"Come cucinare il pane Azzimo ricetta di Giallozafferano? Sul serio? Mi hai interrotto mentre guardavo "Rotture" per trovare questa ricetta?" disse Gian fissando nella penombra il volto di Giulia "Il telefono. Per favore." Giulia l'aveva ignorato "Farina tipo 00 e acqua fredda." mormorò alzandosi di scatto e scendendo le scale "Hey, dove vai? Il telefono." il suono dei passi fu l'unica cosa che udì.
"Perché vuole fare il pane azzimo alle 2 di notte?" si chiese soffocando un'imprecazione mentre scendeva le scale, in seguendola.
Gli anfibi produssero un rumore sordo nel corridoio sul pavimento del piano terra.
Dalla cucina, Dario s'affacciò "Hey, hai portato un aiutante?" Giulia sorrise "Sì, ho portato un aiutante." Gian si fece avanti "Ciao Dario, Giulia. Il mio telefono. Ora." Dario prese la sua testa sotto braccio "Oh andiamo, ormai sei qui, dacci una mano." commentò passandogli le nocche sulla testa. Gian si svincolò dalla presa fulminando "Dai lascialo perdere, starà meglio seduto vicino alla camerata maschile a guardare "Rotture" sul telefono." fece Giulia lanciandogli il telefono.
Lo prese al volo e guardò per un momento il corridoio. Alla sua sinistra c'erano le scale che conducevano alle camere, alla sua destra in fondo, dopo i bagni, c'era la porta d'ingresso.
I suoi occhi tornarono su Giulia "Cosa vuoi fare?" gli chiese con lo sguardo. Luca chiuse gli occhi e il telefono finì nella tasca posteriore dei pantaloni. Avrebbe fatto il pane azzimo.
La polvere su di una mensola gli fece fare un colpo di tosse, strizzò gli occhi e si mise una mano al petto. Giulia s'avvicinò "Stai bene?" "Sì" "Non mi sembra." "Ho detto che sto bene." rispose Luca sbattendo le mani sulla mensola.
Pulirono il tavolo, fecero due montagnette bianche con un buco al centro e versarono l'acqua.
Gian, lentamente, iniziò a lavorare l'impasto, quando s'attaccò alle sue dita, si pentì d'indossare ancora la sua felpa blu sporca di cenere.
Scacciò quel pensiero scrollando le spalle. Continuò a impastare godendosi il silenzio dell'ambiente.
Il pane azzimo era un alimento che si otteneva senza un lungo processo, gli Ebrei l'avevano mangiato quand'erano scappati dall'Egitto, Gesù l'aveva usato per la Prima Eucaristia, ricordava vagamente una piadina, un prodotto semplice, che gli aveva seccato la bocca la prima volta che l'aveva mangiato.
"Avrei dovuto chiamare Marta." sbatté l'impasto sul tavolo. "Gian, hai messo troppa acqua." Gli occhi luminosi di Giulia fissarono il suo impasto, ricordava lo Slime che usava da bambino.
"Aggiungo altra farina?" gli prese l'impasto e le loro mani si sfiorarono"No, faccio io." "Scusami." "Non devi scusarti. Siamo amici."
Dario tornò con una ciotola di plastica e dell'olio di semi "Direi di stendere domani l'impasto o avremo dei frisbee di pasta." "Sarebbe divertente." rispose Gian sciacquandosi le mani e asciugandole su un canovaccio mentre Giulia riponeva i due impasti nella ciotola e li copriva con della pellicola.
"Cosa facciamo adesso?" chiese Dario "Usciamo a prendere una boccata d'aria?" propose Giulia, a quelle parole Dario scosse il capo "Io vado dagli altri animatori, fa troppo freddo fuori." Gian annuì.
La nuvola di condensa uscì dalle sue labbra perdendosi nell'aria fredda della notte del 27 marzo, presto sarebbe cambiata l'ora.
"A che pensi?" chiese Giulia sedendosi "A niente." rispose secco Gian. "È da quando siamo partiti che ti osservo. Stai fingendo che vada tutto bene ma se nessuno ti guarda il tuo sorriso svanisce. Te lo chiedo di nuovo in maniera gentile. A che pensi?" Gian aggrottò le sopracciglia, lo conosceva troppo bene. Erano amici dalle elementari, erano diventati animatori assieme, Giulia faceva arti marziali, le piaceva mangiare e se fosse stata interrotta mentre leggeva avrebbe potuto commettere un omicidio.
