L'arte di fare pace

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Gian fissò la porta a vetri illuminata di fronte a lui, avevano litigato, di nuovo, lo facevano spesso, magari non con cattiveria ma erano magari discussioni comunque brutte, fatte d'insulti, frecciatine, stavolta però aveva esagerato, entrambi avevano esagerato.

Quella sera Gian aveva bevuto e scherzato in compagnia di una ragazza per tutta la serata, quello per Gian era lavoro, un semplice lavoro, dovevano fare anche quello. Il contatto con gli ospiti, in cui si parlava con loro, si beveva qualcosa, si ascoltavano.

Però il lavoro non con comprendeva il fatto che si mettesse a ballare con lei in pista un ballo in cui era previsto il contatto fisico. 

Silvana l'aveva tenuto d'occhio, come facevano sempre, solo che dopo la fine della riunione settimanale, mentre erano andati in Costumeria a recuperare le loro borse l'aveva affrontato "Potevi anche evitare." aveva esclamato affrontandolo duramente "Si è trattato di lavoro." aveva risposto Gian prendendo il suo zaino "Solo lavoro?Quello non era solo lavoro, ci stava palesemente provando con te. E non credere che non me ne sia accorta." 

Gian l'aveva fissata "Credi sul serio che sarei andato a letto con lei?" esclamò "Non dico quello, però." Gian la fissò "Non amo la gente che mi mette in discussione, puoi non essere d'accordo con le mie scelte, ma non mi mettere in discussione, perché sono una persona che quando si impegna c'è al 100%, okay?" "ALLORA FAI QUELLO CHE TI PARE! VAI CON CHIUNQUE TI SALUTI UN MINIMO." aveva urlato Silvana  "CHE COSA DIAMINE CREDI? CHE IO SIA UNO CHE VA DIETRO A CHIUNQUE INDOSSI UNA GONNA E MI SORRIDA?!?" aveva replicato Gian "Se lo pensi davvero allora significa che non mi conosci. E sai cosa? Forse è vero, non ci conosciamo abbastanza." poi uscì dalla costumeria e incrociò Kate "Gian..." Non la degnò di uno sguardo, si diresse camminando verso la spiaggia e una volta lì si sedette sulla sabbia. 

Si fermò a fissare le onde del mare fino a quando non udì dei passi, si volse e vide che era Anna "Posso sedermi?" esclamò sistemandosi nella felpa "Prego Annie." replicò fissando le stelle "Si è sentito tutto?" Annie sorrise accendendosi una sigaretta "Ti hanno sentito tutti." poi lo fissò "Gian...questa è la terza volta che litigate in questa settimana." Gian la fissò "Questo è vero, ma noi siamo fatti così litighiamo sempre." poi scosse il capo "Il fatto è che lei non capisce che per me era solo lavoro quello." Annie annuì poi gli porse la sigaretta "Mi avevi promesso che ce ne saremmo fumata una assieme." Gian annuì "E stasera vuoi che fumi?" Annie sorrise mentre lui faceva scattare lo zippo e accendeva la sigaretta "Gian, devi andare tu a chiederle scusa." in risposta aveva alzato le spalle "Non fare così, Gian, si vede che entrambi tenete l'uno all'altra." "Lei è una maledetta testarda." rispose Gian poi spense la cicca e s'allontanò. 

Ed ora era lì davanti alla stanza di Silvana, vide un ombra muoversi e temendo che si volesse chiudere dentro Gian aprì di scatto la porta "Oddio." esclamò Silvana vedendolo entrare "E SE FOSSI STATA NUDA?" urlò, Gian alzò un sopracciglio "Non sarebbe stata la prima volta che ti vedevo al naturale." Silvana sorrise un momento, poi si volse e lo fissò "Cosa vuoi?" "Chiederti scusa." rispose a tono Gian "L'hai fatto. Ora puoi andartene." "Questo è quello che vuoi?" "Se ti dico di si te ne vai?" "Solo se lo desideri.".

Gian si sedette sul letto e la fissò mentre sistemava il macello che aveva in camera
 "Senti, mi dispiace averti urlato addosso, sono stato uno stupido e ti chiedo scusa." "Mi hai già chiesto scusa. Ti stai ripetendo." Rispose guardandolo di traverso  "Quello che ti voglio dire è  che non so che cosa farei senza di te." "Tu mi hai detto di non mettermi i calzini bianchi con i pantaloni neri"  "Non si abbinano bene" "Tu mi dai il miele quando ho un calo di zuccheri."  "Non rispetti gli orari dei pasti." "Abbiamo fatto un lavoro veramente lungo e difficile, che ci ha distrutti veramente tanto e bhe l'unica cosa bella è poter dormire assieme. Ma ovviamente ho rovinato tutto, quindi non mi resta che andarmene e sperare in un'altra possibilità domani." 

Esclamò alzandosi:"Spero che tu ti sia alzato per andarti a cambiare e poi tornare qui." Rispose Silvana "Quindi mi perdoni?" "Vedremo quanto tempo ci metti a cambiarti e poi potremmo parlarne e potrei cambiare idea se portassi del cibo." Gian la fissò "E va bene.". 

Tornò in camera passando davanti a quella di zio Andrea e Aquila "Allora, piccioncini avete fatto pace?" esclamò bevendo un sorso di birra  "Si zio." "E questo è l'importante." "Concordo." Aquila sorrise poi iniziò a canticchiare:

 "Le notti non finiscono

All'alba nella via
Le porto a casa insieme a me
Ne faccio melodia
E poi mi trovo a scrivere
Chilometri di lettere
Sperando di vederti ancora qui"

Andrea accese la sigaretta e sorrise fissandolo 

"Inutile parlarne, sai
Non capiresti mai
Seguirti fino all'alba e poi
Vedere dove vai

Mi sento un po' bambino, ma
Lo so, con te non finirà
Il sogno di sentirsi dentro un film"

Una voce dall'alto li fece voltare mentre il capovillaggio scendeva le scale accompagnato da Jessica:

"E poi all'improvviso
Sei arrivata tu
Non so chi l'ha deciso
M'hai preso sempre più
Una quotidiana guerra
Con la razionalità
Ma va bene purché serva
Per farmi uscire"

Gian sorrise mentre gli altri animatori si univano al canto riempiendo lo Staff Quarter delle loro voci

"Come mai
Ma chi sarai
Per fare questo a me?
Notti intere ad aspettarti
Ad aspettare te
Dimmi come mai
Ma chi sarai
Per farmi stare qui?
Qui seduto in una stanza
Pregando per un sì"

 Silvana s'affaccio e vide che Gian che le sorrideva circondato dal resto dei colleghi

"Dimmi come mai
Ma chi sarai
Per farmi stare qui?
Qui seduto in una stanza
Pregando per un sì"



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