Le luci a neon illuminavano le file ordinate delle merendine, Gian fissò con interesse quel panino, salsa rosa e gamberi, era bloccato trattenuto a malapena dalla vite senza fine della macchinetta.
Sorrise, forse sarebbe bastata una semplice spinta, colpì con una spallata il vetro ma non ottenne nulla "Doppi vetri rinforzati, con davanti una protezione di plexiglass, interessante." osservò Gian studiandola, per anni si era esercitato alle macchinette del suo liceo, sapeva perfettamente quali fossero le migliori da assalire, sapeva come sfruttare la caduta di un'altro oggetto per ottenere due prodotti o magari bastava un semplice pugno.
Però tutti quei trucchetti non sarebbero stati utili con quel distributore, quel prodotto era bloccato, come lui.
Si guardò attorno, era fermo ad aspettare il treno, in attesa, la stazione era fredda, nonostante fosse mattina inoltrata, gli piaceva quella stazione, ancora in fase di costruzione ma già operativa.
Fissò le fila vicine, una era vuota, l'altra ospitava un panino "Praga, pomodoro e Formaggio." scosse il capo, in fondo quei panini erano un concentrato di prodotti chimici. Eppure, quanti soldi aveva speso per quei panini? A volte è proprio vero il fatto che più una cosa ci fa stare male, più la vogliamo, per esempio il fumo, un certo tipo di alimento, le droghe, certe amicizie.
In un lampo gli vennero in mente una serie di immagini e frasi "A volte trattenere fa più male che lasciar andare." poi un paio di video di Tik Tok ed in fine la sua canzone preferita "Come Mai." degli 883, canzone che ascoltava quando stava veramente male, l'ultima volta che l'aveva ascoltata era stata una sera sul cammino di Santiago.
Fissò di nuovo il panino e poi sobbalzò, il numero 38 era il doppio del suo numero, il 19. La frase del maestro Ooguway gli risuonò forte "Il caso non esiste." poi fissò il numero 19 e sorrise, c'erano esposte le sue gomme preferite e sorpresa sopresa, costavano 40 cent in meno rispetto ai bar.
Ne comprò una confezione e fissò il panino bloccato, il mondo dopotutto sarebbe andato avanti, sarebbe arrivato l'uomo addetto alle macchinette che l'avrebbe riposizionato nella fila corretta, bastava solo avere fede.
In quel momento uno stridio di freni lo fece voltare, il treno era arrivato, salì e fissò il corridoio vuoto, sorrise "Mi piacciono i treni.". Non si sedette, si appoggiò a uno dei mancorrenti e attese che il convolgio partisse. Fissò un'ultima volta la macchinetta con quel panino al numero 38, poi le porte si chiusero con un sibilo e in quel momento, attraverso i vetri dello scompartimento, Gian vide il panino cadere.
Sorrise mentre in aria risuonava il fischio del capotreno "In fondo, una cosa non è mai per sempre." mormorò mentre nelle sue cuffie arrivava "On my Own." di Ashes Remanin, con uno sbuffo, lentamente il treno entrò nella galleria buia lasciandosi dietro, quella fredda ed umida banchina vuota.

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Random - L'ordinario in mini racconti
Short StoryNella monotonia della nostra routine siamo sempre di corsa, tendiamo a vedere le cose da una sola prospettiva, crediamo che esista un solo modo di vedere le cose. Ma siamo realmente sicuri che ciò che vediamo sia solo quello che i nostri occhi e la...