Esplorando

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Se c'era una cosa che Gianni adorava fin da piccolo era esplorare posti sconosciuti e/o proibiti, una delle cose che faceva ogni volta che andava in un posto nuovo, aveva iniziato agli scout e quella passione gli era rimasta per tutta la vita.

Quel giorno però era più teso del solito, non per i vetri delle finestre sotto le sue scarpe da ginnastica, non per le ragnatele in cui incappava, non per essere entrato senza il suo zaino in cui era presente tutto il materiale per sopravvivere a un apocalisse. Era teso perché quella volta non era con i suoi migliori amici, era con Alessia, Giulia e Veronica.
Giulia era una ragazzina magra, indossava degli shorts di jeans e una camica canottiera blu, capelli castani, Veronica aveva i capelli colorati, biondi alla fine, castani vicino all'attaccatura, indossava una canotta gialla e dei pantaloncini della tuta adidas.
Le tre ragazze l'avevano trovato mentre stava entrano dentro a quel vecchio edificio attraverso una finestra, non aveva nemmeno provato a nascondersi, come avrebbe potuto, indossava una maglietta arancione colore che faceva contrasto con il grigio del palazzo, si erano avvicinate, curiose le prime due, chiaramente innervosita la terza. 
"Che cosa stai facendo?" avevano chiesto Giulia fissandolo incuriosita, mentre Alessia lo fulminava con lo sguardo, quel giorno indossava una maglia bianca e dei leggins a mezza gamba neri, aveva gli occhi arrossati e indossava una mascherina per cercare di proteggersi dal polline.  Si era sentito come un cervo illuminato dai fari  in una strada di montagna, in trappola, sapeva che non avrebbe potuto mentire, erano le sue animate, aveva insegnato loro come riconoscere quando una persona mentiva. 
Aveva guardato Alessia negli occhi ma l'amica gli aveva mandato un messaggio chiaro e univoco "Ti sei cacciato in questo casino da solo, ora devi cavartela." aveva fatto una rapida analisi delle possibilità:

1) Fingere che un pallone si fosse infilato dentro e lui lo stava recuperando
2) Inventarsi di aver visto un animato infilarsi all'interno e passare per l'animatore responabile
3) Scappare via 

Scartò tutte le opzioni perché una nuova idea gli era balenata nella testa.

"Volete venire con me?" le due ragazzine avevano annuito entusiaste mentre Alessia l'aveva guardato come se avesse perso il senno.

 Gian non aveva pensato in maniera lucida, voleva solo togliersi da quella brutta situazione in cui era rimasto invischiato. Quando però le aveva viste scavalcare il davanzale ed entrare nella casa si era pentito subito delle parole precedentemente fatte, non erano maggiorenni, non erano suoi coetanei, non erano ragazzi con cui aveva passato una vita e mille esperienze.

Erano sue animate, ragazzine minorenni che gli avevano affidato e lui cosa stava facendo? Le stava portando dentro una ex-scuola di formazione in stato di abbandono presente in quella struttura che apparteneva alla congregazione della sua parrocchia. 
Ringraziò il cielo visto che aveva già fatto un giro all'interno prima con un animatore e si ricordava quali zone fossero adatte per le due ragazzine e quali no "Staremo solo nelle zone in marmo, non entreremo in nessuna stanza con il pavimento di legno, camminerò sempre per primo." si disse avanzando cauto evitando volutamente di fissare Alessia alle sue spalle.
Appena svoltato un angolo appena giuti ai piedi di una scalinata, le due ragazzine lanciarono un urlo strozzato, istintivamente mise la mano dove teneva di solito agganciato il suo marsupio tattico verde oliva, con all'interno oltre al kit medico aveva anche un coltellino svizzero, seguì lo sguardo delle ragazze e vide che erano rimaste sorprese da una statua in marmo bianco presente alla fine della prima rampa di gradini.
L'opera raffigurava Gesù con il braccio destro teso e due dita della mano nell'atto di benedire, con un agnello sulle spalle. Si ergeva di fronte a una parete spoglia e impolverata su cui si poteva ancora riconscere il punto in cui erano stati appesi dei quadri. 
Salirono la scalinata con circospezione arrivando al primo piano dell'edificio, si trovarono in un ampio corridoio con piastrelle nere e bianche, avanzarono lentamente fino a quando una voce lo fece sobbalzare "Hey venite a vedere." Disse Giulia, Gian si volse vedendo la ragazzina  sparire oltre una porta, si maledisse mentalmente, erano troppo curiose ed imprevedibili.
Una volta superato l'ingresso della sala i quattro si trovarono in quello che una volta era un salone da ballo, il parquet di legno era impolverato, in alcuni punti rovinato, la luce che filtrava dalle imposte rotte a causa dell'incuria e degli agenti atmosferici rendevano quasi l'atmosfera sospesa "Padre Giorgio ha detto questo posto una volta era un castello, si intuisce dal pavimento in marmo e dalla scalinata." mormorò Alessia, lui ignorò l'amica e si diresse verso una scala di metallo a chiocciola che conduceva verso la cantoria, la zona rialzata  in cui di solito prendeva posto l'orchestra e il coro, saggiò la tenuta della scala dandoci due forti strattoni e salì lentamente i gradini.
Arrivato in cima si guardò attorno fino a raggiungere il parapetto che dava sulla sala "Wow, che bello." Disse Giulia "Non sono mai salita in uno di questi posti." commentò Veronica con il telefono in mano. 
Gian si sporse e vide i capelli biondi di Alessia, la ragazza lo fissava con le braccia incrociate "Sai che di solito chi resta solo muore per primo negli horror?" fece  "Se per questo anche chi è scuro di pelle è il primo a morire." Rispose la bionda alzando gli occhi al cielo, il ragazzo sogghignò e scese giù dalla scala a chiocciola raggiungendola al centro del salone.
Una volta scese anche le ragazze ripresero a camminare fino quando la voce di Veronica li fermò "Questo è inquietante." si volsero tutti e tre e notarono la ragazzina ferma mentre fissava una stanza, affaciandosi vide che da una trave di metallo c'erano tre cavi neri che pendevano sospesi "Sono le guaine dei fili elettrici." disse lui "Si ma sono inquietanti non è vero?" il ragazzo scosse il capo "No, non troppo insomma."  
Ripresero a camminare fino a quando non si trovarono di fronte a una camera buia "Io li non entro." disse Giulia, invece Gian accese la torcia del telefono ed entrò nel locale "Se vuoi aspettaci fuori." rispose senza voltarsi indietro "Questo è un ricatto."  "Veramente è una proposta, non ti sto dicendo "se non vieni con noi resti ferma qui da sola al buio"." rispose arrivando fino a una nuova scala "Su o giù?" chiese rivolto alla comitiva "SU." risposero in coro "Come mai il pavimento è bagnato?" chiese Veronica "Non chiedere se non vuoi sapere." Dopo una svolta si presentò di fronte a loro una porta a vetri "Chi apre?" chiese Gian fissando intensamente Alessia che scosse il capo "Suggerisco di tornare indietro, tu che ne dici?""Va bene." si volsero e scesero le scale fino a quando non raggiunsero  di nuovo le scale in marmo.
Gian era appena sceso la prima rampa di scale quando la voce di Veronica lo fermò "Dov'é Alessia?" a quelle parole il Gian si volse e vide che in effetti era sparita.
Risalì rapido le scale, facendo attenzione a dove metteva i piedi cercado una traccia, un impronta, ma niente che gli facesse capire dove fosse Alessia.

