Dopo essere rimasta a letto per altri quindici minuti, decisi che il momento di tranquillità poteva bastare. C'era questa cosa con i momenti di tranquillità- se duravano troppo a lungo, la perfezione si dissolveva. Quindi, mi alzai e camminai in punta di piedi per la stanza. Il pavimento di legno era leggermente riscaldato dai raggi del sole che penetravano dalla finestra. L'odore del caffè e la sensazione di avere quel diario di pelle tra le mani non era meglio del mio momento di pace al sole- ma era bello, in modo differente. E non vedevo l'ora.
Mentre la mia macchinetta del caffè faceva il suo dovere, io mi infilai una maglietta a maniche corte, enorme e preparai una tazza di fiocchi d'avena e uvetta. Mi rannicchiai sulla sedia e presi il diario.
Alla luce del sole sembrava ancora più consumato del giorno precedente. Finii velocemente la mia colazione, posai la tazza sul tavolo e aprii il diario.
Impaziente, il mio sguardo scorse le pagine illuminate dalla luce del mattino. Era molto più facile capire le parole ora, in confronto a ieri sera. Quasi troppo attenta, girai la prima pagina, come se ognuna fosse fatta del più delicato dei materiali.
2013 -
→ Washington D.C, Stati Uniti d'America. Gennaio
Le parole erano scritte in blu, ma erano leggermente sbiadite rispetto alle seguenti.
→ H.U, Stati Uniti d'America. Settembre
Questa frase era stata scritta in un altro momento- l'inchiostro sembrava più fresco e di una tonalità più scura di blu. Aveva senso- la frase di Washington era stata scritta a gennaio e quella di H.U. a settembre. Era interessante vedere come la calligrafia fosse cambiata col tempo. La prima frase era scritta alla perfezione. Attentamente. Magari il proprietario aveva appena ricevuto il diario in quel periodo? Magari era la prima cosa che aveva scritto? Magari era un regalo di Natale? Magari aveva vissuto nella capitale per tanto tempo?
L'ultima frase si distingueva dalle altre, visto che era in nero e le lettere erano più affrettate. Più strette. Le parole che formavano la frase, erano:
→ Chicago, Stati Uniti d'America. Settembre.
In uno degli angoli c'era scarabocchiato il titolo di una canzone che conoscevo perfettamente. E con altre penne erano stati fatti degli scarabocchi, probabilmente per vedere se funzionavano ancora. Per far scendere ancora l'inchiostro. In un certo senso mi piaceva come la prima pagina fosse usata per una cosa soltanto, molto casualmente. Nessuna restrizione, nessuna regola. Nessun ordine.
Immaginai che fosse una specie di cronologia, registro di posti in cui lo scrittore era stato. Magari mentre aveva il diario? Quindi aveva cominciato a Washington D.C- magari se lo era procurato e aveva cominciato ad usarlo lì? Poi si era spostato a H.U. sempre quell'anno. Qualsiasi cosa fosse. H.U. A questa persona piacevano le iniziali, ilche ovviamente era un problema per me.
E infine la persona era arrivata a Chicago. Visto che non potevo trovare delle risposte per tutti i miei perché- continuai con la seconda pagina.
Sulla seconda pagina c'era una lista di nomi- solo nomi però. Poi, nelle pagine seguenti c'erano degli appunti sparsi ovunque. Appunti come:
Titoli di film: Lost in translation. Fightclub + A beautiful mind (Russel C.)
Octō (lat.)- otto. Ottava- otto. Octopus- otto braccia. Ottobre- ottavo mese nel calendario romano.
Ricorda lucchetto 21184
Come si può descrivere il colore rosso?? (rabbia, amore, sangue, passione, sole al tramonto.)
The one day you find, ten years have got behind you. No one told you where to run, you missed the starting gun.
La maggior parte delle cose erano scritte con colori diversi- chiaramente alcune cose erano state aggiunte più tardi di altre. Ero più che sicura che l'ultima era un verso della canzone dei Pink Floyd. Quindi, magari lo scrittore era sessantenne- cinquantenne? Non riuscivo ad immaginare un ragazzo giovane, scrivere "otto" in latino- e in più era interessato al film "Lost in Translation". Quindi era probabilmente qualcuno di più vecchio. Un po' più giovane di quello che immaginavo.
Andava avanti. Con strani, unici e a volte anche semplici appunti. Di eventi, date, titoli, nomi. Non riuscivo a capire informazioni sul proprietario. Notai che un certo disegnino compariva più di una volta; sembrava un aereoplanino di carta ed era ripetuto su diverse pagine. Come se lo scrittore, ogni volta che si fermasse a pensare, disegnasse la stessa cosa. Si fermava a raccogliere le idee.
Il suono acuto della mia macchina del caffè, mi annunciò che il caffè era pronto e mi portò fuori dalla mia trance. Scendendo dalla sedia e posando il diario sul tavolo della cucina, feci una smorfia. Questa persona era davvero interessante. Non avevo mai pensato come parole, quali octopus o ottobre, fossero abbastanza simili- e decisamente non avevo mai pensato al motivo. Quindi lo scrittore era riflessivo. Curioso, riflessivo e aveva sentito il bisogno di registrare alcune cose della vita. Registrare i suoi pensieri e le sue idee. Se dovessi descrivere una mente brillante- il mio misterioso scrittore, cadrebbe direttamente sotto questa definizione, con la sua particolare osservazione e con l'affascinante mentalità.
Eccomi. Scusate l'attesa, ma nel caso non ve ne foste accorte, siamo arrivati a Maggio e, beh, scuola :( Sono davvero sommersa di cose da fare, quindi faccio fatica a tradurre, ma cercherò di essere più costante e veloce ;) Alla prossimaaa!
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the journal - h.s. [Italian]
Fanfiction"Ti rendi conto che un diario è una cosa molto personale, vero?" la sua voce era roca, bassa e minacciosa. Mi fece indietreggiare, presa dal panico, mentre lui continuava, "quindi la mia domanda è, perché cazzo stai leggendo il mio?"