"Ale.... sei sveglia?" la voce di Gian si fece sentire nel buio della camera "No..." Gian si guardò attorno "Quindi dormi?" udì uno sbuffo divertito "Si." "Ma mi stai rispondendo..." Alessia si sistemò meglio sotto le coperte "Sono la tua coscienza Gian, è da tanto tempo che non ci sentiamo." Gian sorrise "E come mai, coscienza, hai la voce di Alessia?" "Perchè sono dovuta diventare una persona reale perchè tu mi ascoltassi." "Ha senso, in effetti." disse la voce di Gian spegnendosi.
"Coscienza..." Alessia alzò gli occhi al cielo "Dimmi Gian..." "Posso farti una domanda?" il rumore di un'auto ruppe per un momento l'atmosfera "Dimmi..." "Secondo te, abbiamo mai mangiato l'uovo di una gallina che poi abbiamo mangiato?" Alessia si passò una mano sulla fronte "Che pensieri fa Gian?" si chiese "Può essere Gian, può essere, tutto è possibile, è il cerchio della vita." un'altra macchina passò sotto la casa vacanze.
"NANTS INGONYAMA BAGITHI BABA" urlò Gian a piena voce facendola sobbalzare "MA SEI SCEMO?!?" esclamò Alessia mettendosi a sedere e accendendo la luce fissando Gian nel suo letto "Hai detto che era il cerchio della vita e mi è venuta in mente la prima strofa della canzone." Alessia lo fissò "Gian, tu sei irritante, potevi svegliare i ragazzi." esclamò incrociando le braccia, Gian ebbe la faccia tosta di sorridere "Però mi vuoi bene." le rispose "Questo non ti rende meno irritante." Replicò Alessia "Dai, mettiti a dormire, domani dobbiamo andare con i ragazzi a visitare la città." Gian la fissò "Okay." rimettendosi nel letto "Buona notte." esclamò Alessia.
Poco dopo però udirono qualcuno bussare alla porta "Aspettiamo qualcuno?" le chiese Gian "Alle 2 di notte?" rispose Alessia mettendosi le scarpe mentre Gian si mise gli occhiali, poi apri di scatto la porta trovandosi di fronte Alice "Piccola cara, che cosa ci fai sveglia?" le chiese Gian "Ho bisogno di parlare con qualcuno." esclamò la ragazzina "E non puoi aspettare domani?" le domandò Gian beccandosi un calcio da Alessia "Dai vieni dentro." esclamò Gian facendole spazio e lasciandola entrare.
"Prima di partire ho discusso con mia mamma per una cosa stupida, sono andata via arrabbiata e ora sto pensando che lei sta dormendo da sola a casa e l'ultimo ricordo che ha di me è quello in cui io litigo con lei prima di salire sul pullman." esclamò Alice, Gian fissò Alessia che con lo sguardo gli disse una sola cosa "Tua animata, tua responsabilità." Le sorrise riconoscente. Alice lo fissò "Questo pensiero mi assilla, da ormai tutto il giorno." poi iniziò a torturare il polsino del suo pigiama "Gian, io vorrei essere come te." "Asiatico?" Alessia si schiarì la voce mentre si metteva le cuffie "No, sembra che tu abbia capito tutto, sorridi sempre, aiuti sempre tutti, cerchi sempre di trovare un lato positivo a qualsiasi cosa, dimmi come fai."
Gian la guardò e le fece "pat pat" sulla testa: "Il mio sorriso potrà essere presente sul mio viso, ma chi dice che io non stia a pezzi dentro? Gli occhi possono forse vedere i sentimenti? Io non credo." Esclamò poi si sistemò i capelli "Sai, tutti noi abbiamo bisogno di trovare una persona che non se va nemmeno se le urliamo a squarciagola che non la vogliamo vedere, abbiamo bisogno di una persona che abbracci le nostre paure, che ti accetti così come sei e non ti faccia mai sentire sbagliato, anche se tu pensi e sai che sei pieno di difetti. Tu, io, chiunque, ha solo bisogno di qualcuno che abbia voglia di parlare con te fino a notte fonda e che ti faccia sentire la persona speciale che sei." con un tonfo si sedette vicino a lei "Te lo dico ora che ha le cuffie, Alessia per me è quella persona, per me parte tutto dallo sguardo, lo capisci da quello sguardo capace di infrangere le maschere che ti crei ogni giorni, capace di andare a scavare dentro l'anima, Alessia è l'unica che sa quando sto male anche se ci stiamo sentendo su Whatsapp." "Hai mai discusso con lei?" Gian sorrise fissando il soffitto "Mai perchè la mia relazione con lei si basa su una sola cosa, la fiducia. So che le vado bene così come sono." "Posso chiederti una cosa?" "Dimmi cara." replicò Gian mentre iniziava a sentirsi seriamente attratto dal cuscino "Hai mai pensato di farti male?" quella domanda rimase sospesa nel silenzio.
