[Amber’s pov]
Era impossibile non sorridere, quando Harry fece dolcemente scivolare Daisy sul letto, facendole staccare le mani dalla sua maglietta e ricoprendola con la sua copertina. Lei mormorò nel sonno.
Chiuse la porta dietro sé, ma la lasciò leggermente aperta. Ritornammo in salotto in punta di piedi, per non svegliarla.
“È alquanto forte per la sua età,” Harry scosse la testa incredulo, quando raggiungemmo il salotto.
“È adorabile- sono sicura che farà impazzire un sacco di ragazzi, quando crescerà- proprio come fa ora,” presi la coperta sul pavimento e la piegai velocemente- era ancora calda. Lui prese un cuscino e seguì il mio esempio, anche se un sorriso gli era comparso sul volto, dopo al mio commento.
“Succederà sicuramente- allora, le fai spesso da babysitter?” tirò il cuscino sul divano e ne prese un altro, sorridendomi interessato.
“Sì- Sì abbastanza. È davvero adorabile ed è un bonus, perché aiuto Aria quindi,” mi guardava con i suoi occhi verdi, quindi io dovevo rimanere concentrata per formare una frase di senso compiuto; “è sempre bello passare il tempo con lei! Non le hai mai fatto da babysitter?”
Harry fece una smorfia, sorridendo, tenendo in mano l’ultimo cuscino, “No. Voglio dire sì, magari una o due volte, ma credo che Aria non si fidi! E ha ragione.”
Non sembrava gli importasse però. Continuò, ridendo, “Ci tengo a lei, okay? Ma non sono bravo a intrattenere le persone per tanto tempo. Cosa succederebbe se non avessi più idee? O se cominciasse a piangere? Comunque quando porto la chitarra, va tutto bene- quindi credo che il fatto che non ci sono spesso, rende le poche volte in cui ci vediamo, speciali.”
“Furbo!” tirai la coperta sul bracciolo della poltrona e lo guardai strizzando gli occhi, sedendomi sul divano. Ero abbastanza sicura che quello era il problema con la maggior parte dei ragazzi; non era che non gli piacevano i bambini, ma era troppa responsabilità quando glieli si affidavano.
Scrollò le spalle, “Beh non è facile intrattenere i bambini a lungo- quindi hai la mia stima per quello!”
Con un sorriso sincero, attraversò la stanza e si sedette accanto a me sul divano. Avevo sollevato le gambe e con le braccia le avevo circondate, sempre e comunque continuando a guardarlo con la stessa quantità abnorme di domande e immagini di lui come il cugino preferito che suona in una band e che si fa vedere in rare occasioni.
“Non hai idea di quante domande io abbia in mente,” osservai come i suoi occhi si spalancarono, sorpresi, mentre lui continuava a giocare con uno degli anelli alle sue dita. Rifletteva perfettamente la luce, ma lui non sembrava accorgersene, dato che il suo sguardo era fisso su di me. E sorrideva. Quel sorriso che faceva, mordendosi il labbro inferiore, provando a contenersi, ma le sue fossette comparivano ugualmente- quel tipo di sorriso che mi faceva aumentare il battito.
“Anche io veramente,” anche lui aveva delle domande? Il mio cuore perse un battito e io strinsi le mie gambe, provando a non impazzire o a cominciare a ridere come una maniaca.
Si avvicinò un pochino, come se gli fosse venuta un’idea; “Okay, conosco un gioco. Tu puoi fare qualsiasi domanda- a turno- e puoi decidere se rispondere o no.”
Annuii, capendo il gioco, prima che lui continuasse, “Devo andare al lavoro tra mezzora, quindi dovremmo probabilmente continuare un’altra volta- ma non significa che non possiamo continuare, giusto?” disse convinto. Convinto che ci saremmo incontrati un’altra volta. Poteva smetterla di provare ad uccidermi con le sue parole e le sue oneste intenzioni? Lui… lui mi dava speranza. Speranza che significava il pericolo di ferirmi se le cose fossero andate male.

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the journal - h.s. [Italian]
Fanfiction"Ti rendi conto che un diario è una cosa molto personale, vero?" la sua voce era roca, bassa e minacciosa. Mi fece indietreggiare, presa dal panico, mentre lui continuava, "quindi la mia domanda è, perché cazzo stai leggendo il mio?"