Il riflesso del sole colpì Gian dritto negli occhi facendoglieli chiudere per un istante, e in quel momento ci fu un lungo stridio e venne sbalzato in avanti, sbatté contro qualcosa, l'aria gli sfuggì dai polmoni, il telefono che teneva in mano rotolò avanti tra i sedili mentre cadeva con la faccia nella moquette del pullman.
Appena tutto tornò fermo, si tirò su e un forte dolore al petto lo attraversò, strinse i denti e tenendosi a un sedile si volse verso i ragazzi "State tutti bene?" domandò controllando che nessuno si fosse ferito "Stiamo tutti bene? Tu stai bene?" chiese la coanimatrice Gian afferrò il suo zaino e corse avanti "Devo andare a vedere gli altri, state tutti seduti, arrivo.".
Avanzò tra i sedili controllando che tutti fossero seduti e stessero bene, ringraziò il fatto che fossero tutti seduti con le cinture allacciate quando c'era stata la frenata. Arrivò alla testa dell'autobus e vide l'autista che bestemmiava contro la sbarra del casello e di fianco a lui il parroco a terra, in fondo alla scala.
Una scarica d'adrenalina lo percorse e il suo lato volontario apparve "Agisci, non pensare, agisci." si disse.
Quando tutto finì era nuovamente seduto al suo sedile "Stai bene?" chiese di nuovo la coanimatrice lui annuì "Sto bene." disse cercando di evitare di voltarsi e incrociare due occhi azzurri che lo fissavano due file più indietro.
La giornata passò, ma quel dolore no. Durante il gioco serale notò come lo continuasse a fissare e a tener d'occhio ogni suo movimento. Decise di uscire e andarsi a prendere una boccata d'aria, appena uscito dalla sala una voce lo fermò "Gian, non mi freghi." si volse, i capelli biondi le cadevano morbidi sulla felpa grigia, aveva dei leggins neri e delle scarpe bianche "Sto bene Ale..." mormorò "Ti conosco, ho visto quella botta, ho visto la tua smofia di dolore quando hai starnutito e come non hai quasi parlato per tutto il giorno, ora tu vieni con me."Gianni la guardò e annuì "Va bene."
Entrarono nella sala animatori "Togliti la maglia." Esclamò Alessia frugando dello zaino del primo soccorso "Come dici?" domandò Gian "Togliti la maglia avanti, ho chiesto ai cambusieri di portare su del Voltaren." Gian sorrise "Gli animali di Babbo Natale hanno avuto dei problemi?" "Ringrazia che sei ferito e non ti posso far del male." sogghignando Gian si tolse la felpa e la maglia scoprendo il petto.
Un ematoma viola dal pettorale sinistro alla zona destra del bacino era presente su di lui "Santo cielo, sei un disastro Gian." Fece Alessia tirandogli addosso la pomata "Ahi, guarda che fa male." disse Gian facendo una smorfia "Muotivi e mettiti quella pomata deficente." disse indicandogli il bagno.
Gian guardò il suo riflesso nello specchio. Era pieno di cicatrici. Se le era procurato col tempo, cercando di aiutare tutti quelli che conosceva. Erano anni che portava avanti una crociata da solo, era un "cavaliere degli ultimi" sapeva perfettamente che spesso era una cosa inutile ma continuava lo stesso ad aiutare nonostante spesso stesse male "Sei caduto nello scarico o cosa?" domandò Alessia battendo contro la porta del bagno.
Si mise il gel, sobbalzando quando la pomata fredda toccò la sua pelle, si mise la maglia e aprì la porta trovandosi di fronte Alessia che non disse nulla, lo abbracciò.
In quel momento gli parve di essere in una bolla erano stretti in un abbraccio forte come l' acciaio, raro come il diamante.
"Per aiutare gli altri non devi metterti in difficoltà." disse "So che vuoi fare del bene, ma devi a volte pensare al tuo bene, quante cose hai sacrificato per gli altri? Ti sei mai chiesto quand'è stata l'ultima volta in cui hai detto no a qualcosa?" Gian la fissò "Si, ieri, quando mi hai chiesto se volessi l'acqua naturale al posto di quella frizzante." di fronte allo sguardo severo di Alessia abbassò gli occhi "Ho paura di deluderli se dico di no, se mi tiro indietro."
Alessia annuì "E cosa pensi che accacrebbe se un giorno dicessi di no? Si allontanerebbero o ti capirebbero? Quelli che a un tuo no se ne vanno probabilmente non hai perso granché visto che ti stavano vicini solo per avere qualcosa, i tuoi amici ti capiscono se dici di no, non aver paura di dire di no se non te la senti di fare qualcosa."
"La natura dell'uomo è vivere, non esistere. Non ho intenzione di sprecare i miei giorni nel tentativo di prolungarli, voglio viverli." rispose Gian, l'amica annuì "Ma tu fai troppe cose per gli altri, devi rendertene conto okay?" lui le sorrise "Sai, l'altro giorno mi sonore che sono un omega." "Hai guardato teen wolf senza di me?" "Ci tengo alla mia vita." Poi le sorrise "L'omega nel branco di lupi, ha la funzione è disinnescare le tensioni che si creano all'interno del gruppo, minimizzando la possibilità che situazioni di conflitto possano indurre i lupi a ferirsi gravemente cercando d'attirare l'attenzione su di loro sia col gioco sia comportandosi come "buffoni di corte" o clown attraverso una serie di comportamenti istintivi ma anche appresi, che vanno da particolari posture del corpo a espressioni facciali e vocalizzi, il lupo omega è in grado di calmare la situazione, evitare ferimenti e ripristinare l'armonia, è una delle figure più importanti sopportando al contempo la scarsa considerazione del branco." Ale alzò un sopracciglio "Che cosa intendi dire? Con questa spiegazione?" "Che per gli altri sono pronto a farmi da parte." "Non farlo più. Perché io ho bisogno di un persona che stia al mio fianco e non che stia da parte. Non combatti da solo. Tu hai me. Chiaro?" Gian annuì "Stai per caso piangendo?" "Sono allergica agli stupidi." "Ma qui non ce ne sono." "Io ne vedo uno di fronte a me." Gian la guardò male "Stavamo vivendo un bel momento, dovevi per forza rovinarlo?" Alessia lo fissò negli occhi e poi sorrise "Si."

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Random - L'ordinario in mini racconti
Short StoryNella monotonia della nostra routine siamo sempre di corsa, tendiamo a vedere le cose da una sola prospettiva, crediamo che esista un solo modo di vedere le cose. Ma siamo realmente sicuri che ciò che vediamo sia solo quello che i nostri occhi e la...