[Amber’s pov]
Harry mi prese la mano e mi condusse nel locale, dopo aver deciso cosa bere dal piccolo frigo.
“Sai cosa?” mi sussurrò Harry, mentre scherzavamo su una bottiglietta di un liquido blu.
Mi voltai, “No.” Era molto più che vicino.
“Mi sono appena ricordato che non è ancora mezzanotte- il che vuol dire che hanno qualcosa di speciale per i drink sul menù. Quindi, cosa ne dici se proviamo qualcosa di molto esotico e fresco?” il sorriso rimase sul suo volto, e lui si avvicinò ancora. C’era pochissimo spazio per muovermi. Aveva ancora un braccio attorno a me, tenendo comunque aperta la porta del frigo. E con l’aria fredda dal frigorifero e il calore da lui, sembrava qualcosa di magico.
“Beh mi sembra interessante,” avevo sussurrato, prima di alzarmi sulle punte e lasciargli un lieve bacio, che causò uno splendido colore sulle sue guance. Mentre Harry ordinava qualsiasi cosa di ‘esotico’ e ‘prima di mezzanotte’ intendesse, io ammirai la piccola perla di Chicago.
Era un posto carino- una vera gemma della città, che Zayn aveva apparentemente mostrato ad Harry e Louis. Mi chiesi come Zayn fosse venuto a sapere di questo posto. Era piccolo e sembrava compatto nel modo in cui erano stati disposti i tavoli e le sedie, ma era molto pulito e pieno di piccoli fiori di plastica su ogni tavolo, in un tentativo di mantenere il posto piacevole.
“È sempre aperto. Letteralmente è sempre aperto! Non sono nemmeno sicuro che il signor Yukkie vada a dormire. Potremmo benissimo venire qui alle tre e mezza o anche alle sei di mattina e il posto sarebbe aperto!” Harry si fermò ad un tavolo bianco alto con quattro sedie. Era abbastanza distante dal bancone, quindi poteva essere considerato appartato- visto che c’era solo un altro cliente dall’ altra parte della stanza, seduto di fronte ad un piatto mezzo vuoto.
“Mangeresti davvero il kebab alle sei di mattina?” risi, slacciando la mia giacca e tirandomi via la borsa di dosso, posandola su una delle sedie.
“Beh. Possiamo considerarlo uno snack molto, molto notturno?” Non sembrò pensarci tanto , prendendomi la giacca e aiutandomi ad uscirne. Il mio cuore batteva molto forte. Ancora.
“Voi ragazzi uscite a festeggiare spesso? Louis mi sembra proprio il tipo,” e lo pensavo onestamente. Con quel sorriso carismatico e quei commenti sfacciati, la personalità di Louis era quella di uno che si divertiva tanto.
“Sì beh, occasionalmente, sì. A little party never killed nobody, giusto? Dopo i concerti, come quello dello scorso sabato, sei così carico che non puoi andare a casa a dormire. Hai tutta questa energia da scaricare- e Louis conosce i posti migliori. Conosce un bel po’ di misteriose persone, che vivono solo per quelle ore di oscurità e afflussi di adrenalina. Credo che lo faccia anche Louis. Quasi,” sorrisi alle sue parole, intendendo che Louis e Harry fossero più vicini di quanto pensassi. E in più le parole di Harry non mi sorpresero poi tanto. Potevo facilmente immaginare Louis come quel tipo di persona che si fa amica chiunque- non importava la classe sociale, l’aspetto eccetera. Era un ragazzo così accomodante. Probabilmente l’opposto di quello a cui Harry era abituato in casa sua.
In un posto come il negozio di kebab del signor Yukkie con piante di plastica e economici tovagliolini- non mi aspettavo nemmeno che Harry tirasse indietro la sedia per me. Ma stavo cominciando a pensare che queste buone maniere fossero qualcosa a cui lui pensasse. Era come se fossero parte della vita di tutti i giorni, come se fossero naturalmente instituite nel suo DNA. Ma probabilmente era abituato a casa- gli erano state insegnate ripetutamente per far sì che le imparasse. Vederla in quel modo era preoccupante.
Lo guardai sedersi di fronte a me, raccontandomi una di quelle uscite con Louis. E io lo stavo guardando, seduto lì, sorridendo, ridendo e raccontando- un ragazzo che aveva lasciato Harvard, un ragazzo con così tanto potenziale eppure nessun sogno per il futuro. Nessun desiderio di andare da qualche parte o essere qualcuno.
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the journal - h.s. [Italian]
Fanfic"Ti rendi conto che un diario è una cosa molto personale, vero?" la sua voce era roca, bassa e minacciosa. Mi fece indietreggiare, presa dal panico, mentre lui continuava, "quindi la mia domanda è, perché cazzo stai leggendo il mio?"