Sorridendo educatamente alla coppia mentre accendevo la candela sul loro tavolo, la mia mente rifletteva ancora sull’argomento della ragazza nuova- come faceva ad essere andata tanto male? Magari piaceva a Eric- magari si era agitato tanto e non si era accorto di trovarla interessante. Era così entusiasta del suo lavoro qui che spesso era lui quello ad organizzare concerti, club di poesia e di lettura. Ma se questa ragazza si era presentata ubriaca e aveva combinato un casino, la giornata per lui non era stata tanto semplice.
Sorrisi pensando ad un Eric innamorato, mentre posavo la candela nel suo elegante portacandela . “Potrei avere un cappuccino? E servite anche del cibo qui?” la giovane donna mi chiese, gentilmente, proprio mentre stavo per allontanarmi. Dopo averle detto il menu e preso la sua ordinazione, stavo per girarmi e tornare dietro al bancone, ma il ragazzo mi chiese una cosa, “Sai se Jenny è venuta qui, oggi?”
Scossi la testa confusa- Jenny? Conoscevo tutti quelli che lavoravano qui e sicuramente non c’era una Jennifer.
“Ha cominciato oggi e ci aveva detto che il suo turno cominciava alle sei e mezza, ma non era qui nemmeno alle sei,” continuò. I suoi occhi erano amichevoli e notai che aveva un tatuaggio di un robot sul braccio.
“Oh! Credo che sia andata a casa prima, mi dispiace,” quindi la nuova ragazza si chiamava Jenny. Guardai la coppia di fronte a me con un nuovo interesse- quindi loro erano amici di questa ragazza? Gli occhi del ragazzo erano castani e profondi, mi sorrise, “non fa niente. Grazie comunque.”
Annuii, ancora dispiaciuta che non potessi aiutarli, quando loro erano stati così gentili. Ritornai al bancone, cercando di non pensarci e cominciai a preparare il loro ordine.
“La coppia vicino alla finestra conosce la ragazza nuova, Jenny si chiama.” Dissi, annuendo verso il loro tavolo, quando Marc uscì dal magazzino. I suoi occhi raggiunsero velocemente il tavolo vicino alla vetrina e gli spalancò sorpreso, “Persi che sia un’artista? Magari frequenta quella scuola d’arte in South Wabash Avenue? Sembrano quel tipo di persone,” improvvisamente spostò gli occhi su di me e cominciò a balbettare, “Voglio dire, non che loro, insomma, non perché… ma ho pensato che, forse.”
Mi misi a ridere di fronte alla sua paura di sembrare troppo moralista, “Si, ho capito perfettamente cosa vuoi dire. Gli artisti di solito sono tutti colorati e hanno quel bisogno di esprimere se stessi e anche loro, una con i capelli color lavanda e l’altro con i tatuaggi, sembrano artisti.” Marc annuii decisamente alla mia spiegazione. La sua paura più grande era sembrare troppo critico e moralista o che non si capisse bene quello che intendeva. Perfino con me, era nervoso per quel motivo, anche se sapevo che non era il tipo di persona che aveva dei pregiudizi su tutti. Al contrario, difendeva tutti, cercando di trovare scuse per il loro comportamento. Quella era veramente l’unica cosa che mi dava fastidio di lui- il suo continuo bisogno di scusarsi per aver offeso qualcuno, anche se non lo aveva fatto. Fortunatamente non succedeva spesso che incontrasse una ragazza con i capelli color lavanda.
“Già, i capelli color lavanda sono un chiaro segno. È bello però che abbiano il coraggio di esprimere sé stessi in quel modo,” continuò Marc, sorridendo sollevato, mentre mi aiutava a finire gli ordini. Gli dissi a voce bassa quanto era figo il robot tatuato sul braccio del ragazzo e poi cominciammo a pensare a che colore di capelli aveva Jenny.
“Ecco a voi,” sorrisi alla coppia, posando la tazza marrone, piena di cappuccino di fronte alla ragazza.
“È davvero un bel posto questo- non avevo idea che ci fosse un posto come questo a Chicago!” la ragazza si portò una ciocca di capelli dietro ad un orecchio, sorridendomi.
“Beh, grazie. Lo dirò alla proprietaria. Sarà felicissima di sentirlo,” tenni in mano il vassoio vuoto e con la coda dell’occhio notai di non aver acceso una candela ad uno dei tavoli.
“È tanto che lavori qui?” mi chiese il ragazzo. I suoi occhi mostravano vero interesse.
Scrollai le spalle, “Fanno un anno e mezzo ora. Il tempo vola, ma è un bel posto in cui lavorare, quindi non mi lamento!” il ragazzo annuì, sorridendomi, “immagino. Beh, magari ci si vede in giro, se Jenny riesce a tenersi il lavoro.”
Le sue parole fecero ridere la ragazza che scosse la testa e sospirò. “Tanto per cambiare!”
“Oh andiamo, non è così male,” rise lui, facendo cadere delle ciocche del suo ciuffo sugli occhi, ma scansandole velocemente.
Visto che non conoscevo Jenny, non lo trovavo divertente come loro, ma mi fece pensare al motivo per cui il mio capo l’aveva assunta.
“Scusa, comunque,” la ragazza stava ridendo ancora e i suoi occhi brillavano, “è una ragazza adorabile, le manca solo il gene dell’organizzazione. Doveva essere una sorpresa, venirla a trovare il suo primo giorno, ma credo che non abbia funzionato. Sai per caso quando sarà il suo prossimo turno?”
Scossi la testa, “mi dispiace, i nostri orari cambiano da settimana in settimana, quindi non sono neanche sicura che sarà qui lunedì prossimo.” Notai il rumore della pioggia, che colpiva la finestra. Con la musica a basso volume, era piacevole, ma speravo che smettesse di piovere, prima di dover andare a casa. La porta si aprì ed entrò un uomo in cerca di rifugio dall’acqua. Il suo cappotto nero era già zuppo, quando si avvicinò al bancone per ordinare qualcosa di caldo, immaginavo.
“Nessun problema, le parleremo presto. Basteranno soltanto un paio di shots e comincerà a parlare di tutto,” il ragazzo continuò, cercando di non farmi sentire in colpa di nuovo e gliene ero grata.
“Lo terrò a mente,” sorrisi leggermente, prima di tornare al bancone, dove Marc stava preparando un caffè americano al nuovo, bagnato, cliente. Non potevo far altro che essere curiosa di incontrare Jenny- ad essere onesta, già mi piacevano i suoi amici. Sembravano interessanti- ero curiosa di sapere di più del tatuaggio e dei capelli color lavanda. Significavano qualcosa di speciale? E perché Jenny era ubriaca il primo giorno di lavoro? Magari quella coppia aveva qualcosa a che fare con tutto ciò?
Hey, ci sono ancora! yay! bene, sapete cosa dovete fare... ma nel caso non ve lo ricordaste, dovete votare, commentare e anche seguirmi... perchè no? sempre se volete, si intende ;)
Ugh, sono troppo stanca... dovrei smetterla di fare attività così stancanti come andare a scuola... ok, sto delirando... alla prossima!!

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the journal - h.s. [Italian]
Fanfiction"Ti rendi conto che un diario è una cosa molto personale, vero?" la sua voce era roca, bassa e minacciosa. Mi fece indietreggiare, presa dal panico, mentre lui continuava, "quindi la mia domanda è, perché cazzo stai leggendo il mio?"