"Nevica ancora?" chiese Giulia Alex annuì "Si, ma voi dovreste dormire." rispose fissando le animate di Gian.
Erano al ritiro parrocchiale assieme, appena Gian e gli altri si erano resi conto che quel weekend avrebbe nevicato erano diventati dei bambini coinvolgendo tutti gli animati. Infatti dopo pranzo avevano iniziato a giocare con la neve, inizialmente avevano costruito dei pupazzi di neve poi uno dei ragazzi aveva avuto la malaugurata idea di lanciare una palla di neve addosso a Gian e da quel momento lo scontro era divampato feroce.
"Ale, ci racconti una storia?" Domandò una delle sue animate "Ma ragazze, siete grandi." "Noi no." Disse Alice, una bambina di quinta elementare "E che storia vorreste sentire?" "Che ne dite di una in cui voi dormite e io e la vostra animatrice andiamo a programmare i vostri giochi?" domandò Gian entrando nella stanza "I tuoi dormono?" Gian annuì "Le tue no invece." "Ci raccontate una storia?"
Gian guardò Alessia "Facciamo a gara a chi racconta la storia più triste?" Alessia sorrise "Allora inizio io." Gian si sedette su uno dei letti guardando l'amica che sorrise iniziando a raccontare: "Un giovane si era invaghito della figlia del conte che però lo dispezzava a causa delle sue umili origini. Il giovane preda dell'amore le disse che avrebbe fatto qualsiasi cosa per conquistarla, a quelle parole la contessa aveva sorriso e gli aveva comandato di portarle il cuore di sua madre come prova del suo amore convinta che il pretendente si sarebbe rifiutato di uccidere sua madre.
Ma il giovane uscì correndo dal palazzo della contessa ed arrivò a casa sua dove trovò sua madre, senza riflettere la uccise e le tolse il cuore palpitante dal petto, poi corse di nuovo fuori di casa, ma inciampò sulla soglia e cadde a terra perdendo la presa sul cuore della madre da cui uscì una voce che disse "Figlio mio, ti sei fatto male?"."
Una volta concluso il racconto Alessia fissò Gian che le sorrise alzandosi dal letto "Niente male, davvero. Ci sono rimasto male per il finale." commentò mentre le animate si radunavano attono alla coppia.
"Questa è la storia di un ragazzo, era un ragazzo come tanti altri, andava all'università, seguiva le lezioni, dava gli esami, un giorno scoprì che doveva dare il lettorato d'inglese." Inizò a Gian fissando fuori dalla finestra la neve che cadeva: "Come il suo solito arrivò in ritardo alla prima lezione ed era senza libro. In suo aiuto venne una ragazza dai capelli castani, nasino all'insù, minuta e magrolina che gli porse il libro e gli permise di fare le foto delle pagine necessarie per seguire.
Il ragazzo fin da piccolo si era divertito a contemplare il mondo e i suoi abitanti, viviamo in un mondo dove dopo un po' che lo osservi sai perfettamente riconoscere alcuni profili standard e sviluppi una sorta di scanner, ma con lei fu diverso perché non rispecchiava nessun canone.
Era un "Anomalia" come lui, lo testimoniava il fatto che avesse una copertura impermeabile giallo/verde fluo, scarponicini da montagna e in seguito come scoprì, un coltellino muliuso, caratteristica peculiare di coloro che hanno fatto gli scout.
Si chiamava Cecilia. Non si erano mai avvicinati molto a livello fisico, a separarli c'erano sempre 50 centimetri o 10 in classe ma nessuno dei due cercava il contatto fisico con l'altra, e cosa particolare entrambi amavano giocare a scacchi con le parole.
Quando scoprì del suo compleanno, fece in modo di organizzargli una piccola festa prima del lettorato. Ma anche in quel caso sempre 50 centimetri restavano presenti.
Durante l'estate si sentirono ogni tanto, si davano consigli sanitari o consigli e riflessioni personali su un dato argomento. Più di una volta pensò di lanciarsi, di dirle che cosa provava, ma poi non le disse nulla, come sempre era bloccato sul trampolino, vedeva chiaramente la piscina sotto di se, ma aveva paura di buttarsi e per questo attese.
S'incontrarono di nuovo quando entrambi erano al terzo anno. Si vedevano di sfuggita, ogni tanto, si chattavano su Whatsapp poi il giorno in cui finte ragnatele e zucche decorate riempiono le vetrine i due s'incontrarono in mensa.
Parlarono di tante cose, poi lei gli disse che aveva deciso di fare il salto, aveva deciso di buttarsi nella grande piscina delle relazioni e lui incassò bene, ormai c'era abituato e sapeva come fingere di star bene. Decise di concentrarsi su altro anche se le raccontò delle sue paure, le disse di alcuni demoni che lo affliggevano e lei gli seppe dare dei consigli.
Poi le chiese dei consigli su una ragazza con cui sarebbe dovuto uscire, lei lo accompagno di fronte alla sua aula e lui le sorrise "Ci senitamo presto." Cecilia annuì "E stai tranquillo." Il ragazzo la fissò negli occhi, quegli occhi così ipnotici che avrebbe fissato tutto il giorno, le sorrise, poi annuì "Va bene, ti dico come va mercoledì." poi si volse ed entrò nell'edificio. Mentre un peso sullo stomaco e sul petto si faceva sentire.""Ma finisce così?" domandò Giulia mettendosi seduta "Purtroppo non lo posso sapere, sapete, l'amore è una cosa difficile e complicata, e questo il ragazzo lo sapeva bene, ogni giorno combatteva per legare i suoi sentimenti dietro schemi, regole e ideali, perché quando li lasciava liberi facevano solo danni." Alessia fissò l'amico mentre sistemava il sacco a pelo di Lucia "Ma i due ragazzi si sentiranno ancora?" Gian annuì "Si, il ragazzo ha imparato che un'amicizia è più importante ed per questo che per l'amicizia di lei, lui starà in silenzio." Lucia lo fissò "Ma perché starà in silenzio? Non sarebbe più bello se si dichiarasse?" Gian alzò le spalle "Per il bene del prossimo a volte si deve fare un passo indietro." Alessia strinse le labbra mentre Lucia continuò "E tu hai mai dovuto fare un passo indetro?" Gian annuì "Si, ma questa è una storia che ti racconterò un'altra volta." Lucia gli sorrise "Posso dirti una cosa?" Gian si chinò verso di lei "Sono sicura che un giorno riuscirai a stare a 0 centimetri da una ragazza." commentò prima di allontanarsi "Ora ragazze dormite." Commentò Alessia "Buona notte." esclamò Gian.
I passi degli scarponi di Gian erano l'unico suono presente nel corridoio "Comunque noi stiamo a meno di 50 centimetri." commentò Alessia fissando la neve nel cortile "Ma con te è diverso." Alessia sorrise "Lo so." poi appoggiò la testa sulla sua spalla "Ti dispiace se restiamo così." Gian non disse nulla limitandosi a guardare i fiocchi di neve che lentamente scendevano nel buio della notte.
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Random - L'ordinario in mini racconti
Short StoryNella monotonia della nostra routine siamo sempre di corsa, tendiamo a vedere le cose da una sola prospettiva, crediamo che esista un solo modo di vedere le cose. Ma siamo realmente sicuri che ciò che vediamo sia solo quello che i nostri occhi e la...