Gian si sedette su una sedia, in silenzio, dalla scarpiera trasse fuori un sacchetto di plastica da cui trasse fuori spazzole, tubetti e alcuni contenitori di metallo.
Tolse con cura le stringhe dagli anfibi e lasciò che il cuoio fosse per un momento libero, lo spazzolò con cura togliendo i segni della polvere o delle intemperie, li calzava quasi ogni giorno, erano suoi compagni assieme alle scarpe antinfortunistiche ed agli scarponi da montagna, li indossava sempre, ma stavolta andavano lucidati.
Gli anfibi si lucidavano in occasioni speciali, cerimonie, cene o appuntamenti galanti.
Dopo averli spazzolati passò un solvente per rendere lucente la pelle, aveva imparato agli scout a preoccuparsi del proprio equipaggiamento personale perchè è vero l'abito non fa il monaco, ma un'uniforme in ordine risalta subito.
Si ricordava l'occhiataccia ricevuta da parte di una sua superiore quando si era presentato con l'uniforme sporca ad un evento celebrativo, ma a differenza sua lui era stato in servizio assieme alla squadra fino a poco prima ed il presidente di comitato si era complimentato pubblicamente con il loro caposquadra per essere comunque andati all'evento.
Per ultima cosa applicò il lucido da scarpe nero con dentro la cera d'api mise un pochino di gel nero sul panno e poi inizò a spalmare in cerchi concentrici il composto.
Tante volte aveva lucidato gli anfibi e suo zio si era lamentato per il suo essere troppo marziale ma chi gli voleva bene sapeva che dietro quella maschera c'era una persona ferita e a terra, ma succede sempre, un lutto colpisce sempre e fa danni.
Lucidò gli anfibi in silenzio e Silvana in videochiamata rimase lì con lui, era stata la prima ad essere informata di ciò che era avvenuto a Gian, non l'aveva forzato a parlare, si era solo preoccupata che stesse bene, cosa che, nonostante Gian si sforzasse di confermare era chiaro come il sole che stesse mentendo.
Fece lo stesso procedimento anche con l'altro anfibio, poi reinserì i lacci nei buchi e fece un sospiro profondo.
"Sono pronti per domani."
Mormorò osservandoli alla luce, erano tirati a lucido come se fossero nuovi.
"Sai, ho fatto questa cosa per tre occasioni molto tristi, vorrei che ci fossero motivazioni migliori per cui devo lucidare gli anfibi."
"Magari per quando ci vedremo io e te."
"Dipende, magari metto le scarpe da ginnastica visto che cammineremo tanto."
"Già."
"Grazie di esserci."
"Non devi ringraziarmi. Tu ci sei sempre per me, ora quello che ha bisogno di aiuto sei tu."
"Ma..."
"Gian, non devi tenerti tutto dentro, questo è un dolore bello forte, è giusto che tu pianga, grida se necessario e domani, dopo il funerale chiamami okay? Perché io sono qui sia nei momenti brutti, ma sopratutto nei momenti dolorosi."
"Mi sento ancora un pochino confuso e mi sembra di essere avvolto da una "scatola" di vetro, in cui tutto è sospeso. Si tratta di una sesazione strana, tutto è cristallizato, mi sembra di essere in acqua, sento i movimenti pesanti e goffi, vedo tutti che si muovono veloci e io mi sento bloccato."
Silvana sorrise comprensiva:
"Posso solo immaginare... rendi bene l'idea, però. Davvero bene... il tempo di muoversi arriverà, per ora se rimani lento e goffo va bene lo stesso, a meno che tu non debba stare in prima linea a occuparti di cose pratiche, ma non credo... non è il tuo momento, adesso. Lascia che le cose scorrano come viene, a poco a poco tornerai a "velocità normale". Se lo fai adesso, ti fai solo del danno. Te lo dico da amica e da fidanzata, prenditi del tempo per te."
Gian annuì poi le sorrise mandandole un bacio
"Vorrei che tu fossi qui con me."
"Io sono con te Gian."
"Non come vorrei."
"Le cose non vanno mai come vogliamo Gian, ma io ti starò accanto. Ora vai a dormire, domani sarà una giornata dura."
Gian annuì, le mandò un bacio e poi chiusero la chiamata, rimasto solo fissò gli anfibi un ultima volta:
"Quando muoio, ti prego, seppelliscimi qui! Con un fucile MA5 tra le mani! Non piangere per me, non versare un lacrima! Metti nella bara la tuta e le scarpe! Perché una mattina, ore zero zero cinque! Il terreno tremerà, il tuono romberà! Non avere paura neppure un momento! Sarà solo il mio fantasma per la corsa del mattino!"
"Che fai i discorsi da Rambo alle 22?"
Esclamò Merida apparendo
"No, stavo solo pensando."
"Gian, tua nonna non era un soldato."
"Infatti quel motto lo riservo per me."
"Okay, ora però ascoltami, va tutto bene okay? So che non sembra così, ma fidati, andrà tutto bene e sai perché? Perché non sei solo."
"Lo so piccola cara."
"Posso chiederti una cosa?"
"Sabato, coprimi le spalle."
"Okay, ma perché?"
"Perchè sono stufo delle condoglianze, non voglio che mi trattino in maniera diversa, non devono sapere che mia nonna è mancata, okay? Devono restare concentrati, lo dirò io quando sarà il momento."
"Ed ecco che ritorna il Gian altruista, che pensa solo agli altri. Sai cosa? Sticazzi di cosa pensano. Stai male punto."
"Ma..."
"Niente Ma o Se Gian, te lo dico, te lo dice la tua ragazza, te lo dicono tutti. Prenditi del tempo per te. Perché non puoi aiutare gli altri se non stai bene."
Gian le sorrise, poi la strinse a sé e Giulia sentì le spalle di Gian sussultare mentre la stringeva a sé piangendo.
"Sono qui Gian, siamo tutti qui con te."
Esclamò dolcemente la ragazzina.
"Ti coprirò le spalle, come tu hai sempre coperto le mie, Satiro."
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Random - L'ordinario in mini racconti
Short StoryNella monotonia della nostra routine siamo sempre di corsa, tendiamo a vedere le cose da una sola prospettiva, crediamo che esista un solo modo di vedere le cose. Ma siamo realmente sicuri che ciò che vediamo sia solo quello che i nostri occhi e la...