"Sono qui," gridò Jenny, quando io mi piegai a raccogliere la lettera e cominciai a correre giù per le scale, per raggiungerla. Onestamente volevo solo lasciarmela alle spalle e tornare dentro la mia bolla sicura; ma la realtà non poteva essere ignorata quando continuava a bussare alla porta.
Aprii il portone, mentre Jenny continuava a parlare delle penose abilità di Harry e Louis in cucina e di come probabilmente avremmo finito per ordinare delle pizze e portare un estintore, per le evenienze. Il vento freddo mi raggiunse e la completa oscurità mi prese alla sprovvista; c'erano così tanti posti in cui nascondersi. Così tanti angoli all'ombra dove qualcuno sarebbe potuto rimanere a guardare.
Jenny mi salutò dal posto del conducente della piccola macchina di Perrie, ancora accesa. I fari illuminavano lievemente, facendomi realizzare che dal cielo stavano scendendo dei piccolissimi fiocchi di neve. Strinsi a me la borsa e con il cuore ancora pieno di paura, corsi verso la macchina. Potei sentire la musica che suonava alla radio ancora prima di entrare in macchina; quando aprii la portiera l'alto volume mi colpì, riuscendo ad eliminare ogni forma di ansia che era rimasta, la canzone di Whitney Houston echeggiò nella strada. Eppure non in profondità, lasciandomi affrontare emozioni contrastanti.
"I wanna dance with somebody!" Jenny cantò insieme alla radio, mentre io tirai le mie borse sul sedile posteriore ed entrai. Quasi bruscamente chiusi la portiera dietro di me. Rise di gusto, "Mix degli anni 80. I ragazzi non me lo fanno mai ascoltare."
Abbassò il volume in modo tale da poterci sentire, sorridendomi ampiamente, "Hey tu!" i suoi capelli erano raccolti in una coda alta e sembrava quasi che stesse brillando di felicità.
Si avvicinò e mi strinse in un molto gradito abbraccio, "Come stai?"
I suoi occhi si spostarono su di me, quando mi lasciò e la canzone di Whitney Houston risuonava leggermente in sottofondo. Provai ad annuire e a sorridere, ma non potevo resistere a lungo, "Non è stato il mio giorno migliore, ad essere sinceri."
Doveva essere evidente, perché lei aveva spento la radio completamente e si era voltata sul suo sedile. I suoi lineamenti felici si intristirono e lei mi afferrò la mano, "Hey-hey andra tutto bene, okay." La sua voce era dolce e confortante, ma io mantenni il mio sguardo sulla strada, non in grado di incontrare i suoi occhi gentili.
"Non ti succederà niente- fidati di me, se c'è una cosa di cui io sono sicura è che Harry sia pronto a staccare la testa a chiunque provasse a-" la interruppi gentilmente; "è proprio quello il punto, Jenny. Non voglio che si metta in quella posizione. Si merita di essere felice, santo cielo! Vivere la sua vita, suonare con i Little Nothings, vedere i suoi amici- invece deve costantemente controllare qualsiasi cosa faccia e assicurarsi che io stia bene, perché è preoccupato."
"Ascolta- Amber. Harry troverà una soluzione e tu devi pensare a qualcosa d'altro. Okay? Ecco come puoi aiutarlo- non impazzendo per questa storia. Passerà velocemente- voglio dire, quanto può essere pazzo questo Peter?" non ero sicura di quanto le avesse raccontato Harry quindi annuii e alzai la sguardo, incontrando soltanto sicurezza in quelle parole.
"Fai qualcosa questo weekend? Magari possiamo passarlo insieme con Perrie- niente ragazzi per un po' di giorni- solo noi ragazze. Possiamo stare a casa sua da... giovedì?" disse casualmente, accendendo la radio; la canzone di Whitney Houston era finita e una degli Wham! stava suonando. Si voltò e schiacciò l'acceleratore così da far schizzare in avanti la macchina con così tanta forza da spingermi indietro nel sedile. Nel frattempo mi ricordai di come Peter avesse parlato del 'biglietto di Harry per giovedì'.
"Non lo so- sono davvero indietro con le assegnazioni per il mio corso e-" Jenny mi guardò, prima di svoltare pericolosamente. Se non avessi indossato la cintura, mi sarei schiantata sulla portiera.

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the journal - h.s. [Italian]
Fanfiction"Ti rendi conto che un diario è una cosa molto personale, vero?" la sua voce era roca, bassa e minacciosa. Mi fece indietreggiare, presa dal panico, mentre lui continuava, "quindi la mia domanda è, perché cazzo stai leggendo il mio?"