"Vorrei scriverle." a quella frase seguì un lungo momento di silenzio che permise a Gian di sentire le fusa della caldaia.
"Ma che stai dicendo?" sbottò Giulia "Non sono il tipo da addii non detti, se uno vuole interrompere qualcosa deve dirmelo in faccia." Rispose Gian schiarendosi la voce "Sta con un altro, cosa può dirti? Ha fatto la sua scelta, tu devi fare la tua e non è scrivendole che starai meglio." Rispose Giulia giocando con una ciocca dei suoi capelli "Ma saremmo rimasti amici." "Non sarebbe stata una cosa buona, ne per te, e nemmeno per lei." a quelle parole la fronte di Gian si corrugò "Magari un giorno vi ritroverete e vi chiarirete. Probabilmente tra due o tre mesi tu sarai passato oltre e lei pure e se vorrete potrete riallacciare. Ma a pensare a tutti i sé e i ma ti farà solo male." esclamò Giulia.
Strinse il pugno e fissò il muro di fronte a se "Non ci provare." esclamò Giulia leggendo nei suoi pensieri "Non pensare che non ti conosca, sei serio, timido e tieni sempre tutto dentro. Con me, però, apriti. Non voglio perdere il sonno sapendo che stai male e non me lo dici." fece Giulia prendendogli la mano con le sue dita fredde:"Pensa al pane Azzimo è una cosa semplice, serve un pugno di farina e un po' d'acqua, non ha bisogno di lievitazione e può essere cotto subito. Però, se si mette troppa acqua o troppa poca farina l'impasto cambia. Se lo si cuoce in maniera sbagliata si brucia. Accettiamo l'amore che crediamo di meritare ma le cose buone richiedono tempo per formarsi."
"Non lo so, mi sembra di essere solo ed ho bisogno di essere di nuovo corazzato, una nuova armatura, impenetrabile, infrangibile e devo trovare nuovi schemi per reagire." Gli occhi di Giulia s'incupirono e gli strinse le dita facendolo sobbalzare "Lasciami essere la tua motivazione." esclamò, Gian spalancò gli occhi sorpreso "Se non riesci a trovare una motivazione per andare avanti fallo per me, per tutti quelli che sono accanto a te, Cecilia, Giorgia, Dario, Damian, Oscar, io. Noi staremo sempre al tuo fianco." Concluse Giulia con le guance leggermente arrossate ed evitando d'incrociare lo sguardo.
"Prima, in cucina, ho visto della cioccolata. Spuntino?" propose, lasciandogli le mani "Ma sono le tre" replicò Gian ancora turbato dall'ultima affermazione: "Metà tavoletta a testa?" "Va bene." s'alzò aprendo la porta con veemenza facendola sbattere contro il muro "Fai piano idiota o sveglierai tutti.".
Appena varcata la soglia nel buio del corridoio la voce di Gian la fermò "Giulia, perché?" il silenzio risuonò ancora più forte dopo quella domanda.
Incapace di trovare una risposta rimase immobile, fissando la luce che veniva dalla cucina.
"Giulia, perché?" ripeté, stavolta di fianco a lei, Gian.
"Perché sei un maledetto cretino e devi andare avanti, perché tu devi andare avanti, ma non facendo come fai sempre, devi prendere il respiro, guardare le tue ferite e poi rialzarti." mormorò sforzandosi di sembrare calma, incapace di trovare una risposta "Perché saremo noi la tua corazza Gian, noi, le persone che ti vogliono bene.".
L'ora sullo schermo del telefono cambiò, il tempo si riavvolse tornando indietro ma Gian andò avanti. "Giulia, io starò meglio." esclamò con voce roca Gian, Giulia sorrise mentre una lacrima solitaria appariva "Si, tu starai meglio." ripetè.
I loro passi diventarono un unico suono, le loro ombre svanirono mentre entravano nella cucina, lasciando il buio e freddo corridoio nel silenzio.
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Random - L'ordinario in mini racconti
Kısa HikayeNella monotonia della nostra routine siamo sempre di corsa, tendiamo a vedere le cose da una sola prospettiva, crediamo che esista un solo modo di vedere le cose. Ma siamo realmente sicuri che ciò che vediamo sia solo quello che i nostri occhi e la...