Nuvole bianche

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"Ma chi te lo fa fare?" "Lascia perdere." "Arrenditi." "Non troverai mai qualcuno che starà al tuo fianco se ti comporti così." 

Per tanto tempo aveva sentito queste frasi ed aveva dato retta a quelli che le pronunciavano, aveva sofferto per quelle frasi.

Quel mattino si era recato in università per incontrare Gabriella, una sua collega di Pinerolo, la conosceva di vista da un anno, si erano rincontrati per caso come spesso accadeva nella vita di Gian c'erano persone che entravano ed uscivano a caso nella sua vita.

Era la seconda volta che mangiavano assieme, Gian aveva scoperto un posto dove c'era buon cibo a prezzi stracciati, dopo aver comprato il pranzo si erano adnati a a sedere su una terrazza dalla "palazzina Rossa" meglio nota come "Einaudi" era una terrazza semi nascosta che permetteva di osservare il cielo, che quel giorno era grigio, offuscato dalle nuvole grigie. 

Fissò il cielo grigio "Spero che il tempo non sia così la prossima settimana, anche se non sarebbe male." pensò. . 

Gabriella seduta vicino a lui gli parlo della sua paura per le persone travestite da pupazzi alle manifestazioni. Discussero su temi legati alla fede o di problemi di cuore, di amicizie perdute. La ascoltò e lei ascoltò lui. 

Notò come fossero diversi di abito, lei indossava delle All Star e dei Jeans, lui dei pataloni da trekking e anfibi lucidi.

Il suo sguardo fu nuovamente catturato dalle nuvole bianche in cielo "Quella nuvola mi ricorda una principessa con un sombrero." aveva esclamato indicando a Gabriella una nuvola, che l'aveva fissato sorpresa, e Gian aveva sorriso, a volte era ancora un bambino. 

  Ma era fatto così, guardava il cielo perché in fondo le idee e i pensieri vanno in alto, mai in basso, quante volte aveva guardato il cielo pensando a qualcuno? Quante sere aveva contemplato la luna sapendo che era la stessa luna che le persone a cui voleva bene la vedevano in maniera identica. 

Fissò il cielo, velato da nuvole grigie e bianche, soffici come cotone ma cariche di pioggia, che sarebbe ben presto caduta portando tristezza, traffico e si magari anche disastri. Ma la pioggia portava anche la possibilità di piangere senza che nessuno se ne accorgesse, tirando su in cappuccio. 

Portava le pozzanghere in cui lanciarsi con gioia, le danze sotto la pioggia, il sentirsi dentro un film romantico nonostante tu sia single e vuoto di ogni sentimento verso qualcun altro. 

Quando pioveva pensava a Ilaria, la sua "sorellona" che non vedeva da anni, ma era presente anche a distanza, che gli aveva insegnato a guardare oltre le nuvole, perché il sole sarebbe tornato. 

Penso alla sua animata Giulia che per un anno intero aveva accompagnato a casa, l'avrebbe fatto ancora per un anno, poi sarebbe diventata sua pari, sarebbe diventata animatrice, e allora sarebbero potuti essere amici alla luce del sole, nessun regolamento da rispettare. L'aveva accompagnata a casa senza problemi ignorando le condizioni metereologiche, la stanchezza o altro. 

Aveva imparato a tornare a casa a piedi accettando di essere l'unica persona che cammina per strada. Gli piaceva camminare.

Penso a quello che aveva detto alla sua collegha mentre svuotava il suo zaino mentre i Vigili del Fuoco creavano le squadre per l'esercitazione "Io tengo sempre con me le cuffie, mi piace ascoltare la musica, all'inizio le tenevo solo quando andavo a scuola o quando tornavo, alla fine non so più star senza di esse, perché mi fa paura il silenzio, ho paura del silenzio, perché in quei momenti posso sentire i pensieri negativi che appaiono." la collega aveva annuito poi l'aveva aiutato a salire sul Defender ed erano partiti. 

Pensò a Giulia che faceva servizio con lui e quel mattino gli aveva mandato una foto che mostrava una maglietta che recitava "In my Defense:I was let unsupervised". Andavo in CRI assieme e anche se distante gli aeva chiesto come stesse andando l'attività. Pensò a quando aveva deciso di togliere le lettere dall'uniforme e tenerle nello zaino perché in quel momento erano un peso.

Fissò di nuovo il cielo e poi guardò Gabriella, le sorrise e le disse "Grazie." Gabriella annuì, non servivano parole, aveva capito cosa intendeva. "Figurati, io sono qui." Gian le sorrise "Ma non è scontato." "Gian, ci sei sempre per i miei alti e bassi, le mie problematiche, i miei dubbi, le mie paure, i miei scleri. Credo sia giusto esserci per te." replicò "Magari ti sembra strano ma è così." Gian la fissò "Ma sono un 19." Gabriella sorrise "Pensala come vuoi, sarai anche un 19, ma attorno a te hai tanti altri numeri e prima o poi troverai qualcuno che ti farà diventare un 20 oppure troverai una tua 19. Ma non dimenticarti degli altri numeri." aveva mormorato mentre una prima goccia cadeva dalle nuvole.




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