Strappo e cuciture

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Giulia fissò critica il lavoro di Gian: 

"Non è male, a parte che fa schifo." 

Constatò porgendogli di nuovo lo zaino: 

"Fa così tanto schifo?" 

"Non è che fa schifo, ne ho viste di cose schifose e questa però le supera." 

Gian le lanciò un occhiata in tralice facendo un respiro profondo: 

"Vabbè, almeno l'ho riparato." 

"Per così dire." 

"Ci ho messo una pezza." 

Giulia alzò un sopracciglio: 

"Sai che potrebbe rompere di nuovo?" 

"E quindi? Se accadrà potrò sempre ripararlo di nuovo." 

Giulia sorrise all'amico: "Che sia uno zaino o una persona tu cercerai sempre di metterci una pezza sopra. Sei fatto così, uno sciocco testardo che cerca sempre di porre rimedio ai mali del mondo, prendendoti sulle spalle le fatiche degli altri." 

"Bhe, lo sai, quando qualcosa si strappa si usano i punti per far tornare integro il tessuto, se un taglio è profondo si mettono i punti per saturare la ferita, e far guarire la ferita.

E cosa fai quando un rapporto si rompe? Come lo ripari?" 

Osservò Gian passando una mano sulla cucitura sentendo il ruvido del tessuto sotto i polpastrelli: 

"L'ho riparato perché con questo zaino ho fatto delle belle esperienze e mi dispiace che si sia rotto." 

Giulia si sistemò meglio di fianco a lui: 

"Vedi Gian, il tuo zaino è solo uno zaino, certo per te ha un significato importante ma le cose cambiano si usurano con il tempo, com'è giusto che sia." 

"Già, ma se non fossi capace di lasciar andare rapidamente le cose?"
Replicò Gian guardandola negli occhi.

Giulia sospirò: 

"Guarda quella cucitura, come una cicatrice resterà come monito e come ricordo, da un lato ti insegnerà che devi fare più attenzione alle tue cose, dall'altra parte ti ricorderà che prima di un altro zaino hai avuto quello. I ricordi sono belli perché sono ricordi, immagini fisse nel tempo, che certo non potranno più tornare ma chi ti dice che quei ricordi se rifatti non ti possano dare nuove emozioni?" 

"'Nessuno strappa un pezzo di stoffa da un vestito nuovo per metterlo su un vestito vecchio, altrimenti si trova con il vestito nuovo rovinato, mentre il pezzo preso dal vestito nuovo non si adatta al vestito vecchio. 37E nessuno mette del vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino li fa scoppiare: così il vino esce fuori e gli otri vanno perduti. 38Invece, per vino nuovo ci vogliono otri nuovi. 39Chi beve vino vecchio non vuole vino nuovo. Dice infatti: quello vecchio è migliore'." 

Citò Gian con un sorriso: 

"Esagerato citare il Vangelo per uno zaino ma capisco il senso per cui l'hai detto." Osservò Giulia

"Alla fine quello zaino è venuto con me per parte della mia vita è giunto il momento di iniziare una nuova avventura con un nuovo zaino conservando i ricordi fatti con quello." 

Poi fissò Giulia: 
"Comunque come si ripara un rapporto una volta che è strappato?"

"Non lo so, non si ripara forse, dipende da cosa vogliono fare i due che hanno strappato il rapporto, ma io sono convinta che, se uno tiene sul serio ad una persona, a certe cose si può porre rimedio e non con ago e filo però si sono certa che lo strappo può esser riparato e il rapporto ricucito." 

"E secondo te funziona?" 

"Di sicuro funziona meglio rispetto alle tue doti da sarto." 

Esclamò Giulia sorridendo a Gian che la fissò male: 

"Ero di fretta."

"Raccontatela come vuoi Gian, fatto sta che il cucito per ora non è una delle tue doti migliori." 

Gian alzò gli occhi al cielo poi le sorrise:

"Vabbé, ho tutto il tempo d'imparare." 

Giulia annuì: "Si, penso di si." 

"Comunque grazie." 

Esclamò all'improvviso Gian:

"Per?"

"Per esserci. Sono contento che ci sei sempre. Niente numeri, solo noi." 

In risposta Gian ricevette un pugno sul braccio: 

"Questo per l'eccesso di dolcezza." 

Esclamò Giulia: 

"In realtà qualsiasi scusa è buona per mettermi le mani in faccia." 

Protestò Gian mentre Giulia rise: "Può essere però non confermerò né smentirò queste tue affermazioni." 

Gian le sorrise: "Lo so. Però sul serio, grazie." 

Giulia annuì di rimando: "Non ti preoccupare, ti copro le spalle." 

Gian la fissò furbo: "E se mi chino e  ho...."

Giulia strinse la mano a pugno: "Ne vuoi per forza un altro?" 

Gian alzò le spalle e le sorrise: "No dai, a posto così."

Poi le porse il telecomando: "Scegli tu cosa guardare alla televisione?" 

Giulia annuì: "Cosa ne pensi di un corso di cucito?"

Gian sospirò: "Continuerai a prendermi per il culo per sempre?"

Giulia rise: "Si ovvio, è questo il contratto che c'è tra noi." 

Gian in silenzio ammise che era vero, era quello il tacito accordo che avevano formulato sette anni prima e che ancora esisteva, magari con qualche toppa, qualche piccola cucitura e strappo ma saldo e forte come il primo giorno. 



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