Ti terrò la mano

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"Gian, sono stanca..." esclamò Nina, Gian la fissò inarcando un sopracciglio, in quel momento stava trasportando, la sacca dei braccioli e tre asciugamani. 

Le sorrise "Coraggio, dobbiamo andare a mangiare." Mormorò stringeodle la manina "Mi porti in braccio?" A quella richiesta scosse vigorosamente il capo "Non posso portarti in braccio..." Nina lo fissò "Come mai?" "Perché sei grande." esclamò Gian con un sospiro.

"Gian, io diventerò grande?" fece Nina mentre camminavano sulla passerella "Si cucciola." "E com'è diventare grandi?" esclamò Nina, quella domanda, esplose come una fucilata, Gian fissò la colonna di bimbi di fronte a loro "Cresceranno prima che tu possa rendertene conto." disse una voce "Atena?" mormorò Gian mentre tutto il mondo parve rallentare, la sua Mentore dagli occhi glauchi apparve da dietro un cespuglio della macchia mediterranea "Ciao Gian, come stai? Non ci vediamo da due mesi ormai." "Vorrei inchinarmi, ma non riesco a farlo." "Non serve. Come stai?" Gian si fermò un momento "Bhe, sto bene, posso dire che sono felice, ho lasciato a Torino molte preoccupazioni che però stanno svanendo e sto scoprendo nuove cose di me sono cambiate tante cose in me, ho imparato a lasciare che certi ricordi restino solo ricordi, che le voci siano libere di girare l'importante è che chi mi vuole bene sappia la verità. Ho imparato a gestire la rabbia, a rapportarmi con gli altri in maniera più gentile, come esprimermi senza dover per forza essere volgare o altro. Ho imparato ad usare la testa, ma anche il cuore, ho imparato come gestire il mio tempo, con gli altri e con me stesso." esclamò con un sorriso.

Atena lo osservò "Lo vedo, lo sento che sei cambiato." poi guardò la bambina "Nina giusto? La tua pupilla?" Gian scosse il capo "Gli animatori non hanno dei bambini preferiti." Atena sorrise "Ma certo." poi gli sorrise "Sai, crescerà prima che tu te ne possa rendere conto." Gian la fissò "Mia signora? La bambina non è mia." Atena annuì "Lo so, come non lo sono le tue animate, come non lo è Merida, ma quando tornerai le troverai diverse da come le hai lasciate. Anche tu sei cambiato. Ma non te ne sei reso conto." Poi mosse la mano e furono avvolti dalla nebbia "Tutti pensano alle prime volte, il primo passo, la prima pappa, la prima caduta. Ma pochi pensano all'ultima volta." mormorò mettendosi vicino a lui "Un giorno, è stata l'ultima volta in cui tuo padre ti ha preso in braccio quando ti eri addormentato in macchina, l'ultima volta in cui hai creduto a Babbo Natale, l'ultima volta in cui hai tenuto la mano ai tuoi genitori per attraversare la strada, l'ultima volta in cui ti hanno preso sulle spalle. Un giorno sei sceso per l'ultima volta dallo scivolo. Sei entrato in acqua con i braccioli e un giorno ti sei trovato da solo a fare i compiti." Esclamò Atena "E adesso ti chiedo Gian, com'è essere grandi?" Gian sorrise "Un giorno ti rendi conto che crescere è una grande battaglia. Devi combattere contro demoni che non conoscevi, il tuo cartone preferito, resta il tuo preferito, ma ti rendi conto che ora ti trasmette dei messaggi diversi da quelli che vedevi da bambino, conosci l'amore, le cotte, i sentimenti, tutto un mondo nuovo. Diventare grandi significa affrontare sacrifici, affrontare le tue paure, i tuoi dolori, significa piangere fino allo sfinimento, voler urlare, voler mollare tutto. Ma diventare grande, significa anche che altri conteranno su di te, sarà difficile, ma dovrai farlo per chi ti sta accanto, significa riconoscere i tuoi errori e porvi rimedio.". 

Atena annuì "Bravo mio caro, sei cambiato sul serio."  poi fissò la bambina "Questo lavoro è un lavoro molto difficile. So che non lo fai per i soldi, e lo fai per passione, qui non sei un educatore come in parrocchia, ma ho visto i tuoi discorsi prima delle partite di calcio, le tue "lezioni" di etica ai bimbi quando si fa un gioco, i tuoi consigli, i tuoi silenzi con i tuoi colleghi, sei forte, ma "La grandezza non risiede nell'essere forti ma nel giusto uso che si fa della forza. È il più grande colui la cui forza trascina il maggior numero di cuori. È il più grande colui la cui forza trascina il maggior numero di cuori grazie al richiamo del proprio."." esclamò Atena poi gli sorrise "Ora devo andare, a presto mio caro.".

 La nebbia si dissolse e Gian sbatté gli occhi "Gian...ci stai mettendo troppo a rispondere." esclamò Nina, Gian la fissò "Si, tu crescerai, diventerai una grande ragazza, tra alti e bassi." "Ma mi terrai la mano quando tornerò qui in villaggio?" Gian le sorrise poi posò a terra il sacco dei gonfiabili e la prese in braccio "Ti terrò la mano quando le mie braccia saranno troppo stanche per sostenerti." esclamò, poi ripresero a camminare sulla passerella seguendo la colonna di bambini.

Random - L'ordinario in mini raccontiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora