Sentiero

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Gian fissò il cielo sopra di lui, la sera stava calando, udì prima il rumore di passi, poi il verso di una civetta, s'alzò su un ginocchio e sorrise "Buona sera mia Mentore." l'aria parve tremolare poi apparve di fronte a lui una donna dai capelli biondi e gli occhi verdi con indosso con dei jeans e una camicetta bianca "Divina Atena." "Che cosa ci fai qui?" chiese guardandosi attorno "Ho lasciato un momento la casa dove faccio il ritiro parrocchiale, ho deciso di prendermi del tempo per me, per riflettere." rispose Gian sistemandosi i capelli "Questo periodo è stato difficile non è vero?" Esclamò sistemandosi seduta vicino a lui "Ci sono persone che entrano nella nostra vita e ci lasciano qualcosa, lei mi ha lasciato molto più di qualcosa, io ho sbagliato a fare affidamento su una sola persona, perché l'unica persona su cui posso fare affidamento sono io. Certo ho i miei amici, i miei familiari pronti ad afferrarmi se cado, ma non devo andare a cercare i rovi per forza sapendo di poter contare su di loro, devo essere in grado di camminare sul mio sentiero anche da solo,   essere soli non è così male, impari a stare con te stesso e a capire chi sei e farcela da solo ed impari anche chi merita il tuo tempo per davvero." Esclamò Gian fissandola, Atena annuì "Ho pensato ad un nuovo metodo." Atena lo fissò "Posso ricordati che a volte la logica non serve a molto." Gian annuì "Le emozioni sono un danno se non sono controllate, ma essistono." mormorò "Tieni ancora i polsini?" domandò Atena "Dipende, quando esco di casa si, li tolgo quando mi sento in un posto sicuro o quando mi sento al sicuro con una persona, altrimenti li tengo." poi sorrise "Sono un deterrente, ma questo deterennete non deve impedirmi di andare avanti."

Poi fissò Atena "Sai,  un mese e mezzo fa, mi sono buttato dal trampolino, sono atterrato in una piscina la cui acqua mi ha portato a fondo, o forse non era l'acqua, ero io, indossavo troppa roba troppi pesi che mi sono portato addosso e che mi stavano facendo affondare, troppe paure che mi hanno impedito di nuotare e di godermi il salto. Per questo motivo ho deciso una nuova strategia per questa parte della mia vita." Atena lo osservò "Ti ascolto." "Il nuovo metodo è "Me frega 'n cazzo" non mi interesso più di tutti, smetto di cercare la gente, se vogliono mi cercano loro altrimenti sticazzi, evidentemente non sono abbastanza importante per loro, io non ci perdo, grazie per il tempo passato con me, farò tesoro di ciò che mi hai dato addio. Ha bisogno? Okay, ma mi cerchi tu, io non faccio da balia a nessuno, mi va benissimo così, non mi vuoi nella tua vita? Va bene, scelta tua, ne prendo atto io non farò nulla per restarci. Io vado avanti lo stesso." quel suo ragionamento fece venire il silenzio nella conversazione. 

Temendo di averla offesa Gian sia affrettò ad aggiungere "Ovviamente è riferito a chi non ritengo importante per me, ci sarò semrpe per chi merita il mio tempo o per coloro che so che ci saranno anche se distanti e lontani ma comunque ancora miei amici." la dea della saggezza rimase in silenzio e Gian temette per la propria incolumità, poi sorrise "Sembra una cosa facile, ma sei umano Gian, questo discorso non tiene conto della parte emotiva della situazione, è tutta razionalità. Molto facile da dire, ma molto meno facile da applicare." Gian annuì "Lo so, ma mi sono reso conto che ce la posso fare, certo però che nessun'uomo è un isola, quando sono caduto ed ho iniziato a scendere a fondo, si sono immerse altre persone per recuperarmi, mi hanno liberato dalle catene, dai pesi e illuminato l'ambiente attorno a me mostrandomi quanto fossi ancora distante dal fondo, mi hanno dato un giubbotto di salvataggio ma stava a me tirare la cordicella con cui attivarlo per cui risalire verso la superficie." Atena sorrise "E l'hai fatto?" "Ho tirato la cordicella, ma la risalita sarò lunga ma non mi lascerò affogare." Poi fissò la mentore "Posso chiederti una cosa?" Atena sorrise "Ti ascolto." "Come mai mi sei apparsa la prima volta?" Atena sorrise "Forse perché sono innamorata di quelli che la gente definisce "sfigati". Quelli su cui non punteresti mai una scommessa, almeno che tu non voglia perderla. Ho un debole per i deboli, per gli eterni insoddisfatti, per quelli che quando li vedi non ti sembrano felici, ma veri, constatemente accompagnati da quella malinconia tipica di chi riflette sulla vita. Ho un debole per chi si guarda attorno e non vede una sola persona che gli somigli, per chi prova disagio, per chi si sente solo, per chi scappa dai discorsi vuoti della gente, per chi proteggere la propria anima senza lasciarsi imprimere il marchio della banalità. Provo tenerezza per chi è così buono da lasciarsi fregare, per chi si sente schiacciato dai ritmi del mondo e incapace di prenderne parte, per chi soffre. Ho un debole per quella parte di società danneggiata, persa, disillusa, ferita." poi lo osservò "Ti ho visto quando una sera, fissando il cielo nonostante fossi stato ferito hai detto "Ci proverò per l'ultima volta", anche se poi non è mai l'ultima." detto questo gli diede un bacio sulla fronte "Sei un bravo ragazzo e sono fiera di te Gian." mormorò "Ti ricordi cosa ti disse Ginevra una volta?" Gian la fissò "Mi ha detto tante cose..." Atena sorrise assumendo la forma dell'amica "Ho detto di odiare l'amore e la persona che in questo momento mi ha detto più o meno scherzosamente che odiare è una forma d'amore. Detesto la poca prevedibilità, il fatto di barcollare sempre nel buio e di non conoscere ciò che provo, eppure eccomi.Non puoi cambiare ciò che hai provato in passato, non lo puoi fare. Ma puoi migliorare il tuo futuro andando a tentoni per non prendere una trona pazzesca la prossima volta che sbatterai.Nel caso tu cada giù da un burrone, tranquillo, in fondo ci siamo io e pochi altri che ti faremo una mano." concluse tornando ad essere Atena. 

"Ora torna dentro, è meglio se ti riposi, è stata una giornata lunga e tu hai bisogno di dormire." commentò "E se la sognassi?" Atena sorrise "So che ti succede, ma i sogni, restano tali e tu adesso, dormi." rispose colpendolo con l'indice sulla fronte.

Gian si risveglio di soprassalto "Atena..." esclamò guardandosi attorno, gli altri animatori dormivano nei sacchi a pelo, osservò la luce della luna che filtrava timidamente dagli scuri della finestra. Nel silenzio della notte udì il bubolio di una civetta e sorrise "Buona notte, mia mentore." commentò tornando a coricarsi mentre con un frullio d'ali il volatile lasciò la cima dell'albero, sparendo nel buio della notte. 


NDA: si, i gufi bubolano


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