Raccolse da terra un vaso con dentro una pianta morta, poi la posò e afferrò un appendino di legno, superò guardingo la porta, conoscendola lo avrebbe potuto assalire alle spalle, decise di giocare d'astuzia superò rapido la soglia piombando con un salto nel salone trovandolo vuoto, voltandosi vide la maglia viola di Alessia visibile da dietro l'anta dell'ingresso, sorrise ma non disse nulla fecendo cenno alle due di entrare che appena varcata la soglia furono assalita alle spalle da Alessia "Dovevate vedere le vostre facce." commentò con le lacrime agli occhi Gian vedendole saltare per la paura.
Le riaccompagnarono alla finestra e una volta lì superarono il davanzale "Ora andate e non dite a nessuno dove siete andati, se lo sa il parroco siamo fritti." le ammonì mentre Alessia si sistemava la maglia "Non sono sporca vero?" chiese dandogli le spalle "No, tranquilla." l'assicurò guardando le ragazzine che si allontanavano verso il campo da calcio "Sono indecisa se tirarti un pugno o meno." disse guardandolo incazzata  "Non le ho mica portate in un posto pericoloso." Come risposta ottene uno sgambetto che lo tirò giù "Certo, portiamo in esplorazione due animate oltre alla tua migliore amica." sibilò mettendogli un ginocchio sul petto Gian la fissò negli occhi "Per caso sei gelosa?" Alessia scosse il capo "No, certo era una cosa che facevamo solo io e te, negli ultimi anni, ma se durante quest'esplorazione si fosse fatto male qualcuno? Tutt'altra storia, non credi? Sarebbe stata colpa tua perché non avevi nemmeno con te lo zaino! E se ti fossi fatto male tu... mi sarei sentita in colpa io." commentò "Gian, la prossima volta, che esplori un posto, primo me lo dici e secondo facciamo in modo che non ci becchino le animate ok?" Gian rimase serio per un momento poi le sorrise "Ti preoccupi per me?" Alessia si tolse dal suo petto senza rispondere "Sono una parte così importante di te?" domandò alzandosi e togliendosi la polvere di dosso "Devo anche risponderti." chiese dandogli le spalle "No, credo di no." "Hai portato quello ti ho scritto stamattina?" lui annuì "Sono dentro al mio zaino, Dario ha trovato una pompa, Oscar e Damiano stanno riempiendo le bacinelle e i secchi, facciamo radunare i ragazzi per una foto e dopo mentre sono ancora tutti radunati li innaffiamo." Alessia aggrottò le sopracciglia "Siete spietati." lui annuì "Ti stai tirando indetro? Se è così do il fucile ad acqua a qualcun altro." gli occhi di Alessia si assottigliarono "Non ho detto questo."Gian sorrise "Lo so, non ti faresti mai sfuggire l'occasione di innaffiare i nani." Alessia annuì "Andiamo sarà divertente. "

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