[Harry's pov]
Non poteva essere vero; i tessuti dei vestiti che si muovevano nel vento freddo, le luci che arrivavano dalle limousine che si muovevano per Chestnut Av. e i sorrisi finti, il fatto che fossi lì in giacca e cravatta, quando il mio cuore era con Amber a Chicago, pieno di vita. I miei occhi, che appartenevano ad un corpo, dove non c'era il cuore, si mossero per l'edificio antico di ispirazione romanica con le colonne bianche e la facciata simmetrica.
"Harry?" la voce di Cat provava- infatti- che si trattasse di un incubo da cui non potevo svegliarmi.
Mossi il mio corpo immobile, incredibilmente pesante e provai a respirare, senza venir sopraffatto dall'ansia. Cat mi prese a braccetto e mi guardò con occhi dolci sul viso, mentre sussurrò con un sorriso, "Stai bene?"
Annuii, non in grado di dire una parola, quando fece il primo passo verso l'entrata dell'edificio. Ero sicuro che il mio cuore stesse battendo all'impazzata per la paura di cadere nel buco nero che mi stava perforando il petto. Era solo un evento con un bel po' di persone ricche. Niente del quale non avessi esperienza o non avessi provato prima. Ma ovviamente quella volta sarebbe stata diversa; diversa nel senso che sarebbe stata l'ultima volta in cui avrei interferito con il mio passato. Potevo tagliare i fili e sopravvivere da solo? Anche con mio padre che faceva tutto in suo potere per assicurarsi che non l'avrei fatto? C'era qualcosa che mi rendeva nervoso; avevo sempre creduto che allontanarmi da lui sarebbe stato un sollievo. Che qualsiasi cosa là fuori, non sarebbe potuta essere peggio, non poteva essere più dura della sua compagnia. Eppure la paura del futuro dove lo avrei odiato, era molto forte, sarei stato in grado?
Eravamo due dei primi da arrivare; data la stagione, il cielo era già scuro e i flash dei paparazzi mi davano fastidio, fermando il tempo nella notte. Prima di cominciare a camminare, fermai Cat e i miei occhi incontrarono i suoi, "Se... impazzisco," i miei occhi si spostarono per terra, mentre sussurrai le ultime parole, "mi aiuterai?"
Odiavo chiedere aiuto. Odiavo il suono della mia voce che pregava per un aiuto, ed era piena di perdita di controllo. Odiavo doverle chiedere quello, ammetterlo mi avrebbe spezzato il cuore, essere così di fronte a lei, ma non ero sicuro che sarei riuscito a stare calmo. Non mi ricordavo esattamente le parole di Amber di settimane prima; ma mi aveva detto che andava bene chiedere aiuto agli altri. Che non dovevo conquistare il mondo da solo, nell'oscurità, per non parlare del provare a sopravvivere. Sospirai quando gli occhi di Cat si spalancarono in sorpresa, prima di rispondere, "Sai, non c'è bisogno neanche di chiedermelo."
Mentre le sue parole mi avvolsero di calore per l'affetto, che provò almeno ad alleviare l'ansia, camminammo dentro le luci e l'attenzione dei paparazzi. Provai a sorridere, ma sembrava più una smorfia, mentre le grida cominciarono, "È il figlio del senatore! Harry Styles!"
Caitlyn mi strinse la mano.
"Ti dispiace se mi ubriaco?" la ragazza che mi avrebbe accompagnato a quella serata, chiese sarcasticamente, quando le passai uno dei due bicchieri di costoso champagne. Non riuscii a non ridere. Agli eventi a cui avevamo partecipato insieme dai 17 ai 19 anni, cercavamo di rubare dei sorsi di alcol, senza che le guardie ci vedessero, dato che eravamo minorenni.
"Stavo per chiedere la stessa cosa," mormorai, mentre i miei occhi erano fissi sui nuovi arrivati all'entrata. Velocemente i miei lineamenti si indurirono, prima che i miei occhi trovassero i suoi.
"Signor Styles, lo sa che reprimere i problemi di rabbia con delle sostante, non è una cosa che il dottore le prescriverebbe, vero?" mantenne una faccia seria, e io rimasi sorpreso dalla sua risposta, lottando per trattenere il sorriso.
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the journal - h.s. [Italian]
Fanfiction"Ti rendi conto che un diario è una cosa molto personale, vero?" la sua voce era roca, bassa e minacciosa. Mi fece indietreggiare, presa dal panico, mentre lui continuava, "quindi la mia domanda è, perché cazzo stai leggendo il mio?"