Gian si umettò le labbra "Sai, a casa sul balcone ho una colonna, tante volte l'ho presa a pugni fino a quando le mie nocche non iniziavano a sanguinare poi però qualcuno mi ha fermato, mi ha fatto capire quanto fosse inutile era meglio parlare con qualcuno, giocare a calcio in parrocchia, cucinare, tutte attività che mi impegnavano fisicamente ma anche mentalmente."
"Cosa farebbe Alessia se tu sparissi?" chiese Alice Gian alzò le spalle "Ale, sa che con la vita che faccio potrei andare in posti dimenticati dagli uomini e da Internet, ma sa anche che appena trovo un pochino di connessione le scriverei subito quindi non si preoccupa e mi verrebbe a cercare in caso contrario." poi le sorrise "Hai paura di non essere abbastanza per lei?" Gian annuì "Ogni giorno. So di essere una persona, testarda, logorroica, infantile, pignola, macchinosa. Però so che lei mi sopporta e mi supporta sempre. Sa che a volte i miei silenzi sono molto rumorsi, che le mie risate sono in realtà lacrime e le mie braccia incrociate vorrebbero solo aprirsi in un abbraccio. Sa che se non voglio parlare prima o poi lo farò ma non mi obbligherà lei, mi darà i miei tempi ma quando vorrò parlare so che la troverò pronta ad ascoltarmi." poi le sorrise "Lo stesso farà tua mamma, non temere, domani la chiamiamo, ora però vai a dormire." esclamò accompagnandola alla porta "Buona notte cara." "Buona notte Animatore." replicò Alice abbracciandolo e tornando in camera.
"Hai dimenticato manipolatore, impulsivo, autodistruttivo, distratto, riottoso, volgare e pignolo." Disse Alessia "Ma ho anche dei difetti." rispose Gian sorridendole "Credevo avessi le cuffie." "Le avevo, ma mica ho detto che avrei sentito la musica o che le avrei connesse al telefono." "Non credevo applicassi taliazioni subdole per spiarmi." resplicò Gian sistemando il suo sacco a pelo "Gian. Direi che sei abbastanza coperto." "Mi piace arrotolarmi nelle coperte." "Infantile." "Meschina." "Ti voglio bene." Alessia lo fissò "Non vale." Gian le sorrise "In guerra tutto è valido." in risposta un cuscino la colpì in viso "Gian, sono le 2 di notte, no." Lui le sorrise "Okay, mi dai il cuscino?" Alessia scosse il capo "No." "Ho la nutellla nello zaino." "Era nel tuo zaino." rispose Ale "Hai toccato il mio zaino? Con quale autorità?" Alessia lo fissò "Gian...il fatto che mi fidi di te, non significa che non dia un occhio alle cose che hai messo nel tuo zaino, tranquillo, non ho toccato quella borsa.Poi sono la tua coinquilina e tua migliore amica, ho più autorità io di una qualsiasi ragazza o fidanzata." Gian la guardò furbo "Hai detto fidanzata?" Alessia lo guardò "So quello che ho detto, è tardi e lo zucchero può scappare a volte." poi gli lanciò il cuscino "Ora spegni la luce o farò in modo di farti dormire con i ragazzi." "Okay, come vuoi, Notte Ale." "Buona notte Gian." rispose chiudendo la luce.
"Hey, coscienza, secondo te, Alessia mi vuole bene?"a Alessia nel buio sorrise "Si Gian, sono certa che Ale ti vuole bene, ora però dormi." "Va bene coscienza." Gian si sistemò ancora nel suo sacco a pelo, udì il rumore di un'auto che passava, poi il latrato di un cane e il respiro leggero di Alessia. Sorrise era ora di chiudere gli occhi.

STAI LEGGENDO
Random - L'ordinario in mini racconti
Historia CortaNella monotonia della nostra routine siamo sempre di corsa, tendiamo a vedere le cose da una sola prospettiva, crediamo che esista un solo modo di vedere le cose. Ma siamo realmente sicuri che ciò che vediamo sia solo quello che i nostri occhi e la...