsi.
"Sei assolutamente pazzo," le parole uscirono dalla mia bocca prima che potessi fermarle. Ma erano vere quindi sorrisi, mimando la sua azione. Vederlo lì. Realizzare che mi aveva visto- ed era scappato dal suo concerto, solo per venire fuori in solo quella maglietta a maniche corte nera e quei jeans- solo per... cosa? Per vedermi? Potevo vedere dal suo sorriso che lui poteva essere un pochino pazzo, ma non importava, perché mi sentivo esattamente nello stesso modo. Anche io avrei lasciato il mio concerto. Avrei anche sfidato una tempesta di neve, se voleva dire che potevo vederlo con quel sorriso ancora una volta.
"Per una volta nella mia vita, allora, non mi dispiace essere pazzo," stava combattendo il suo sorriso, mentre i suo occhi brillavano assieme alle luci della notte. La sua voce profonda era piena di onestà e divertimento. No... non divertimento. Felicità. Erano pieni fino all'orlo di felicità, mentre lui fece un passo verso di me. Ridemmo alla particolarità della vita. E con i nostri sguardi incatenati, ero abbastanza sicura che la pensavamo esattamente allo stesso modo: non avremmo mai più fatto andare via l'altro.
"Non dovresti esserlo. Non lo sai? Le uniche persone normali nel modo, sono quelle che non conosci abbastanza," non riuscivo a smettere di sorridergli. Lui mi faceva sorridere.
"Sai, dovrei scrivermelo da qualche parte," e finalmente neanche lui riuscì a contenere il suo sorriso e lo lasciò esplodere, mostrando le sue adorabili fossette. Sembrava che la gioia ci avesse fatti avvicinare e con piccoli passi, lo raggiunsi. Raggiunsi il ragazzo con la bellissima mente e quei due misteriosi occhi versi. Sapevo che la felicità che sentiva era solo leggera e che nel profondo c'erano delle altre più oscure emozioni che lo infestavano. Ma in quel momento, sapevo che era felice. Lo si poteva vedere. Ancora un passo prima di...
"Harry!" entrambe le nostre teste si voltarono al suono della voce del cantante dai capelli castani, che risuonava nella fredda aria notturna.
NOTA DELLA TRADUTTRICE
Ancora una volta non avete idea di cosa ho dovuto fare per aggiornare... Quelle chiavette sono dispensatrici di false speranze!!
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the journal - h.s. [Italian]
Fanfiction"Ti rendi conto che un diario è una cosa molto personale, vero?" la sua voce era roca, bassa e minacciosa. Mi fece indietreggiare, presa dal panico, mentre lui continuava, "quindi la mia domanda è, perché cazzo stai leggendo il mio?"