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[Harry's pov]

Non dimenticare giacca e cravatta stasera, Styles xx Cat

Sorrisi leggermente per il suo messaggio, prima di tirare il cellulare sul letto, camminando avanti e indietro nella stanza d'hotel. Erano passati solo pochi minuti da quando c'eravamo salutati dopo il brunch e probabilmente non aveva fatto in tempo a raggiungere la reception prima di scrivermi quel messaggio. Sospirai profondamente, versandomi un bicchiere di champagne, dato che era l'unica cosa che apparentemente era già stata pagata e non sarebbe stata un costo aggiuntivo.

Il sapore dolce rimase sulle mie labbra, anche dopo aver finito il primo bicchiere, in un sorso. Lasciai la mia mano correre tra i miei capelli, provando ad immaginarla con i suoi capelli castani che sempre le finivano in mezzo agli occhi. Ricordai il suo profumo di lavanda. I miei occhi erano chiusi. Potevo quasi sentire la sua pelle sotto le mie dita, mentre le facevo scivolare la spallina del suo top nero giù dalla spalla; lasciando che poi la mia mano le accarezzasse le cosce, fino ad arrivare al bordo dei suoi pantaloni del pigiama. I suoi occhi che incontravano i miei, spostandosi poi sulle mie labbra con improvvisa timidezza mista ad eccitamento, che mostravano le sue guance rosee. Mentre il mio cuore continuava a battere più forte in quel ricordo di lei, dove potevo sentire il suo calore e-

Il mio cellulare cominciò a suonare, trascinandomi fuori dal mio sogno, facendomi aprire gli occhi, guardando la stanza. Sembrava che fossi stato colpito allo stomaco, dopo aver visto la stanza- la stanza vuota- e lei era costretta a stare in un molto lontano sogno ad occhi aperti.

"Sono Harry," la mia voce era senza anima e morta. Fredda.

"Presumo che la signorina Rosenkrantz abbia spiegato il piano per stasera, quello a cui tu- naturalmente- hai aderito."

Strinsi i pungi e contrassi la mandibola, quando la sua voce mi raggiunse, "Sì. Caitlyn ha spiegato tutto. Anche se non vedo come ci sia qualcosa a cui aderire, non ho avuto scelta, no?"

Il mio sarcasmo sarebbe stato visto come infantile da lui, ma non potevo evitarlo.

"Solo quelli che si sono guadagnati il diritto di poter scegliere che hanno questo lusso, Harry. Non vedo come il tuo stupido suonare una chitarra, né l'avere delle abilità nella media per preparare cocktails ti abbia guadagnato il diritto," il suo odio era chiaro, come il cristallo del bicchiere di champagne vuoto, che quasi distrussi. Ci fu un silenzio per un po', mentre lui si assicurava che io capissi quanto poco valessi. Assolutamente niente. Non importava quanti bicchieri di cristallo rompevo, non sarei mai stato ascoltato.

"Sì signore," risposi- la mia voce apparteneva a quello che lui voleva che fossi; niente. Morto, freddo, nessuno. Sarebbe tutto finito dopo stanotte; potevo sopportare una sola notte. Potevo andare avanti con il suo piano e assicurarmi che Amber fosse al sicuro e che rimanesse fuori da questa storia; assicurarmi che lui non le rovinasse il futuro. Cat sarebbe stata al mio fianco per tutta la sera. Avrei fatto quello che voleva e dopodiché, me ne sarei uscito.

"Harry- figliolo-" qualcosa cambiò nella sua voce. Non l'avevo sentito usare quel tono da tantissimo tempo, se non addirittura mai. Mi ricordava qualcosa però, un ricordo sfocato. Di un tempo che potevo a malapena ricordare quando un uomo anziano era nel corridoio di casa, aveva tenuto il suo capello in mano e aveva parlato gentilmente e con controllo con mio padre. Quasi sussurrando. Non potevo ricordare le sue parole o com'era veramente; i suoi capelli stavano diventando grigi e aveva dei baffi che mi avevano ricordato un leone, ricordai. Mi aveva visto in corridoio all'improvviso; nascosto dietro ad una delle porte ad ascoltare. Con il mio pigiama e i capelli ricci tutti scompigliati. L'estraneo aveva un accento strano.

the journal - h.s. [Italian]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora