“Sai, potremmo anche chiuderci dentro,” provai a controllare la mia voce, ma uscì come un respiro irregolare. Quella ragazza. Mi toglieva il respiro con i suoi baci, al buio, “nel tuo,” oddio. “Il tuo appartamento?”
Potevo sentire ogni bacio che lasciava sul mio collo, prima di non lasciarle occasione di rispondere e congiungere le sue labbra con le mie. Stavo andando a fuoco. Ogni cellula dentro di me stava fremendo. Mi sentivo come una stella in procinto di esplodere perché non potevo contenere tutta quella luce- tutti quei sentimenti. Avevo bisogno di lei.
“Piccola?” mi costrinsi a rompere il bacio, anche se non avevo la minima idea di come avessi fatto. “Hai tu le chiavi?” il mio respiro era pesante, mentre i miei occhi si abituavano lentamente all’oscurità. Riuscii a vedere l’ombra di Amber annuire leggermente- non aveva detto molto dopo avermi praticamente attaccato. O beh, magari anche io avevo attaccato lei- ma era stata lei a smettere di aprire la porta dopotutto.
“Sì, ce le ho qui,” sentii il tintinnio delle chiavi, che era il suono su cui provai a concentrarmi. Provai con tutte le mie forze a concentrarmi- piuttosto che pensare a lei. Oddio. La sua voce risuonò senza fiato, un po’ più dura- come quella che immaginavo fosse la sua voce mattutina, ma più chiara nel modo in cui formava le parole. Era così incredibilmente sexy.
Le chiavi. Il rumore delle chiavi. Quel rumore. Concentrati. E lei era così vicina che potevo sentire il calore fuoriuscire dalla sua pelle, attirandomi verso di lei. Oh cazzo! Le chiavi. Concentrati. Il tintinnio delle chiavi.
Trovai la sua mano nel buio e presi il mio telefono dalla tasca. Con lo schermo come peggior luce della storia- provai a far entrare la chiave nella serratura per aprire quella porta. Nel mentre, lei mi stava abbracciando. Elettricità chiara tra di noi. E ci era voluto tutto il mio controllo per non lasciar cadere la chiave e ricominciare da dove ci eravamo interrotti.
“Bell’idea quella del telefono,” disse Amber, a malapena udibile. La sua voce sembrava tremasse- ma anche la mia lo avrebbe fatto.
Mantenni la porta aperta per lei- seguendola, afferrando i suoi fianchi con il braccio. Lasciò le luci spente mentre io le baciai il collo, per lasciare una traccia nella sua memoria di noi due, nessun altro, solo noi due. Noi. Si girò e di nuovo trovò le mie labbra, come se anche lei sentisse quanto quell’attrazione fosse naturale.
Non era mai stata così silenziosa prima, cominciando a sbottonare il resto della mia giacca, cosa che aveva cominciato a fare fuori dalla porta. I miei sensi sembravano extra sensibili. Come se improvvisamente fossi in grado di sentire solo la sua pelle sotto al mio tocco, come se improvvisamente fossi in grado di sentire il profumo che ora riconoscevo come suo. Lavanda. Estate. Calore. Menta, sorrisi al ricordo di come ci eravamo liberati delle gomme da masticare nell’oscurità.
Il suo respiro era frenetico, quando continuò a baciarmi. Come se fosse l’unica cosa a tenerla in vita, l’unica cosa che continuava a far battere il suo cuore.
“Tutto bene piccola?” avevo trovato le sue mani vicino ai bottoni- stava tremando. Continuando a baciarla, tenni la sua mano con la mia e attentamente slacciai l’ultimo bottone. Non mi rispose, cominciando a togliermi la giacca, lasciando le sue mani correre sul mio corpo. Lasciando apparenti innocenti tracce, che fecero girare il mio mondo. Le sue mani lasciarono un dolce tocco su di me e giurai di star perdendo la testa, sentendo le sue mani sull’orlo della mia maglietta- alzandolo.
Stavo morendo. Ma in maniera stranamente combinata, sembrava che stessi attraversando entrambi il paradiso e l’inferno- e poi c’era anche quel sentimento di quasi dolore- un dolore causato dal fatto che la volessi così tanto. Avevo bisogno di averla vicina, più vicina, il più vicina possibile. Avevo bisogno di spegnere il fuoco che lei aveva creato dentro di me, baciare via le fiamme che lei aveva posato sulle mie labbra, nella mia pelle.

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the journal - h.s. [Italian]
Fanfiction"Ti rendi conto che un diario è una cosa molto personale, vero?" la sua voce era roca, bassa e minacciosa. Mi fece indietreggiare, presa dal panico, mentre lui continuava, "quindi la mia domanda è, perché cazzo stai leggendo il mio?"