I passi di una persona che correva risuonarono nel corridoio, una ragazza dai capelli biondi apparve da dietro la svolta delle scale "Lui dov'é?" chiese fissando il ragazzo dai tratti orientali con la felpa Bordeaux "Perdonami per averti disturbata, Ale, quando sono arrivato era già nella palestra ed è parecchio incazzato." commento "Figurati, Damian." in quel momento dalla palestra riecceggiò un nuovo boato seguito da una serie di insulti "Credo sia meglio se vado di sotto a cercare di calmarlo."
Alessia scese guardinga i gradini di marmo che conducevano alla palestra "STRONZA." disse la voce di Gian mentre tirava con forza un calcio a una palla da calcio verde "DIMMI ALMENO COME MAI?" urlò colpendo di nuovo la sfera di cuoio, Alessia scosse il capo "Almeno non è la colonna di casa." commentò mentre vedeva di nuovo la palla impattare contro il muro bianco della stanza, dopo l'ultimo tiro la sfera arrivò ai suoi piedi facendo girare Gian.
Alessia lo osservò, era stanco, sudato, indossava dei pantaloni neri e la sua felpa blu, gli stessi vestiti con cui era uscito di casa quella mattina "Allora, va meglio?" chiese porgendogli la palla "Hai una domanda di riserva?" rispose Gian tenedo lo sguardo basso e prendendo la palla "Non ne avrai mai una da me." Gian annuì "Come pensi che stia?" Alessia fissò il muro bianco della palestra e la palla da calcio "Direi piuttosto male visto che hai intenzione di far crollare il muro con le tue pallonate." "Almeno non è la colonna di casa." rispose Gian "Ho fatto lo stesso identico pensiero." poi lo afferrò per un braccio "Gian, ti va di sederti e parlare?" chiese porgendogli la boraccia "Sto bene." "Certo, e l'acqua è verde." commentò facendolo sedere sui gradini di marmo "Allora, è successo qualcosa?" Gian deglutì e la fissò "Si nota così tanto?" Alessia alzò le spalle "A parte per le urla, le pallonate, gli insulti, il fatto che in casa sembravi in leone in gabbia, no, non si notava particolarmente." Gian annuì "Allora, mi dici che cos'è successo di così tanto sconvolgente?" Gian le porse il telefono.
"Ma perché mi sembra sempre che vai in cerca di tutti i rovi per infilartici dentro?" commentò Alessia dopo aver letto la conversazione "Potrebbero essere i rovi che vengono a cercare me." rispose Gian tirandosi su il cappuccio della felpa "Quindi è tornata." "Così pare." Alessia lo fissò "E non ha intenzione di spiegare." "No." "Tu come stai?" il cappuccio di Gian scese ancora di più sul suo viso.
"Dovrei indossare una maschera, cancellare gli ultimi anni che ho passato con lei per cosa? Dovrei fidarmi quando lei non si fida di me." commentò amaramente con la voce ovattata dal tessuto "Tu cosa vuoi?" Gian la fissò "Non lo so. Una relazione come la nostra, dove possiamo parlare di argomenti seri e di fuffa senza problemi, senza filtri. Dove la sincerità e la fiducia reciproca esiste, ma probabilmente ha ragione lei siamo cresciuti, abbiamo preso strade troppo diverse, e abbiamo conosciuto compagni diversi." Poi la fissò "Voglio piangere." Alessia gli sollevò la faccia "Hey, cretino, guardami." gli occhi neri si legarono a quelli azzurri della ragazza "Fa male, non posso neanche immaginarlo, ma non si merita che tu pianga." disse "Sei riuscito ad andare avanti giusto? Come con Anna, sei andato avanti." Gian annuì "Ma sai perché sono riuscito ad andare avanti? Perché ci sei tu, non fai mai niente di speciale ma ci sei sempre, mi ascolti e mi consigli." Alessia sorrise "Tu fai la stessa cosa con me." commentò mettendo le braccia sulle spalle del ragazzo "Sai che ho letto una cosa su internet." "Ah, quindi sai leggere." commentò Alessia sorridendo "Tu si che sai come togliere l'atmosfera romantica." "Oh, si mi piace far restare senza fiato le persone." rispose Alessia "Questo tipo di battute le faccio io di solito." Commentò Gian "Probabilmente hai una cattiva influenza su di me."Rispose a tono Alessia.
"Alcuni ritengono che se ci si guarda negli occhi per più di 6 secondi si prova o un forte istinto sessuale o un forte istinto omicida." disse Gian guardandola negli occhi, Alessia annuì "Ho letto anch'io quell'articolo." Gian le sorrise "Uno." "Due" mormorò Alessia "Tre." rispose avvicinandosi Gian "Quattro" continuò Alessia alzandosi "Cinque" esclamò Gian "Sei." concluse Alessia "Quindi che cosa facciamo?" le chiese "Sono passati sei secondi..." rispose Alessia, lui le sorrise poi l'abbraccio "So che odi il contatto fisico, ma..." "Va bene così." rispose Alessia "Sai che è importante abbracciare le persone così sai sempre la dimensione della buca che dovrai scavare." commentò lasciandola "Se per questo, è molto facile uccidere qualcuno con la scusa di volerlo abbracciare lo potresti soffocare prima che se renda conto." rispose Alessia "Andiamo su?" Gian annuì "Ah, un ultima cosa, se ti fa stare male, non aspetterò sei secondi." disse Alessia "Lo so." rispose Gian spegnendo le luci della palestra.
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Random - L'ordinario in mini racconti
Short StoryNella monotonia della nostra routine siamo sempre di corsa, tendiamo a vedere le cose da una sola prospettiva, crediamo che esista un solo modo di vedere le cose. Ma siamo realmente sicuri che ciò che vediamo sia solo quello che i nostri occhi e la...